Macedonici, il nuovo fronte Haliano di Giuseppe Zaccaria

Macedonici, il nuovo fronte Haliano Macedonia, il nuovo fronte italiano Soldati dal Kosovo per disarmare i ribelli albanesi reportage Giuseppe Zaccaria inviato a SKOPJE PREPARIAMOCI a una nuo�va missione armata nei Bal�cani. Una missione più deli�cata di quelle che l'hanno prece�duta poiché non contiene solo l'elemento della pacificazione ma anche quello dell' «interposizio�ne», nonché l'arduo compito di disarmare i guerriglieri dell'Uck. Ieri mattina a Bruxelles Italia e Francia hanno forni�to alla Nato la «disponibUità» a trasferire truppe dal Kosovo alla Macedonia, da versante all'altro del un massiccio dello Sciara. Per noi si tratta di un'accetta�zione quasi scontata, con 8mila uomini il contigente italiano di stanza a Pec è il più numeroso fra quelli schierati nella regione. En�tro domani l'Alleanza risponderà formalmente alla richiesta invia�ta dal governo macedone e imme�diatamente dopo ordinerà a repar�ti della brigata «West» di varcare il confine. Comincia un'avventu�ra che s'immagina breve ma po�trebbe rivelarsi più complicata del previsto. Questa volta la Nato non ha intenzione di impelagarsi in un'al�tra missione senza fine, l'incursio�ne dei reparti italiani e francesi viene disegnata come iniziativa temporanea, eppure lo stato delle cose suggerisce cautela. I riostri uomini stanno per spostare repar�ti da una regione mai pacificata a un Paese che ormai vive la guerri�glia permanente, e dove le trattati�ve fra governo e partiti albanesi si trascinano senza sosta e senza risultati. Il «disarmo» pacifico della guer�riglia (sempre in grado di piazza�re depositi d'armi nei rifugi fra le montagne) dipende da accordi politici che conducano a un'amni�stia, e in questo momento l'accor�do sembra piuttosto lontano. Pro�prio ieri sera il leader del partito socialdemocratico macedone, Cernenkovski, ha definito «inaccettabili» le richieste dei partiti albane�si. Costoro avrebbero chiesto al governo di modificare la Costitu�zione fino a prevedere la figura di un vicepresidente albanese, non eletto ma designato dalla mino�ranza, che abbia anche diritto di veto sulle decisioni dell'esecuti�vo. Insomma, non è escluso il fatto che italiani e francesi calino in Macedonia per disarmare guerri�glieri che non gradiscono molto l'idea. Dalle desolate lande del Kosovo alla desolazione delle altuRolac re macedoni, il punto focale della crisi resta il medesimo: le frange della guerriglia kosovara che mu�tano teatro d'operazione scalan�do una montagna. Il massiccio dello Sciar é luogo su cui le frontiere sono state delimitate solo molto di recente, dopo un accordo fra il presidente serbo Kostunica e quello macedo�ne Trajkovski, ma dove non esi�stono armati in grado di farle rispettare. I giornali macedoni parlano da qualche giorno di un reparto del «Sas» le forze speciali britanni�che, già piazzato su quelle orride alture per segnalare spostamenti di truppe, e addirittura di ima «migrazione» di interi reparti guerriglieri verso altre montagne scoscese. Questa parte della Macedonia s'infila come un cuneo fra il confine kosovaro e quello albane�se. Dicono che l'Uck abbia da dire la sua anche sui risultati delle elezioni a Tirana. Comunque si voghano considerare simili infor�mazioni, è abbastanza ovvio che la poderosa macchina beUica del�la Nato si avvicina passo dopo passo al cuore del problema. Fra le montagne dello Sciar e quelle della Maledizione, che se�gnano i confini albanesi (in slavo si dice «Prokletje») nei secoli si sono infranti gli sforzi delle più potenti armate del mondo. Nean�che i turchi, quando conquistaro�no i Balcani, riuscirono a passare di là. Le armate di Hitler lasciaro�no i fascisti italiani il compito di trattare con i banditi locali. Ades�so la Nato dovrebbe stanare i guerriglieri sui versanti delle montagne fra Kosovo e Macedo�nia, e nello stesso tempo bloccare i loro movimenti tra i picchi dei massicci schipetari. Un'impresa da stambecchi, più che da soldati moderni. Ieri un lungo giro in auto intor�no a Skopje ha confermato quan�to la situazione si stia facendo complessa. La guerriglia non si attesta solo fra Tetovo e Kumanovo, le storiche roccaforti albanesi, ma anche in una miriade di villag�gi che dominano la valle del Vardar da colline boscose. Nono�stante una tregua più volte confer�mata, nelle ultime 48 ore si é sparato a Tetovo, Aracinovo (die�ci chilometri dalla città), Stajkovci, Slupcane, Matejce, Vejice. Un po' dappertutto, dicono le to e forze armate macedoni, si tratta di gruppi, poche decine di guerri�glieri che non trascmano con sé la popolazione albanese ma la tengo�no pohticamente in ostaggio. Se le stime macedoni sono esatte, l'in�tera forza guerrighera che sta precipitando la Macedonia nel caos non conta su più di 400 uomini. E in 5 mesi la combinazio�ne fra le loro sparatorie ed i contrattacchi dell'esercito hanno spinto più di 41 mila persone a rifugiarsi in Kosovo. Quanto alle possibilità di pace, due notizie di queste ore offrono prospettive non molto consolanti. La prima: il governo macedone ha ap�pena annuciato l'acquisto di otto aerei da guerra. Dai vecchi arsenali russi ed ucraini, che due mesi fa avevano già fornito elicotte�ri d'assalto, adesso emergo�no quattro caccia Mi-24 ed altret�tanti aerei appoggio Su-25. Vec�chi arnesi che comunque sulle alture faranno la loro parte, e soprattutto segnano il riarmo del�l'unica Repubblica ex jugoslava che avesse scelto uno sviluppo pacifico. Seconda notizia: mentre continuano i colloqui di pace, la Macedonia introduce una «tassa di guerra». Sarà imposta dal pri�mo di luglio e dovrebbe far incas�sare allo Stato l'equivalente di 70 miliardi di lire. Roma e Parigi hanno fornito la disponibilità a spostare uomini: una missione che si annuncia difficile

Persone citate: Ades, Hitler, Kostunica, Macedo, Trajkovski