Nuovo ostacolo per l'Europa allargata di Enrico Singer

Nuovo ostacolo per l'Europa allargata Nuovo ostacolo per l'Europa allargata No dei paesi candidati al congelamento dell'immigrazione Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Dopo il «no» al Trattato di Nizza arrivato dal referendum irlande�se, un altro ostacolo si mette di traverso sulla strada dell'allar�gamento dell'Unione europea. E questa volta viene proprio dai Paesi candidati che, alla vigilia del vertice di Goeteborg in cui l'apertura ai nuovi Stati mem�bri sarà definita «un processo irreversibile», fanno sapere di non accettare ima delle condizio�ni poste dalla Uè al loro ingres�so. Tema dello scontro è la clausola che sospende per sette anni la libera circolazione dei lavoratori dei futuri Paesi del�l'Unione in quelli dell'attuale. E' una clausola, voluta con gran�de determinazione da Germania e Austria, per scongiurare il rischio di un'ondata di nuova immigrazione. Ma sta diventan�do un boomerang. Nell'ultima riunione plenaria a livello idei tecnici che stanno trattando a Bruxelles le regole dell'ingresso, soltanto Cipro e Repubblica Ceca hanno accetta�to la mediazione della Uè che, in contropartita, ha offerto ai futu�ri Stati membri un pari periodo di sospensione di un'altra delle «libertà» su cui si fonda l'Unio�ne: la libera circolazione dei capitali. Per sette anni, infatti, sarà vietato a società dei Quindi�ci di acquistare terre nei nuovi Paesi membri. Questa condizio�ne era stata chiesta dai candida�ti soprattutto dalla Polonia e dall'Ungheria poiché il prezzo delle loro terre è molto basso e il rischio di ima specie di «coloniz�zazione» è concreto. Da una parte la paura di essere invasi da manodopera a basso costo. Dall'altra quella di essere colonizzati dai grandi gruppi agroalimentari. Due ti�mori che potevano essere annul�lati dalla reciproca accettazione di un periodo transitorio che, nella proposta Uè, è stato fissa�to in cinque anni di blocco, più due lasciati all'iniziativa dei singoli Stati membri. L'accordo sembrava a portata di mano, ma al momento della verità è arriva�ta la valanga di «no». Particolar�mente deciso quello della Polo�nia, che aveva chiesto 17 anni di «moratoria» sull'acquisto delle terre e che è alla vigilia di una prova elettorale molto delicata. Particolarmente irritato quello dell'Estonia che non si conside�ra «terra di emigrazione» e non vuole sottostare a condizioni «pensate per altri». Il problema era previsto e, in parte, atteso. Probabilmente sa�rà anche risolto nelle prossime fasi della trattativa di adesione che è ancora lunga poiché l'obiettivo dell'allargamento è fissato per il 2004. Ma la grana è lo stesso imbarazzante dal mo�mento che a Goeteborg i Quindi�ci hanno in programma di formalizzare la condizione voluta da tedeschi e austriaci alla circola�zione dei lavoratori. E, una volta messa nero su bianco la regola, sarà difficile modificar�la. Non solo: il summit europeo si concluderà sabato sera con una cena alla (piale sono invita�ti tutti i.capi di Stato e di governo dèi paesi candidati e la rottura che^si è consumata a Bruxelles potrebbe rovinare la festa, già in parte sciupata dal referendum irlandese. Il ministro degli Esteri svede�se, Ann Lindh, ha fatto balenare ieri una nuova ipotesi di compro�messo basata sul principio della «flessibUità». In pratica, le limi�tazioni alla libera circolazione dei lavoratori potrebbero esse^ applicate soltanto dai paesi che Ilo vorranno, senza impegnare gli altri. La signora Lindh ha detto che Svezia e Olanda sono già d'accordo a non porre alcun limite. Ma questa «circolazione a diverse velocità» è ancora tutta da approfondire e potreb�be far nascere nuove contraddi�zioni. Si rafforza, invece, il fron�te dei sostenitori dell'allarga�mento tra i Quindici. Ieri all'Eu�roparlamento anche il capogrup�po di Forza Italia, Antonio Tajani, ha definito «una scelta dove�rosa e irreversibile» l'amplia�mento dell'Unione. In lista d'attesa per entrare nella Uè ci sono dodici Stati. Cipro e Malta, più dieci ex paesi Austria e Germania chiedono ai futuri membri il blòcco dell'emigrazione di mano d'opera per sette anni comunisti dell'Est europeo: Po�lonia, Ungheria, Repubblica Ce�ca, Slovacchia, Estonia, Lettoma, Lituania, Slovenia, Bulga�ria e Romania, Quelli che sono più avanti nella fase di avvicina�mento ai parametri che consen�tiranno l'ingresso sono, Cipro, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Estonia. Sono i sei Paesi del cosiddetto «primo gruppo» che potrebbero parteci�pare già alle elezioni europee del giugno 2004 come membri a pieno titolo della nuova Unione allargata. Del «secondo gruppo» fanno parte Malta, Lituania, Lettonia e Slovacchia. Più indie�tro sono Bulgaria e Romania che hanno delle economie ancora molto lontane dai livelli Uè. Un'immagine della firma del Trattato di Nizza

Persone citate: Antonio Taja, Lindh