Palazzo Chigi Catastrofi, profezie, argenti Parte la caccia alle stanze

Palazzo Chigi Catastrofi, profezie, argenti Parte la caccia alle stanze DEL GOVERNO FRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Palazzo Chigi Catastrofi, profezie, argenti Parte la caccia alle stanze il luogo Filippo Ceccarelij ROMA TRA Palazzo Grazioli, la residen�za berlusconiana di via del Ple�biscito, e Palazzo Chigi coirono in linea d'aria poco più di 200 metri. Ma il tratto di strada che poi real�mente collega questi due luoghi del�la nuova stagione politica si connota come un dedalo tra i più trafficati, intossicati e incasinati d'Italia. Per cui, fra i tanti consigli che utilmente si vanno indirizzando in questi giorni a Berlusconi, che non vivrà nella sede del governo, ci sarebbe pure quello, ogni mattina, di rispettare sia il traffico che l'ordi�naria confusione capitolina. Altri�menti, tra sgommate e sirene, è peggio. Quanto ai veleni, al di là delle emissioni nocive che sporcano case e chiese del centro storico. Palazzo Chigi ha già dato e ancora darà. Ieri Berlusconi è sceso in auto giù dal Quirinale, che come potenziali in�gorghi è una via rela tivamente tran�quilla. Ha varcato la fatidica soglia a piedi,.con aria jrave.Nelcortìe/^cos�vasto Aenella-Roma der'sette-óitò-' cento era quasi un'unità di misu�ra (c'è un popola�no del Belli die so�stiene essere Parigi «'na bicocca/ da en�tra in cortile de Palazzo Ghiggi»), c'erano i consue�ti lavori, con impalcature e il solito caotico fervore cerimoniale. C'erano anche soldati e una banda. Un ufficiale ha salutato sguainando la sciabola, poi è partita la marcia dell'esercito, che il Cav. è parso accogliere con qualche appagamen�to. Quindi è salito al primo piano, per il rituale del passaggio del cam�panello, cerimonia allestita a benefi�cio dei media nella Sala delle Galere, con due sedie dorate simil-trono. E la presa o ri-presa di possesso del Palazzo, se cos�si può dire, è avvenuta. PINGUINI I RECRIMINAZIONE. Più che alla prima gloriosa entrata, però, veniva da pensare all'uscita berlusconiana da Palazzo Chigi, nel dicembre del 1994. Quel giorno l'ono�revole missino Gramazio, detto cor�dialmente «Er Pinguino», insieme all'onorevole Savarese e a un centi�naio di amici pensarono bene di sbairare il portone appunto di Palaz�zo Chigi, «in segno di lutto contro il golpe bianco». Agli agenti di guardia, pure abituati a un certo movimento, che l�davanti non manca mai (e infatti qualche giorno prima s'era incatenato un pugile nigeriano con l'intera famiglia, e non era stato per niente facile farlo desistere) l'idea funeraria del Pinguino non piacque affatto. Risultato, scoppiò una gaz�zarra molto poco istituzionale, con botte, processi e tutto. Non solo, ma praticamente al seguito di Berlusco�ni, dal cortile usc�un camion della Fiiunvest carico di mobili, argenti e porcellane che il presidente si era entusiasticamente portato da casa per abbellire l'appartamento dove era andato a vivere e dove non tornerà, non sia mai. Il trasloco era dovuto. Meno dovuto che Berlusco�ni avesse pagato di tasca sua la ristrutturazione; e ancora meno che, una volta fuori, se ne lamentas�se: «Ci ho rimesso due miliardi» fece sapere. LA CATASTROFI CONTENUTA. Quell'appartamento al terzo piano, risistemato da Maria Pia Fanfani negli Anni Ottanta, s'era del resto già guadagnato l'icastico commento di Sgarbi, che il Cav. aveva spedito in avanscoperta per una expertise: «Fa schifo aveva concluso il critico Sembra una prefettura di provincia».IeriBerlusconiha voluto rivede�re quelle stanze. «Ma come? Mi avete tolto il damasco!» s'è lamentato. «Presidente, però questi nuovi rivestimenti sono ignifughi» gli ha risposto il Sovrintendente, profes�sor Giorgio Riondino, con la perizia di chi viene dalla Protezione civile e sa che nei palazzi di Roma sono cose che capitano. Negli uffici di Prodi, in effetti, si sviluppò un curioso incen�dio, che arrivò a lambire l'ulivo-bonsai che il presidente teneva in un angolo. Ma le fiamme sono solo una delle piccole catastrofi che, con spic�cata vocazione sado-maso, da una decina d'anni le cronache riportano a proposito di quanto avviene, scia�guratamente e non di rado in relazio�ne agli avvicendamenti politici, nel palazzo del governo. Per cui: nel 1991 (era del Caf) s'è allagata la sala del Consiglio dei ministri e sono stati rubati gli ottoni dei gabinetti della sala stampa; nel 1992 (primo gover�no Amato) black-out elettrico e stan�ze gelate per rottura caldaie; 1993 (governo Ciampi) centralino in tilt (è successo altre volte, ma quella era la notte delle bombe). E cos�via, co�munque, secondo i moduli di una perenne, ma incompiuta apocalisse: varchi nocivi (con proteste del perso�nale), invasione di sorci (specie: rattus norvegicus o topo di fogna), ricorsi giudiziari con susseguenti pignoramenti (per mai pagati lavori in Irpinia), banda di truffatori che si è «venduto», con le debite mazzette, la ristrutturazione del colonnato e della Sala Verde. E dopo la compar�sa, invero sconcertante, di un pasto�re maremmano penetrato non si sa come in pieno agosto 1999 (governo D'Alema), bestiola invero rifocillata e poi cacciata, ecco che si arriva al presente segnalando, insieme alle crepe, il più documentato rischio sismico (nel caso di un'onda prove�niente dall'Abruzzo). Tutto questo, wrò, non ha mai spento il fascino e 'attrattiva anche fisica di Palazzo Chigi. IL GRAN PIENONE. E infatti ieri mattina, tra una cerimonia e l'altra, è cominciata la più intensa e proba�bilmente la più crudele caccia alle stanze della storia repubblicana. Nel senso che tutti hanno capito l'inconfessabile verità secondo cui il grado di potere di ciascuno va a dipendere dalla maggiore o minore vicinanza logistica al motore di ogni cosa, e quindi a Berlusconi. Per cui «tutti e ciascheduno», come ha il vezzo di dire Oscar Luigi Scalfaro, hanno cercato e ancora cercano di�speratamente di piazzarsi a Palazzo Chigi, che è già intasato per conto suo. Ma il guaio è che stavolta, oltre al presidente e ai suoi fidati sottose�gretari Letta e Bonaiuti, ci sono da sistemare Fini, e Bossi, e Buttiglio�ne, e Giovanaidi, e Pisanu, e Fratti�ni, e Lucio Stanca, e la Prestigiaco�mo, e Tremaglia, che ha un ministe�ro nuovo. Tutti e ciascheduno, natu�ralmente, con i loro assistenti. E d'accordo che ci sono le altre sedi della Presidenza, ma quella del Giar�dino Theodoli, tanto per cominciare, (dove con triplice colpaccio hanno già idealmente allocato Buttiglione, Bossi e le Pari Opportunità) è sotto sfratto, ha l'amianto dentro, e insom�ma per dirla tutta è sull'orlo del trasloco. E la nuova sede di San SDvestro ancora non è pronta; e quella prevista alla Galleria Colonna è ben di là da venire. E allora tutto, cioè il destino di quelle 184 stanze, per un totale di 3400 metri quadrati. di cui 2680 coperti, resta per ora nelle mani del professor Riondino, specialista in emergenze. POETICI AVVERTIMENTI. Va da sé che i problemi di capienza sono integrati da inusitate meraviglie ar�chitettoniche hard-core, tipo la «Sa�la d'oro», al terzo piano, non lontano da Fini, locale che grazie ad alcuni specchi strategici permetteva al più porcaccione dei principi Chigi di osservare non visto, e per giunta seduto su una panchetta a quel che accadeva all'interno. Lo scopr�con enorme felicità l'indimenticabile professor Ungari durante un bicolo�re Moro-La Malfa. Prodi andava spesso a prenderci il caffè. Ma come spesso capita nell'Urbe, le delizie dell'antiquariato libertino convivo�no perfettamente bene con un certa patina cardinalizia, e perfino con quell'aria da immutabile prefettura di provincia che disgustò Sgarbi. Troppi inquilini ha avuto, Palazzo Chigi (dopo i Chigi divenuto amba�sciata d'Austria, ministero delle Co�lonie, degli Esteri, Presidenza del Consiglio, poi Esteri, poi di nuovo Presidenza del Consiglio, dal 1961), per poter evocare e significare una sola cosa. Se proprio si deve, occorre mutare drasticamente parametri e dare ascolto a questi versi poetica�mente primordiali di Curzio Malaparte secondo cui: «Nel trentanove, ultima annata buona,/ nel cuoio antico della sua poltrona/ Ciano a Palazzo Chigi aveva inciso/ col tem�perino un profetico avviso:/ "Attenti al culo"». Occorreva insomma, se�condo Malaparte, guardarsi dal «fa�tale andazzo/ che ancor regna in quel nobile palazzo/ Non bada al cui la Storia». Il che a suo modo è simbolicamente confermato dal no�me del vicolo che segna il confine sud del Palazzo del potere per eccel�lenza: vicolo dello Sdrucciolo, cos�detto, si legge nelle guide «perché in pendio e mal pavimentato, e reso ancora più pericoloso dalla lordura e dal fango che lo rendevano sdruccio�levole». DI TUTTI UN PO'. Prima o poi, in effetti, i presidenti finiscono per scivolare (e non di rado sulla «lordu�ra»). Ma prima lasciano qualcosa a Palazzo Chigi. Una frase, un ricordo, un mobile, un tic. Così, Mussolini cambiò palazzo dopo un attentato; Fanfani ci riportò la sede del gover�no e la bandiera; Nenni cercava invano (da stanza dei bottoni»; con Moro venne allestita una saletta cinematografica; Rumor fece acco�modare Nixon su un divano che si ruppe, e finirono tutti e due per terra; Andreotti acquistò con la be�nedizione di Malagodi il caratteristi�co tavolo del Consiglio dei ministri con il buco in mezzo («Sembra di sedere attorno a uno zero» commen�tò); una volta Craxi, in un accesso d'ira, provò a sollevarlo, rosso in viso, maaarghir, in compenso gli fu consentito di piazzare un numero esorbitante di busti di Garibaldi e pitture di Deanna Frosini; tomo Fanfani e aggiunse dei crocefissi; al tempo di De Mita arrivarono al portone altissime guardie d'onore della Ps, e i radicali chiesero rilievi e criteri «antropometria»; durante l'erq del Caf al rinfresco provvedeva Garrapico; dopo aver lanciato D briefing, e poi lo sbriefing, D'Alema creò con Vissani l'era del cuoco istituzionale... E con Berlusconi si vedrà. Il neo presidente, a differenza di quanto avvenne nel 1994, non verrà ad abitare qui ma continuerà a vivere in via del Plebiscito Fra varchi nocivi, caldaie rotte black out telefonici invasione di topi e di ufficiali giudiziari per qualche pignoramento Tutti hanno capito che adesso il grado di potere di ciascuno verrà misurato in base alla vicinanza con l'ufficio del Capo Oltre a Letta e Bonaiuti ci sarebbero da sistemare nove ministri... L'edifìcio ha 184 stanze per una superfìcie di 3400 mq Nenni cercava invano la «stanza dei bottoni», Fanfani ci portò i crocefissi E ora chi cucinerà per il premier? e ancora darà. è sceso in uirinale, li in�la n�o �o�igi en�alazzo i consue�alcature e il Qui accanto la sala dove si tengono le riunioni del Consiglio dei ministri. Nella foto grande a destra Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio dal 1961: prima era sede del ministero degli Esteri, poi trasferito alla Farnesina Qui accanto il presidente Berlusconi passa in rassegna la guardia d'onore al suo arrivo a Palazzo Chigi, ieri poco dopo mezzogiorno. A sinistcai!......, ministro Craino riceve a Palazzo Chigi la missione tedesca della Hitlerjugend nei giugno del '39. A sinistra del titolo il salone d'Oro del Palazzo

Luoghi citati: Abruzzo, Austria, Italia, Parigi, Roma, Urbe