Gli dèi non dimenticano il crimine che Re Creso non ha compiuto

Gli dèi non dimenticano il crimine che Re Creso non ha compiuto Gli dèi non dimenticano il crimine che Re Creso non ha compiuto L sesto secolo avanti Cristo il secolo «assiale» di Con�fucio e Lao-Tzu, di Zarathu�stra e Buddha, di Talete e Pitagora abbaglia uno scritto�re disincantato e incantevole come Giovanni Mariotti. Sin dagli anni di liceo, quel «pu�gno di uomini che non si conoscevano tra loro e aveva�no spostato l'orizzonte e l'orientamento dell'umanità» diventano quasi un'ossessione per il giovane indagatore del�l'Antico. Un'ossessione e una sfida: giustapporre, interroga�re gli uni e gli altri, carpirne i' segreti e sublimarli in un vasto polittico storico-narrati�vo. Niente di tutto ciò, confessa in nota Mariotti, ironizzando sul progetto amatoriale. Ac�cantonato il sogno di far inte�ragire i protagonisti di un'epo�ca forse irripetibile, si concen�tra su una sola figura simboli�ca: Creso, e di getto scrive il romanzo che abbiamo sotto gli occhi. Romanzo (c'è da dirlo, cono�scendo i precedenti titoli del�l'autore versiliese?) sfrangia�to, rapsodico, ibridato dal rac�conto di Erodoto, eppure stra�ordinariamente fuso per virtù sotterranee, e addi�rittura trascinante (come va a finire il leggendario Creso nel corso di tante avyenture? si chie�de il lettore non necessariamente tinto di «giallo»). Ricchezza, avvenenza, pote�re e sconfinata letizia sono le doti che gli dèi capricciosa�mente concedono al re di Li�dia. Gli stessi luoghi in cui si consumano i diletti del sovra�no, pscillanp ^tra l'Eden e il, Giardino di Adamo ed Eva prima della Cacciata. Il termine onnicomprensi�vo c'è e presto nel romanzo acquista il giusto peso: felici�tà. Re Creso è una creatura ultra felice. Non vi sono sensa�zioni dolorose nelle sue giorna�te. Del resto, il benessere fisi�co è uno dei cardini della beatitudine, e Creso ne gode fin oltre i quarantanni, senza nemmeno subire il fastidio della consapevolezza. Non ha indole bellicosa, e molto ci mera vigileremmo se, in quello stato di grazia, la coltivasse; quando decide di muovere guerra, lo fa perché «muovere guerra è un lavoro e un privile�gio dei re». Naturalmente donne e pas�sioni hanno la loro parte nelle vicende narrate, ma acquisteRECENGius IONE ppe ranno senso dram�matico di l�a poco, allorché comincerà a sgranarsi il tem�po della felicità in�disturbata, allor�ché giunge a corte Solone e il re cerca di strappare al sa�piente ateniese una definizio�ne, un presagio, del futuro, e dunque s'insinua il perfido morbo della conoscenza... Gli dèi, si sa, possono essere capricciosi, ma di rado smemo�rati. Alle spalle di Creso vi è un peccato originale che a lui tocca scontare. Cent'anni ad�dietro, una guardia di palazzo, Gige (Gige col suo magico anello, personaggio che ha eccitato fantasie e riflessioni sia nel mondo classico sia nel mondo moderno), ha ucciso Candaule, ultimo discendente di Eracle a regnare sulla Lidia. Gige, in verità, è appena la vittima, anch'essa designata. La spinta all'omicidio deriva dall'ambiguo Candaule, mari�to della bellissima Nisia, della cui bellezza vorrebbe appunto partecipe il cortigiano. Che insomma costui, servendosi di un marchingegno, la veda de�nudarsi, senza però lasciarsi scoprire dalla regina! Le cose andranno diversa�mente e Nisia pone al suddito un tragico dilemma: o tu. Gige, Uccidi il re e prendi me e il regno, oppure dovrai mori�re, giacché mi hai visto nuda. Nel pari e dispari che segue il povero Gige sceglie come le cronache ci tramandino, e Ma�riotti si diverte ad analizzare la blanda devianza di Candau�le; il quale oggi «avrebbe forse timidamente bussato alla por�ta di qualche prive». In ogni caso la profezia della Pizia non ammette dero�ghe: la punizione del crimine ricadrà sul quarto successore; vale a dire .t l'ignaro Creso. Donde l'iniziò di un percorso senza rete .che trasforma l'apollineo rér di Lidia in un assorto discepolo di filosofia morale (l'iridescenza, talora crudele, delle gioie terrene; l'insostenibile dono dell'esse�re felici), in un testimone di imprese e personaggi di varia grandezza: Ciro, Cambise, il faraone Amasi, Policrate di Samo (e di scorcio, Esopo, Ibleo, Anacreonte), col riverbe�ro di stupendi scenari: dal�l'Anatolia alla Grecia, dal�l'Egitto alla Persia. Fino a che, ormai vegliardo, svanisce sen�za fornire indizi sul suo ulti�mo destino. Gudagnandosi, in compenso, l'incondizionata simpatia di chi lo scopre o riscopre in queste pagine lumi�nose, a distanza di ventisei secoli. RECENSIONE Giuseppe Un romanzo di Mariotti sul sovrano di Lidia ventisei secoli dopo: ricchezza, avvenenza, potere, sconfinata letizia (ma la profezia della Pizia non ammette deroghe) Giovanni Mariotti Creso Feltrinelli, pp. 219, L 25.000 ROMANZO Giovanni Marietti fa rivivere in forma di romanzo Creso il re di Lidia leggendario per le sue ricchezze, tramandatoci dalle "Storie" di Erodoto

Persone citate: Feltrinelli, Giovanni Marietti, Giovanni Mariotti, Mariotti, Pitagora, Ricchezza

Luoghi citati: Anatolia, Egitto, Erodoto, Grecia, Persia