Sangue infetto, il ministero dovrà pagare di Giacomo Galeazzi
Sangue infetto, il ministero dovrà pagare Sangue infetto, il ministero dovrà pagare «Mancarono i controlli», accolto il ricorso di351 contagiati Giacomo Galeazzi ROMA Sangue infetto, condannato lo Sta�to. Sono morti o si sono ammalati dopo aver assunto i cosiddetti far�maci «salvavita», gli emoderivati distribuiti gratuitamente dal mini�stero della Sanità. Ieri la sentenza del tribunale civile di Roma contro il dicastero, riconosciuto responsa�bile per le patologie contratte da centinaia di emofiliaci, nel periodo dall'83 al '91, che si erano rivolti alla magistratura perché facesse luce sulla vicenda. Dovranno essere risarcite, per danni biologici, patrimoniali e mo�rali, 351 persone tra ammalati di Aids, Hiv, epatite C e B ed eredi di familiari nel frattempo deceduti. D ministero della Sanità non avrebbe effettuato «controlli effettivi sulla sicurezza del plasma importato dal�l'estero ovvero del sangue raccolto senza controllo sulla qualità dei donatori, sui canali di approvvigio�namento (tramite case farmaceuti�che o ospedali), sulle modalità e sulle cautele concretamente segui�te nella preparazione dei prodotti». Nel processo nato dall'atto di citazione presentato da emofiliaci e parenti di malati deceduti, è que�sta la principale accusa mossa dal giudice della seconda sezione del Tribunale civile di Roma, Antonio Lamorgese. Nelle 46 pagine della sentenza, il giudice contesta al dica�stero della Sanità di aver emanato in ritardo provvedimenti, come l'at�tuazione del piano sangue, «con contenuti inadeguati e senza vigila�re sulla puntuale esecuzione degli stessi». Stigmatizzata anche l'imposta�zione seguita dalla Corte di appello di Roma che si era pronunciata su un'analoga vicenda e non aveva attribuito al ministero la responsa�bilità per le infezioni virali contrat�te prima che fossero acquisite, at�traverso i test immunologia, le conoscenze scientifiche sulle pato�logie. Questa impostazione, secon�do Lamorgese, ^presuppone che si sappia o sia possibile sapere quan�do il contagio è avvenuto, ossia quando il virus è entrato in contat�to con l'organismo infettandolo. Solo così, infatti, sarebbe possibile giudicare dell'eventuale responsa�bilità della pubblica amministrazio�ne, valutando se abbia o meno vigilato sulle strutture sanitarie incaricate di applicare quelle misu�re precauzionali che la scienza con�siglia per evitare o ridurre i rischi delle trasfusioni. In realtà i test per rilevare l'epatite B, C e l'Hiv non riescono ad accertare l'epoca del contagio, quindi non si può far riferimento a mezzi diagnostici che sono in grado soltanto di rivelare la presenza del virus nell'organismo al tempo in cui l'esame è stato effettuato. «In un passaggio fondamentale di questa sentenza spiega l'avvo�cato Mario Lana, presidente del�l'Unione forense per la tutela dei diritti deE'uomo si afferma che al dicastero non è contestata l'omis�sione normativa, cioè di aver omes�so provvedimenti in materia di emoderivati, ma di averli emessi in ritardo e soprattutto di non aver effettuato controlli effettivi sulla sicurezza del plasma importato dal�l'estero e sulle modalità di prepara�zione dei prodotti». Già il 30 aprile '80, di fronte ai gravissimi rischi di malattie infettive, il Consiglio d'Eu�ropa invitò gli Stati membri a realiz�zare l'autosufficienza nazionale e a tenere conto delle situazioni epide�miologiche nei paesi d'origine del sangue allo scopo di limitare il più possibile i pericoli potenziali per la salute che derivano dalla trasmis�sione di agenti infettivi. Il periodo in cui è avvenuto il maggior nume�ro di contagi è quello dall'84 al '90, con i ministri Degan, Donat-Cattin e De Lorenzo. «Nel giugno '83 puntualizza Lana il Consiglio d'Europa ci mise in guardia, inoltre, dall'utilizzare prodotti con fattori coagulanti rica�vati da grandi stock di plasma importato da paesi con popolazioni a rischio e da donatori remunerati. Nonostante tutte queste raccoman�dazioni, per varare il «piano san�gue», approvato nel '90, il Parla�mento itahano ha avuto bisogno di 23 anni. Oggi è importante che sia stata riconosciuta dal tribunale di Roma la responsabilità del ministe�ro della Sanità anche per le infezio�ni contratte prima che fossero ap�prontati i test diagnostici». Gli effetti di questa sentenza ricadranno positivamente pure sul primo giudizio tuttora pendente e che è in procinto di essere portato dinanzi alla Corte di Cassazione. Intanto gli emofiliaci si vedono riconosciuto il diritto all'integrale risarcimento (danno morale, biolo�gico, patrimoniale, vita di relazio�ne) come accade nel resto d'Euro�pa. Il periodo incriminato è tra il 1983 e il 1991 Saranno 351 I politrasfusi risarciti perché contagiati da sangue infetto
Persone citate: Antonio Lamorgese, De Lorenzo, Degan, Donat-cattin, Lamorgese, Mario Lana
Luoghi citati: Roma
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