«Ora privatizziamo tutto» di Antonella Rampino

«Ora privatizziamo tutto» IL LEADER DI UN PARTITO CHIAVE DELLA COALIZIONE VINCENTE «Ora privatizziamo tutto» Le strategie di un fedelissimo del presidente Antonella Rampino inviata a TEHERAN IL nuovo riformismo iraniano ripartirà dall'economia. «Non esiste alcun posto al mondo nel quale si possano ritardare le privatizzazioni, e in Iran sono più urgenti che altro�ve», dice Saeed Laylaz, dirigen�te del Mousharekat, il Fronte per la partecipazione, che so�stiene il presidente Mohammad Khatami, e di cui è leader suo fratello Reza. Ma in Iran «priva�tizzazione» significa una cosa sola: erodere il potere delle Fondazioni, saldamente control�late dai conservatori, da cui dipende nei fatti il 90 per cento del fatturato del paese. Laylaz è un giornalista, si è anche specia�lizzato in pohtica intemaziona�le all'Ilo di Torino, e dice riden�do che il suo lavoro è «fare l'ostetrica di quotidiani». Si rife�risce al fenomeno tutto irania�no dei «giornali a catena»: (pian�do i conservatori chiudono un fogbo riformista (ima quaranti�na, negh ultimi anni), la redazio�ne e i collaboratori impacchetta�no velocemente le loro cose e, tempo un paio di mesi, riaprono sotto una testata diversa. Quel�la in cui lavora Leylaz adesso si chiama «Norouz», e se fossimo in Occidente lo definiremmo un quotidiano di partito. Leylaz, non è stato un plebi�scito quello per Khatami. Qual è la vostra analisi del voto. «L'Iran non è la Siria, dove vota il cento per cento dei cittadini. Khatami ha riportato al voto oltre il 63 per cento dei cittadini: la punta più bassa era del cinquanta, le elezioni per Rasfanjani. Dall'analisi del voto, emerge che il quarto candidato è quello del partito delle schede bianche, che sono state circa 500 mila. Lo dico in maniera paradossale: perché il totale dei voti per gli altri 9 candidati contrapposti a Khata�mi non ha raggiunto nemmeno lontanamente il totale dei voti raggiunto quattro anni fa dal candidato conservatore. E si trattava di una personalità, il presidente del Parlamento Nateq-Nouri. Inoltre l'aumento di sette punti nel gradimento per�sonale rispetto alle presiden�ziali aumenta le nostre respon�sabilità e possibilità davanti al Paese». Perché il Mosbarekat non è impartito? «Stiamo lavorando per questo. Ma occorre che la situazione del paese sia maggiormente sta�bile: in quella attuale, è più adatto un movimento. Fondare un partito è un passaggio stori�co, non si fa in una notte. Inoltre crediamo che fasi prope�deutiche siano le privatizzazio�ni e la nascita di un sindacato di lavoratori». In Iran, infatti, ci sono anche gli operai, le fabbri�che metalmeccaniche, la catena di montaggio... «Sì. I lavoratori pero sono pro�tetti da una legge del Parlamen�to che fissa salari minimi». Diciamo che allora, avendo appena annunciato il terzo piano quinquennale, è dall' economia che parte la ((ri�voluzione» khatamista. «Il primo punto in agenda è privatizzare. Come si fa in tutto il mondo, come farà anche da voi Berlusconi, come hanno già fatto Prodi, D'Alema e Amato». Che reazioni vi attendete dai conservatori? «L'oligarchia conservatrice non è più in condizione di comprendere che cosa accade nel Paese. Non mi aspetto che i tradizionalisti cambino punto di vista, ma negli ultimi 4 anni il cammino delle riforme ha eroso il loro potere. Avremmo potuto combatterli duramente molte volte, abbiamo preferito invece la linea morbida. Abbia�mo scelto la ragionevolezza, visti gli sviluppi degli ultimi vent'anni dopo la rivoluzione. I conservatori arretreranno lentamente, più si chiuderan�no in se stessi, più la società sarà libera. Il punto è riuscire a dominare il processo demo�cratico».

Persone citate: Berlusconi, D'alema, Khatami, Laylaz, Mohammad Khatami, Prodi, Saeed Laylaz

Luoghi citati: Iran, Siria, Teheran, Torino