EUROPA NEL LOFT DEL GRANDE FRATELLO di Barbara Spinelli

EUROPA NEL LOFT DEL GRANDE FRATELLO UNO DELL'IRLANDA EUROPA NEL LOFT DEL GRANDE FRATELLO Barbara Spinelli L? ERRORE più vistoso in cui si rischia di cadere, all'indo�mani dei referendum irlandese contro il trattato europeo di Nizza, sarebbe quello di parago�nare il moto di disgusto manife�stato a Dublino con il rifiuto opposto dalla Danimarca al trat�tato di Maastricht, nel referen�dum del 2 giugno 1992. Non era visibile, a quel tempo, la disillusione profonda che ha animato le scelte dell'Irlanda. Non c'erano neppure risenti�menti o speciale senso di sconfor�to, perché Copenaghen di illusio�ni non ne aveva mai avute molte sull'Europa. Mentre Du�blino sì: fin da quando entrò nella Comunità, nel '72, la piccola nazione aveva scommes�so sull'integrazione: per suo tramite aveva sperato di riscatta�re secoli di umiliazioni a opera dell'impero britannico, di ritro�vare una propria dignità, di passare da esperienze di indigen�za a forme di benessere e di uguaglianza con gli Stati fonda�tori del Mercato Comune. Una speranza che tra l'altro perdura, nonostante il referendum di venerd�e gli effetti devastatori che esso può avere sull'Unione allargata e sulla sua salvaguar�dia esistenziale. Il ripudio di Nizza può apparire in effetti paradossale, considerati gli entu�siasmi che l'Europa suscita tutto�ra a Dublino, la sostanziale assenza di xenofobia, e il favore di cui gode l'allargamento. Per «L'UNIONE NON Si FERMA» Parla Prodi: irlandesi ingrati hanno avuto cos�tanto... Baudlno, Novazio, Passerini A PAGINA 9 la storia che ha alle spalle e i patimenti vissuti in passato, l'Irlanda ha non poche affinità con nazioni tradizionalmente europeiste come l'Italia, e perfi�no con i candidati che nell'Unio�ne cercano il riscatto dopo de�cenni di imprigionamento nel�l'impero sovietico. La Danimar�ca aveva idee molto chiare nel '92: voleva meno Europa, e disde�gnava il primo serio esercizio di sovranazionalità incarnato dalla Moneta Unica. Non cos�l'Irlan�da: che segretamente aspirava a più Europa, che avrebbe voluto dotarla di una visione alta, fortemente ambiziosa, e che ha visto queste speranze disattese, in particolar modo alla riunione di Nizza: un vertice tanto solen�nizzato, e che tuttavia fu in larga misura vertice dell'inerzia, e del rinvio. Poco importa rievocare a que�sto punto i nuovi nazionalismi che traversano l'Irlanda, o le paure che s'affacciano anche qui di perdere la sovranità statuale. Quel che conta sapere è da dove provengano simili disillusioni: da quali scommesse, speranze, orizzonti di attesa. Da quale senso della parola data e non tenuta. Ancor più deleterio sa�rebbe sospettare l'Irlanda di ingratitudine o di scarso senso della realtà. E' vero, il paese è stato «sommerso di sussidi e denaro», ma le promesse non erano solo queste e gli irlandesi hanno diritto di rammentarlo e rammentarcelo: è il mancato appuntamento di Nizza, è l'as�senza di ampie visioni e la

Persone citate: Del Grande, Novazio, Passerini