C'è una serva trovatella nella Catania gattopardesca

C'è una serva trovatella nella Catania gattopardesca C'è una serva trovatella nella Catania gattopardesca SARÀ pur vero, come scrive Leopardi nel Dialogo di Tri�stano e di un amico, che tutti i secoh, «più o meno, sono stati e saranno di transizione, perché la società umana non istà mai ferma, né mai verrà secolo nel quale eha abbia stato che sia per durare", ma nello scorrere o correre dei secoh ci sono transi�zioni che si presentano con mag�giore densità di sensi e di signifi�cati simbolici, tra tutte quella di fine settecento nel suo passag�gio rivoluzionario da una socie�tà di tipo legittimistico e feudale ad una di tipo borghese e libera�le. Ne ha certo tenuto conto Sil�vana La Spina nel suo settimo libro narrativo, «La creata Anto�nia», pubblicato da Mondadori: un romanzo ambientato nella Catania dei vicoli tortuosi e del�le ricche piazze, tra giacobini�smo e reazione, tra miseria e nobiltà, tra vita di strada e vita di palazzo, tra canonici illumina�ti e principi un po' lampedusiani, tra cupi bagliori sensuah e folli ascetismi conventuah, tra tresche d'alcova e sadismi in�quietanti. Una miscela che evo�ca, per contiguità geografica e ambientale più che per coerenza cronologica o per citazione espli�cita, la traccia letteraria che va da De Roberto a Consolo passan�do per Temasi di Lampedusa. Silvana La Spina ha di suo un piglio narrativo ormai riconosci�bile, la capacità di condurre i suoi per�sonaggi ad un grumo di energia anticon�formistica e anche di scinthlante volgari�tà, priva tanto di in�dugi quanto di auto�compiacimenti, che è poi un buon modo di contem�plare un mondo lontano con occhio sgombro da ipoteche fachmente sentimentali. Se mai è sul suo impasto linguistico di dialettalità un po' facile che si potreb�be nutrire qualche riserva, come se la scrittrice sacrificasse qual�cosa (rispetto a Consolo, ad esem�pio) agh imperativi commerciali d'una pronta leggibilità. La storia c'è ed è ricca di personaggi intagliati con mano RECENGioTe ferma, ha un suo respiro forte che si appoggia a continui spo�stamenti, di tempo, di luogo, di azione, giocandoli in forme di «presentificazione» che attualiz�zano lo sguardo, si calano nei gesti e nei pensieri dei personag�gi, ne traducono le emozioni. Non un tempo disposto in modo rigorosamente consecutivo ma un tempo ritmico che procede drammaticamente per scatti, in�termittenze, allunghi. Padrona assoluta del campo, la scrittrice muove le sue figure su fondali in cui la grande storia appena s'in�travede (Nelson, Napoleone...), mentre sono le figure minori a scavare dentro il flusso incoeren�te e contraddittorio della vita. La «creata Antonia» è la serva trovatella intorno a cui l'intera narrazione, «tutto sommato», muove. Narrazione che comin�cia con un delitto a cui Antonia ha assistito. Narrazione che fini�sce con la rivelazione deha perso�na che lo ha compiuto. E tutta�via non si può dire per questo, se non in senso molto lato, che il IONE nni o romanzo sia un «gial�lo» perché si muove intomo a ben altri interessi narrativi: a scavare dentro l'uni�verso deha morte e deha vita e più che nella storia dei prota�gonisti (anche quan�do si tratti di figure minori come il poeta Domenico Tempio) nei suoi meandri più sotterranei e segreti, nei labirinti dell'incon�scio e del sogno. Prima serva al convento di Santa Chiara, poi in una masse�ria, poi fuggitiva in una nomade compagnia di attori, poi in un palazzo di alta nobiltà, Antonia è il cuore del racconto. A farle da nume tutelare è Ignazia dei prin�cipi di Roccaromana, diventata per monacazione coatta madre Crocifissione di Dio, un'asperri�ma suora che allinea ai grandi natali una favolosa ostinazione autopunitiva. A farle da padrone è l'erede del casato, il principe Vincenzo di Roccaromana, già lungamente prigioniero del bey di Tunisi, poi tornato a casa profondamente colpito nel mora�le. Tre personaggi diversi che disegnano un triangolo di sugge�stioni ambigue e di attrazioni fatali. Tre creature ostinate, ma anche impaurite e angosciate, intomo a cui ruota tutta una piccola folla di comparse di gran�de e piccola estrazione sociale. Con beha invenzione, aleggia su tutto un odore che emana dahe cose, dahe persone, daha città, un sentore di morte e di putrefazione che non segna tan�to la frontiera di uriepoca giunta al termine del suo viaggio secola�re, ma il travaglio di una vita macerata che è chiamata a diven�tare narrazione. La consapevo�lezza La creata Antonia è un romanzo anche corale che «tut�te le vite e le storie di questo mondo esistono per riversarsi in un'unica storia che comprende tutte le storie». RECENSIONE Giovanni Tesio «LA CREATA ANTONIA» DI SILVANA LA SPINA: CON UNA SUORA ASPERRIMA E UN PRINCIPE, COMPONE UN TRIANGOLO DI SUGGESTIONI AMBIGUE E DI ATTRAZIONI FATALI Silvana La Spina La creata Antonia Mondadori, pp. 254. L. 30.000 R O M A N Z

Persone citate: Antonia Mondadori, Consolo, De Roberto, Domenico Tempio, La Spina, Silvana La Spina, Tesio

Luoghi citati: Lampedusa, Roccaromana, Tunisi