Don Chisciotte
Don Chisciotte Don Chisciotte il mulino della modernità IL CLASSICO Carlos Fuentes COME scrittore latinoamericano, non posso concepire la scoperta del�l'America senza l'immagi�nario che l'accompagna. Allo stesso modo, come scrittore toutcourt, non posso concepire la modernità senza l'immaginario che l'accompagna. Ora, in quan�to scrittore contemporaneo, l'im�maginario del moderno nasce, ai miei occhi, in un apparente ana�cronismo: il personaggio uscito dalla penna e dall'inchiostro di un febbrile lettore di romanzi cavallereschi, che vorrebbe rico�struire il mondo ideale del Medio Evo e va a cozzare contro il mondo men che ideale dei tempi moderni. DonChisciotte, primo roman�zo modemo? Mi ricordo di aver�ne discusso, nel corso di una colazione a Parigi, con André Malraux, il quale attribuiva que�sta distinzione a Madame de la Fayette. La principessa di Clèves, diceva, è il primo roman�zo intimo, psicologico, costruito attorno alle ragioni del cuore. [...1 In effetti chi, se non Cervan�tes, inaugura il tema della finzio�ne cos�come noi la concepiamo da quattro secoli? Realtà e appa�renza. Disincanto. Narrazione co�sciente di sé. Scoperta della di�mensione immaginaria all'inter�no dell'individuo, secondo Alejo Carpentier. E per Michel Fou�cault, di cui si conosce la celebre interpretazione in Le parole e le cose, Don Chisciotte è un'avven�tura dell'analogia e della diffe�renza. [...] Don Chisciotte è l'ambasciato�re della lettura. Da lei viene e a lei va. Per lui, non è la realtà che si frappone tra le sue imprese e la verità. Sono gli incantatori che conosce attraverso le sue letture. Nato dalla lettura, Don Chisciot�te dopo ogni fallimento si rifugia nella lettura. E, protetto dalla lettura, continuerà a vedere eser�citi là dove non ci sono che pecore, e senza perdere la ragio�ne della sua lettura. Le resterà fedele perché, per lui, non esiste altra lettura lecita. Don Chisciotte rappresenta la follia della lettura. Lettura e follia in lui sono sinonimi in una consonanza verbale lectura y locura impossibile da rendere nelle altre lingue. Posseduto dal�la follia della lettura (la locura de la lectura). Don Chisciotte vor�rebbe trasformare in realtà quel�lo che ha letto: i romanzi cavalle�reschi. Il mondo reale, mondo di caprai e di banditi, d�servette birichine e di galeotti alla catena, contraddice le illusioni di Don Chisciotte, la striglia e il ronzino. Nonostante tutte le bastonate che gli infligge la realtà, Don Chisciotte insiste a vedere gigan�ti dove non ci sono che mulini a vento. Vede giganti perché è quello che i libn gli dicono che deve vedere. Ma c'è un momento straordi�nario: quello in cui Don Chisciot�te, questo lettore vorace, scopre che lui, il lettore, è letto. E' il momento in cui un personaggio letterario. Don Chisciotte, entra, per la prima volta nella storia della letteratura, in una stampe�ria di Barcellona. Ha fatto tutta quella strada per denunciare la versione apocrifa delle sue av�venture, pubblicata da un certo Avellaneda, e proclamare al mon�do che lui, l'autentico Don Chi�sciotte, non è il falso Don Chi�sciotte della versione di Avellane�da. Passeggiando per la città, Don Chisciotte vede un'insegna che dice: Qui si stampano libri. En�tra, osserva il lavoro, vede «qui comporre, là tirare, correggere, dare forma» e alla fine viene a sapere che si sta stampando la sua storia, L'ingegnoso Hidalgo Don Chisciotte della Mancia, li�bro nel quale, con grande stupo�re di Sancho Panza, si racconta�no cose che si sono detti solo loro due, dei segreti che la stampa e la lettura rendono pubblici. Il che sottopone i protagonisti della storia alla conoscenza e all'esa�me critico, democratico. La scola�stica è morta. E' l'avvento del libero esame. Nessun altro momento rivela meglio di questo il carattere libe�ratorio dell'edizione, pubblica�zione e lettura di un libro. Da quel momento la letteratura e, di conseguenza, il libro sono stati i depositari di una verità rivelata dall'immaginazione, vale a dire dalla facoltà umana di creare un mediatore tra la sensazione e la percezione e di fondare, su que�sta mediazione, una nuova real�tà che non esisterebbe più senza l'esperienza verbale del Don Chi�sciotte di Cervantes, o senza l'esperienza visiva delle Meninas di Velàzquez o l'esperienza uditiva delle Cantate di Bach. Ciò nondimeno una parte del�la novità del Don Chisciotte deri�va proprio dal rapporto molto stretto che mantiene con la tradi�zione. Questo vale per qualun�que opera innovatrice: non esi�ste creazione nuova che non poggi su una tradizione prece�dente, cos�come qualunque tra�dizione non può sopravvivere senza l'apporto di creazioni nuo�ve. Da quando Henry James ha condannato il romanzo del suo tempo trattandolo da «mostro informe», ripostiglio di rigattiere o locanda spagnola, abbiamo co�nosciuto una tendenza purifica�trice che, in nome della sobrietà, ci ha condotti a volte all'anores�sia e, in nome dell'economia, ci ha lasciati nell'indigenza. Eppure l'ampio respiro di Dic�kens e di Balzac può perfettamen�te coesistere con la rigorosa bel�lezza formale di Flaubert, il qua�le, in fin dei conti, è l'autore sia di Madame Bovary che di Salammbò. E il minimalismo con�temporaneo di un Raymond Carver, per esempio, non mette fine all'ardore totalizzante di un Ga�briel Garda Màrquez, di un Gùnter Grass o di un William Styron. Poco importa, del resto, la dimensione, che non sarà mai un merito in sé; quello che importa, è la qualità polifonica che il romanzo lungo consente più fa�cilmente del racconto breve anche se quest'ultimo, negli esempi più riusciti, è capace di raggiungere in profondità (come in Cechov, Kafka o Borges) quel�lo che non sviluppa in lunghez�za. Il punto non è quello. Quello che c'è da temere, è che la politi�ca dell'economia o l'economia della politica narrativa sacrifi�chi uno dei grandi apporti origi�nari di Cervantes: la libertà dei generi. Quando parlo di «libertà dei generi», intendo anche «dialogo dei generi». E' Hermann Broch che rivendica con maggiore luci�dità e vigore questa inclusività fruttuosa per il romanzo; e sono Milan Kundera, Juan Goytisolo, Julian Bios o Salman Rushdie che ai nostri giorni la rappresen�tano nel modo più esemplare [...] Il dialogo tra il mondo perfet�to e astratto di Don Chisciotte e il mondo esistenziale e concreto di Sancho Panza annuncia il mon�do cos�come sarà, quello del romanzo come genere dei generi, il romanzo come liberazione del�l'immaginazione, spazio di una nuova lettura e tempo di un nuovo lettore. Cervantes comincia con il pre�sentare al paladino Amadigi di Gaula il rovescio della sua meda�glia epica, il «picare» Lazarillo de Tormes. Amadigi è il passato compiuto; l'epopea secondo Ortega Lazarillo è il presente imme�diato, la vita giorno per giorno, la notizia fresca di stampa. CONTINUA A PAGINA 12 PRIMA COLONNA Lo scrittore messicano Carlos Fuentes rilegge il capolavoro di Cervantes che inaugura l'età del libero esame e del dubbio: l'hidalgo è un punto interrogativo tracciato con l'inchiostro, come lo disegnò Picasso Il romanzo rappresenta la follia della lettura, «lectura y locura» sono sinonimi: l'eroe vorrebbe trasformare in realtà tutto quello che ha letto, il mondo è un meraviglioso enigma dell'immaginazione Lo scrittore messicano Carlos Fuentes (Panama 1928), autore dei romanzi «Aura» e «La morte di Artemio Cruz» e del saggio «La geografia del romanzo», ha tenuto a Parigi, alla Biblioteca Nazionale, tre conferenze dedicate a opere fondamentali della cultura in lingua spagnola. Pubblichiamo ampi estratti della prima, sul «Don Chisciotte» di Cervantes, uscita su «Le Monde» il 20/5. L'illustrazione è di Ettore Viola
Luoghi citati: America, Barcellona, Orte, Panama, Parigi
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