Del Vaga

Del Vaga Del Vaga Sulle orme di Michelangelo NELLA Firen�ze orfana di Leonardo, Michelange�lo, Raffaello, ma an�cora e quanto mai nella loro piena luce il tredicenne Ferino Bonaccorsi, che sa�rebbe stato poi detto del Vaga da un modesto pittore che lo avreb�be introdótto nella bottega di Raffaello a Roma, si dava un gran daffare nella straordinaria banda di copiatori dal cartone della Battaglia di Cascina ài Michelangelo in Palazzo Vec�chio, con Rossp e Pontormo., Il Vasari, grande biografo sot�to dettatura dell'artista morto nel 1547, scrive che «Ferino disegnando in compagnia di altrigiovani e fiorentini e forestie�ri al cartone di Michelagnolo, vinse e tenne il primo grado fra tutti gh altri». E in un altro punto della Vita «piacendogh più il disegnare che il condur l'opere». Il visitatore di questa LA MODESETTIMarco stupenda mostra al Palazzo Te dovrà tenere presente questa impegnativa testimonianza del Vasari, il profeta del principio michelangiolesco che il disegno è la sostanza stessa dell'arte, per lasciarsi avvolgere passo passo nella rete magica, sottile ma saldissima, del centinaio e mezzo di fogh grafici di questo creatore di «primo grado»' deh' immaginario del '500. È un accavallarsi senza limi�ti, travolgente nel suo prezioso fluire di carta in carta, delle infinite potenzialità della mati�ta e della penna, il rosso della sanguigna, l'illusionismo bron�zeo della tempera, la costallazione scultorea dei colpi modellan�ti di biacca sulle carte preparate cerulee e rosa che il tempo ha virato come in un film dei primi decenni, con viluppi e accumuli STRA A ANA Rosei di corpi e di pietre intricati dalla più scatenata maniera. La ragione di quel «primo grado» nasce dal fatto che il colla�boratore di Giovan�ni da Udine e del Fenni sulle Logge Va�ticane comprese per primo e più di tutti la rivoluzione copernica�na impressa da Raffaello, ancor più che da Michelangelo, ai Valori e alle forme descrittive e narrative dell'immagine, tanto da pareggiare e superare la for�za evocativa della pagina scrit�ta. Il visitatore può rendersene conto neUa sezione iniziale dedi�cata ai disegni dei maestri e contemporanei. Dopo aver am�mirato in partenza un torso e un braccio del maturo Micbelanjse.lo da' Casa Buonarroti, egli si imbatte in un bellissimo esem�pio di questa rivoluzione nella penna su gessetto di Raffaello dall'Albertina di Vienna per un Trionfo di Bacco non realizzato per Alfonso d'Este a Ferrara. Questo accumulo di atti e di corpi umani e animali, tumul�tuoso ma limpidamente classico neUe singole forme, che rende di colpo arcaico e compassato ogni dipinto mitologico coevo, è la fonte di ispirazione, nella suc�cessiva sezione dedicata all'arte profana del giovane Ferino, di un fogho che accentua, nella plasticità1 dello scatenamento fantastico, l'ispirazione dai sar�cofagi classici. Unici degni termini di paragone, in questa prima trionfale stagione manie�ristica, sono la grande sangui�gna del Pontormo per il quadro dei Diecimila martiri di Fitti e i due tondi a monocromo di Poli�doro da Caravaggio con Angelo e Madonna Annunciata.Pioprio come Polidoro era stata acquisita a Brera nel 1826 la grande tela a tempera con un' «istoria contraffatta di color di bronzo»,con il Passaggio del Mar Rosso, che secondo il rac�conto del Vasari Ferino disegnò e dipinse per un Raffaello di ser Sandro. È la prima dehe grandi opere che pausano, in un allestimento di grande ritmo e intelligenza, il flusso grafico, accanto ai due frammenti di affresco degh Uffi�zi dalla prima decorazione di grande impegno di Perino a Roma in Palazzo Baldassini, da cui promana l'illusione di un densissimo bassorihevo roma�no, con sullo sfondo un «paesag�gio archeologico» di estrema pre�cisione, nonostante la difficoltà di riconoscere la cromia origina�le sotto le pesanti ridipinture. Il , vero Ferino pittore eie conserva�to dàlie tavolesacre genovesi, tino al tondo della Sacra Fami�glia dei principi di Liechten�stein, in cui emerge un singola�re panorama di eleganze, dal Sodoma al Beccafumi alla cultu�ra cremonese. Non è in mostra il capolavoro genovese del 1534,la pala Basadonne Kress a Washington, ma anche qui la grande sanguigna deh'Albertina di Vienna non solo la rappresen�ta, ma sottolinea mirabilmente rispetto al dipinto l'accentuazio�ne manieristica nata dall'incon�tro romano con il Parmigianino. Il momento veramente trion�fale e coinvolgente della mostra risiede nella ricostruzione attra�verso gli studi grafici, supporta�ti da proiezioni e da ingrandi�menti scenografici, dehe grandi opere genovesi per Andrea Doria, dagli affreschi nella Villa del Principe agh arazzi con Sto�rie di Enea, di cui due esposti, e degli Amori di Giove, per cui è esposto lo stupendo cartone a tempera del Louvre con Giove e Danae, uno dei cinque già di proprietà del reggente Filippo d'Orléans come opera di Giulio Romano. Perino del Vaga Mantova, Palazzo Te Orario: mar-dom. 9-18, lunedi 13-18 Fino alio giugno. LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei UNA STRAORDINARIA MOSTRA AL PALAZZO TE DI MANTOVA RIPROPONE IL GENIO MANIERISTA CHE SAPEVA SFRUTTARE A MERAVIGLIA LE INFINITE POTENZIALITÀ' DEL DISEGNO La «Sacra Famiglia» di Perino del Vaga fu attribuito per lungo tempo a Raffaello