Medici

Medici Medici Teatro e musica per la corte I ULTIMISSI' MO Bobbio ricorda che mi «il potere, per essere tale, deve in qualche modo ma�nifestarsi. Pensa alle grandi feste, agli ar�chi di trionfo, alla pompa ostentata». Quella dei pri�mi duchi Medici nella Firenze recuperata dopo la Repubblica è una vera e propria thannia, con il busto di Cosimo I imposto sui portoni delle case nobili degh scon�fitti. E puntualmente il cortile posteriore di Palazzo Medici Ric�cardi diventa «luogo teatrale» per la visita della figlia di Carlo V promessa sposa di Alessandro. E il Salone dei Cinquecento nel Palaz�zo della Signoria, dove Cosimo I nel 1540 ha trasferito se stesso e la corte ducale, ospita un apparato scenico per banchetti, feste e reci�te teatrali, allestito dal Vasari. Per la grande cultura visiva fiorentina si tratta di una scelta in qualche modo sostitutiva. In effetLA MODESETTMarc ti nel monumento scritto, che proprio il Vasari nel 1550 erige alla gloria e alla memoria del Rinascimento innanzitutto fioren�tino dehe arti, si coghe come una sorta di nostalgica ricerca del tempo perduto, in cui quarant'anni prima la triade eccelsa in pittu�ra e scultura di Leonardo, Miche�langelo e Raffaello faceva ancora di Firenze l'ombelico del mondo dehe arti, prima di essere rapita da Roma o da Milano. Allora, il potere dei Medici, primi fra i pari, signori di fatto ma non di diritto, era anche quello di signori di tutte le arti. Ora, usurpa�to il primato da Roma e Venezia, il potere ducale si rivolge a simboli e pompe più immediate e concrete, ma anche più effimere e localistiche. In effetti la mostra affascinan�te e direi quasi giocattolosa di modelli di strutture e apparati e STRA LA MANA Rosei «ingegni», oggi direm�mo marchingegni, per rappresentazioni sacre e profane fioren�tine nel XV e XVI secolo è l'ultimo sboc�co di una originaria idea di trent'anni fa d�Ludovico Zorzi, compianto docente di Storia del Teatro all'Università di Firenze per una serie di mostre dedicate a Musica e Spettacolo nella Firenze medicea. In questo senso, si appa�renta idealmente con l'altra mo�stra alla Galleria deh'Accademia sulla Musica ai/a. corte dei granduchi. L'allestimento della mostra, lo�gicamente e positivamente legato al suo tema e a sua volta spettaco�lo e ribalta scenica con ricchi «effetti» sonori e luministici, elet�tronicamente gestiti da sensori lungo il percorso al piano terreno di Palazzo Medici Riccardi. Esso parte dal cortile interno con un «totem» a specchio, finalmente accettabile dopo l'invasione elettorale, che deforma magicamente le prospettive del cortile e sbocca, dopo l'infilata delle sale, nella «scena naturale» attuale del corti�le posteriore. In mostra il primo modello mediceo ricostruisce l'ap�parato artificiale del 1539 di Ba�stiano da Sangaho, con la scena fissa per il Commodo di Antonio Laudi evocante Pisa e il modellino del marchingegno del Sole (una boccia di vetro di acqua colorata illuminata da due torce sul retro) che saliva e scendeva lentamente durante l'azione scenica nell'uni�tà aristotelica di tempo e di luogo. La ricostruzione segue puntual�mente la descrizione dell'appara�to e dello spettacolo messa a stampa dal Giambuhari. Le rico�struzioni sono sempre supportate da fonti d'epoca. Nel caso degli straordinari marchingeni del Brunelleschi per la rappresentazione dell'Annunciazione il 25 marzo 1439 nella SS. Annunziata, con il bambino angelo che, partendo dal�la scena dell'Empireo sopra il portale d'ingresso volava appeso ad un canapo alla cella della Ma�donna eretta sopra il tramezzo davanti al presbiterio e, ritornan�do, incrociava un fuoco d'artificio Spirito Santo dall'Empireo a Ma�ria, fa testo la descrizione di Abra�mo vescovo di Suzdal, a Firenze per il ConcUio per la riunione delle due Chiese, ortodossa e romana. La mostra sulla musica grandu�cale ci porta ad un altro tempo e ad un altro mondo, fra '600 e '700 e a quel personaggio assai singola�re fra gh ultimi Medici, il «granprincipe» Ferdinando, premorto al granduca Cosimo III e figlio di una Orléans fuggita dalla corte fiorentina cupa e bigotta, il quale per evidente reazione ignora cu�pezze ed intrighi e raccoglie nel�l'amata villa di Pratolino la più grande collezione itahana di natu�re morte, artisti come Giuseppe Maria Crespi e Sebastiano Ricci, musicisti come Scarlatti e grandi strumentisti e cantanti castrati. Di fatto, la mostra è la pubblica apertura del museo degli strumen�ti musicali medicei e poi lorenesi ceduti in comodato dal Conserva�torio fiorentino, integrato per l'oc�casione da preziosi prestiti, come il pianoforte del suo inventore, Bartolomeo Cristofori, del Museo nazionale di Roma o il violino del Museo dell'Accademia di Santa Cecilia e la viola contralto della Library of Congress di Washin�gton che, con la viola tenore e il violoncello del Conservatorio di Firenze, sono i preziosissimi su�perstiti del quintetto dello Stradi�vari del 1690 in possesso del granprincipe. Che vediamo effigia�to, con a fianco lo Scarlatti e circondato dai suoi musici, nel gran quadro di Anton Domenico Gabbiani depositato da Pitti, assie�me alle Nature morte di strumenti di un altro suo protetto, Cristoforo Munari. Teatro e spettacolo nella Firenze dei Medici Firenze, palazzo Medici Riccardi Fino al 9 settembre La musica alla corte dei Granduch�Accademia,finoall'll novembre A PALAZZO MEDICI RICCARDI E ALL'ACCADEMIA, FIRENZE RIPROPONE LO SPLENDORE DELLA SUA SIGNORIA ATTRAVERSO MARCHINGEGNI E STRUMENTI DI SPETTACOLO «Natura morta ton bucchero, liuto, tazze, tappeto, frutta...» di Cristoforo Munari, 1707 LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei