Le sette sorelle non sono suore

Le sette sorelle non sono suore Le sette sorelle non sono suore Si può chiedere alle compagnie petrolifere di non danneggiare il Terzo Mondo. Cercare di far fare loro del bene è un po' troppo A partire dalla fine del XVI secolo, �paesi europei trovarono il modo di estendere il proprio potere commerciale e politico nel mondo sen�za incorrere in oneri eccessivi. A titolo di contropartita dei monopoli commerciali loro concessi in determinate aree, le compagnie privilegiate erano infatti tenu�te ad istituirvi e a mantenere l'ordine. Il ruolo di queste compagnie, scomparse nel XIX secolo, fu particolarmente impor�tante in termini d�espansione dell'Impe�ro britannico, d�colonizzazione del Nord America e di conquista dell'India e dell'A�frica meridionale. I poteri di cui godevano erano immensi. Basti dire che, in base alla concessione governativa del 1621, la Compagnia olandese delle Indie occidentali aveva facoltà d�"stipulare contratti, obblighi e alleanze con princìpi e nativi del posto... e altres�di erigere forti e fortificazioni, di nominare e rimuovere governatori, mili�tari, ausiliari della giustizia e altri funzio�nari pubblici per la tutela dei luoghi, d�garantire ordine pubblico, polizia e giu�stizia". A questi poteri andarono tuttavia affiancandosi richieste sempre più pressanti d�un'assunzione di responsa�bilità morale. Per i missionari, infatti, le compagnie avevano il dovere di favorire il diffondersi del cristianesimo, mentre non pochi politici si aspettavano che agli scambi commerciali seguisse l'adesione ai valori politici del loro paese. I poteri della Compagnia delle Indie orientali, dichiarava lo statista e pensato�re inglese Edmund Burke, "sono emana�zione del potere supremo di questo re�gno... La responsabilità della Compagnia è accresciuta dalla grandez�za e dalla sacralità dei poteri che le sono stati concessi': Era giusto pertanto, con�cludeva lo statista, che il suo governato�re fosse tenuto a presentarsi d�fronte al�la "suprema giustìzia regale di questo re�gno" per rispondere del suo operato in India. A sorpresa, il concetto d�compagnia pri�vilegiata oggi tende a riemergere. In pri�ma linea sul fronte della globalizzazione economica, le compagnie transnaziona�li, che per anni hanno operato nei paesi in vìa d�sviluppo in assenza di controlli da parte dei deboli governi locali e, an�cora meno, della comunità intemaziona�le, sono al centro dell'attenzione dei nuo�vi missionari dell'era moderna, ovvero delle organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani e dell'ambiente. La tesi che il potere economico delle im�prese comporti responsabilità d�ordine politico e morale guadagna consensi anche in alcuni governi occidentali. /: Alle compagnie pe�trolifere grandi, altamente visibili e spesso attive in paesi retti da regimi autoritari in cui �diritti dell'uomo sono tutfaltro che tutelati s�chiede a gran voce d�promuovere riforme in cambio del privilegio di fare quattrini. Oltre ad operare nel rispetto del diritti umani e delle norme ambientali, esse do�vrebbero anche dare impulso al cambia�mento, sollecitando i governi che le ospitanoavarare le necessarie riforme. Prendiamo il caso della Shell che dal 1937 estrae petrolio dal delta nigeriano. Agli inizi, la società operava secondi i cri�teri tipici dell'epoca, senza tenere in gran conto l'impatto della sua attività sulla po�polazione locale o sull'ambiente e senza Anla Comdellevoleva odi p he agnia ndie cuparsi tica per questo incontrare particolari ostacoli una gestione, stando ad uno dei suoi unzionari, che s�uniformava al modello United Fruit", ovvero alla United Fruit Company, il colosso americano che per oltre mezzo secolo ha spadroneggiato n vasti settori dell'America centromeridìonale). D�questi tempi, una Shell peni�ente si sforza di venire in aiuto della po�polazione locale e di limitare il danno ambientale. Certo, i problemi sussistono e sono immani: esplosioni di gas (come effetti secondari delle trivellazioni), fre�quenti perdite di petrolio e miseria. Ciononostante, persino Human Rìghts Watch, organizzazione fortemente critca verso la Shell, prende atto che "le spese per lo sviluppo sostenute dalle compa�gnie petrolifere hanno anche portato scuole, ospedali e altre infrastrutture in regioni remote del paese che altrimenti sarebbero po�tute essere emargina�te dal governo nige�riano". Ciò non toglie che la compagnia con�tinui ad essere og�getto costante di esa�me e d�critiche da parte delle organizzazioni non governative. Le sue installazioni sono regolarmente sabotate da gruppi politicizzati; da gente del luogo che cer�ca di guadagnarsi da vìvere vendendo il petrolio rubato; da imprenditori locali che tentano di accrescere la domanda per �servizi di bonìfica che offrono. Quando il sabotaggio provoca incendi, e organizzazioni non governative ne at�tribuiscono la responsabilità alla compa�gnia. Lo stesso dicasi quando le forze ni�geriane utilizzate per proteggere le in�stallazioni violano i diritti umani. "''******''******.™ìS*~ Anche la Compagnia delle Indie voleva occuparsi di polìtica Marina Ottaway lavora alla Carnegie Endowment for International Peace, dove co-dirige Il progetto su democrazia e Stato di diritto. Traduzione di Elisabetta Rispoli

Persone citate: Carnegie, Edmund Burke, Elisabetta Rispoli, Marina Ottaway, Peace

Luoghi citati: America, India, Nord America