SICILIA La frana della sinistra senza volto e senza voti

SICILIA La frana della sinistra senza volto e senza voti DOVE ALLE POLITICHE IL CENTRODESTRA HA FATTO L'EN PLEIN SICILIA La frana della sinistra senza volto e senza voti reportage Aldo Camillo inviato ad AVOLA NI QN solo esistono ancora le mezze stagioni e la destra e la sinistra, ma pure i braccianti di Avola. Rac�colgono sempre uva, mandorle pizzute e limoni nelle quattro varietà primofiore, bianchetto, verdello, maggio�lino. E si ritrova�no ancora, con l'aria di chi atten�de qualcosa o qualcuno, nel lo�ro quarto della piazza grande l'ultimo a venire ristorato dall'om�bra e nel loro bar, essendo gli altri tre settori occupati rispetti�vamente da com�mercianti, profes�sionisti e padro�ni. «Da Avola a Torino, da Battipagha a Reggio Z la lotta dura avanza i padroni avran la peggio» cantavano trent'anni fa i ra�gazzi dell'estre�ma sinistra, la fine è nota, nel bar dei braccianti il latte di mandorla è mighore però. 1 Ad'AIròlà la sinisti'a, la,' estre�ma la moderata la'democristia�na ha sùbito, il 13 maggiora più cocente delle 61 umiliazioni su 61 collegi siciliani. Per il patto di desistenza tra il Polo e Rauti, qui si è candidato e ha regolar�mente vinto sotto il siinbolo della Fiamma il missino Luigi Caruso, che è un awotàto di Pachino la città del pomodorino e non è un grande estimatore delle minoranze, delle differen�ze, della società multietnica. Cose di cui neanche ai braccian�ti, come ai lavoratori socialmen�te utili che ogni pomeriggio accendono roghi di immondizia sotto villa Niscemi residenza del sindaco che non c'è, importa molto; e anche per questo non votano ima sinistra che sull'iso-. la come altrove è parsa adeguar�si alla riduzione della politica ai diritti civili, quasi si vivesse tutti, braccianti e padroni, in una società pacificata di liberi e uguali. E' un'eclissi totale che sgomenta anche gli avversari, quella degli eredi di un Partito comunista che per vigore pote�va essere accostato a quello di Torino il partito dei leader e a quello di Napoh il partito degli eretici -, ma per forza di immagi�ni dolenti non aveva pari, Giro�lamo Li Causi ferito dal piombo di mafia sul palco del comizio, i contadini massacrati a Portella della Ginestra, la macchina di Pio La Torre bucata dai proietti�li, ma anche Bufalini giovane e fiero nel ritratto dipinto da Guttuso, Sciascia capohsta alle comunali di Palermo, Pompeo Colajanni «Barbato» (come Nico�la Barbato capo dei Fasci sicilia�ni) che entra in Torino al coman�do dei garibaldini della Val Po. «Al mio paese, Raffadali, il Pei aveva il 70 per cento e 26 consiglieri comunali su 30 racconta Totò Cuffaro, probabi�le presidente della Regione -. Ora il 70 per cento lo prendo io. Perché? Perché allora c'era Ce�sare Sessa che guidava l'occupa�zione delle terre. Adesso c'è Claudio Fava. Speriamo che re�sti a lungo». «No, la fine è cominciata prima lo corregge Emanuele Macaluso -, con l'arri�vo di Polena. Che azzerò la classe dirigente della sinistra, sostituendola con il nulla». Macaluso ha guidato la Cgil siciliana subito dopo la guerra, e il partito dal '58 al ^62, al posto di Bufalini. Poi toccò a La Torre. Ma alle regionali deL'67 La Torre perse due punti (dal 26'H) al 24). Fu convocato a Roma, fatto piangere da Luigi Longo mica da Polena -, degra�dato e sostituito ancora da Ma�caluso. A cui si strozza la voce nel parlare delle ceneri del partito: «Fava ha perso un terzo dei voti e l'intera identità. Come già Polena, ha rinunciato alle lotte politiche e sociali, si è appiatti�to su Orlando e sulle procure. Rendendo un pessimo servizio agli stessi magistrati, cui è stato affidato un ruolo che non gli compete, e un ottimo servizio alla mafia». Sergio D'Antoni gli imputa un'altra colpa: «Non ha difeso la prima giunta di sini�stra nella storia della SicUia, ha scelto l'opposizione per l'opposi�zione». Rephca di Fava: «Accu�sarmi di essere stato troppo amico dei giudici e troppo nemi�co dei democristiani è politica da fumetto». Fava è il volto più noto del�l'operazione tentata (e forse fal�lita) da Veltroni, fare dei Ds un partito che non fosse «più ex di nulla», ibridandolo con forze cattohche, laiche, ambientali�ste o semplicemente radicali. Cos�è accaduto quello che Fran�cesco Renda, l'intellettuale che il primo maggio '47 avrebbe dovuto parlare ai contadini a Portella è ora sta lavorando per Sellerie alla sua opera definiti�va, ima storia della Sicilia dalle origini ad oggi, considera «un unicum nella politica di tutti i tempi. Veltroni ha cioè nomina�to leader un giovane che non era neppure iscritto». Ancora Fava: «Non abbiamo perso per�ché ero senza tessera, ma per�ché i sicihani sentono la necessi�tà di un partito madre. In que�sto, e solo in questo. Forza Italia è l'erede della De: offre protezione a gente che ne ha un gran bisogno; perché abita case abusive, è pagata in nero, ha un lavoro precario». Poi è arrivato il riflusso giudiziario, «ma asso�luzioni fisiologiche non consen�tono alle forze della restaurazio�ne di riscrivere la storia», sostie�ne Fava. Che non crede all'im�magine dell'isola senza sinistra. anzi, «conosco tantissimi ragaz�zi che hanno sete di una sinistra fresca, forte, che non rinuncia�no a quella verità cui hanno diritto, che hanno voglia di ribellarsi, perché la Sicilia neha sua storia ha vissuto non una ma decine di primavere, e la primavera non arriva solo per merito di un sindaco più bravo degli altri». Neanche a una settimana dal voto Fava rinuncia alle sue valutazioni critiche su Orlando, che pure ovviamente appoggia. Orlando che «si è illuso con il suo 70 per cento di aver conqui�stato l'anima dei palermitani», che ha «scambiato la buona amministrazione con la buona politica». Ma alla fine la sola speranza di riscatto della sini�stra è affidata a un democristia�no, a questo personaggio straory dinario e odiamato da cui nep�pure gli avversari possono pre�scindere, a destra come a sini�stra, gli insulti di Martelli, le gelosie di Bianco, l'elegia e l'iro�nia dei concittadini sull'unico politico che si è impoverito, al punto da indurre il padre a donare i (cospicui) beni di fami�glia alle nipoti per impedirgh di fare altri debiti. La Sicilia eleg�ge per la prima volta diretta�mente il suo presidente, che qui è considerato una sorta di capo di Stato, anche perché la Regio�ne è il primo imprenditore e intermediatore finanziario, e l'occasione riporta Andrea Camilleri alla sua gioventù di comunista siciliano, perché «noi ce l'avevamo fatta, le ele�zioni le aveva vinte il Blocco del Dopolo, a Portella spararono sui Draccianti per impedirci di go�vernare». L'analisi di Camilleri è in sintonia con quella del suo amico Renda, il tagho delle radici, la perdita dei valori, in una notte dove è difficile distin�guere le zone grigie della sini�stra da quelle dei siciliani tutti. «Durante le sue tredici domina�zioni l'isola ha imparato a pren�dere il meglio del peggio ragio�na Camilleri -. Dopo l'Unità divenne terra di punizione per funzionari malfidati, che vi tro�vavano terreno fertilissimo do�ve mettere radici. Gli anni della De non hanno aiutato, hanno insegnato che vincono i furbi, gli abusivi sanati, i presunti mnocenti. Il cattivo esempio paga. La mafia non c'entra o c'entra poco, avrà influito in tre collegi su 61. Si è ricreato un clima antico di cui i siciliani sono prontissimi ad approfittare. Ma io non credo nel fallimen�to dei giudici. Chi l'ha detto che assoluzione sia sinonimo di falli�mento? Siamo sicuri che le pro�cure abbiano perseguito una sola parte? E le vittorie su Riina e Bagarella?». Ha perso la sini�stra, non la magistratura: «La sinistra ha fallito in zone meno impervie della Sicilia. Figuria�moci qui. Qui sono morti am�mazzati più sindacalisti che in qualsiasi altra regione d'Italia. Oggi non accade più. Ma cosa rappresenta oggi un sindacali�sta? C'è qualcuno in grado di capire i problemi dei poveri come faceva La Torre? Io non credo». «Il Pei di Palermo che ricordo io era un piccolo grande partito racconta Vincenzo Gallo, che da quando disegna vignette si chiama Vincine -. Un partito guidato da venti famiglie bor�ghesi, ma con alle spalle gli operai dei cantieri navali (diret�ti dal padre di Vincine, nda), gli edili, i contadini dell'interno. Il mio primo corteo fu un corteo del Pei contro la pena di morte negli Usa, Anni Sessanta. Il secondo, per la liberazione di Grimau, condannato a morte da Franco. Era un partito che face�va politica». Nel '69 come ades�so Vincine non stava dall'altra parte, ma da un'altra parte. Lotta continua. Critico allora del Pei «revisionista», critico ora di quel che ne resta. «Ma ho appena firmato un appello a votare per Orlando. Mi ha chia�mato un vecchio amico di Le, Giuseppe Barbera, e ho accetta�to. Voterei magari Micciché. Come potrei votare Cuffaro?». Anche Micciché ha un passato gauchiste, «pure lui in Lotta continua» dice Fava, «non è vero io in Le non l'ho mai visto» racconta Vincine. Beppino Im�pastato, quello dei Cento Passi, quello l'avevano visto tutti, an�che i mafiosi; e la madre Felicia, cugina di Badalamenti mandan�te dell'omicidio di suo fighe, racconta che in paese sono tor�nati a chiudere le porte al suo passaggio. La storia della sini�stra scomparsa è anche di que�sti irregolari, il cadavere di Mauro Rostagno nella polvere del balio di Lanzi, il corpo ischeletrito di Danilo Dolci nel suo letto di digiuno a Partinico. E i poveri Giuseppe Scibiha e Angelo Sigona, uccisi sulla stata�le 115 dai celerini accecati dal sole, o incitati da un parlamen�tare de leso nell'onore da una sosta al blocco stradale. Avola, 2 dicembre 1968. Avola è una Sicilia particolar�mente trattenuta e fiera, il ba�rocco si sgretola ma non fragoro�samente come a Noto, i mostri di pietra sotto i balconi fanno le smorfie ma non sguaiate come a Taormina; è scesa l'ombra an�che sul settore dei braccianti, gli uomini dissimulano un dolo�re paziente bevendo latte di mandorla, nell'attesa di qualco�sa o qualcuno che anche oggi non è venuto e forse non verrà, ma che non si può comunque fare a meno di attendere. Dopo l'umiliazione dei 13 maggio adesso l'unica speranza di riscatto è affidata a un ex democristiano Macaluso: la fine è incominciata con l'arrivo di Pietro Polena che azzerò la classe dirigente e la sostitu�col nulla Lo scrittore Andrea Camiller�In alto una scena del film «I cento passi» A sinistra il segretario regionale della Quercia Claudio Pava , 1K cnmM ii; poter atfn^ [liUUIIIL rlcorrt»*!!..' :'.''mnmmh od iGEio mu un* **.iw»-f tt t OkmJ** 193*. CGIL fe« CiSI, o la Ufi vmmmmiwtm&à* avviso in basso il coordinatore dei Ds Pietro Polena. Nella foto grande una riunione di braccianti nella sede della Cgil di Avola dopo i sanguinosi scontri del dicembre del '68