«Il lampo che mi strappò un occhio» di Lucia Annunziata

«Il lampo che mi strappò un occhio» «Il lampo che mi strappò un occhio» Lucia Annunziata: «Mi considerarono miracolata» testimonianza ■ fulmini stanno un po' nella leg�genda e un po' nella paura, da Giove agli inalbi. Nella realtà, possono scatenare disastri come quello dell'Idroscalo. Pochi lo san�no, ma una grande firma del giorna�lismo, Lucia Annunziata, è una so�pra wJsssuta dal fulmino. Fu colpita che aveva un anno. Perse un occhio. Visse come una miracolata la sua infanzia. Part�dal suo paesino dell'Iipinia. Ha finito per girare il mon�do con questo lavoro. Lucia Annun�ziata adesso è direttore dell'agenzia di stampa Ap-Biscom, volto noto della tv, ex direttore del Tg3l ex corrispondente di guerra del «Corrie�re della Sera» e di «Repubblica». Se uno le chiede se si ricorda, dice «no, non ricordo». Però, quella sce�na l'ha imparata a memoria lo stes�so, perché gliel'hanno ripetuta chis�sà quante volte papà e mamma, e poi l'ha riascoltata dai parenti, dagli amici, dai vicini, dai vecchi del paese. Cose che capitano ai miracola�ti. Annunziata: «Io avevo un anno, o poco più. Abitavamo in un casello ferroviario, a Cassano Irpino, sulla linea tra Avellino e Benevento, una di quelle casette che sembrano dise�gnate dai bambini, con il tettuccio, lungo i binari. Era il '52. Un fulmine colp�la cassetta della luce, dove ci sono i fusi e le valvole, e si diffuse per la casa attraverso le prese della corrente. Si scatenò nella cucina. Mia madre mi stava dando da man�giare con il cucchiaio. Il fulmine passò attraverso il metallo, si scari�cò passando per la mano di mia mamma sul mio occhio. Lei aveva delle scarpe di gomma che la salva�rono. Mio padre vide la scena e svenne. Raccontò di essere rimasto abbagliato da questa luce elettrica scoppiata sopra di noi. Io rimasi con un occhio tutto nero. Poi, mio padre si riebbe. E anche mia madre si risvegliò. Io ero viva, e per loro era come una paura finita bene. Avevo solo questo occhio blu. Ci accoigemmo dopo che si trattava di un danno permanente. L'hanno scoperto quando andavo a scuola verso i 5 anni. I professori hanno cominciato a vedere che avevo un comporta�mento strano con la lettura. Adope�ravo soltanto un occhio. L'altro re�stava immobile: non c'era più». Per tutti, per la gente, non era il dramma dell'occhio perso che colpi�va. Era il fatto che una bimba cos�piccola raggiunta da un fulmine fosse ancora viva. «Forse perché vivevamo in campagna, forse per�ché il nostro era un paese del profon�do Sud, ma io fui vissuta in maniera strana», ricorda adesso Lucia An�nunziata: «Era come se io fossi stata segnata, non so come dire, come se fossi stata toccata da Dio. Le vec�chiette quando mi vedevano, mi venivano vicino e mi toccavano. I fulmini sono una cosa strana, mira�colosa. Il fulmine è Giove, sono le saette che vengono dal cielo, c'è il fuoco e la luce. Sono rimasti i proble�mi, è vero. Mi hanno proposto di operarmi, ma non sarebbe servito. Però, io non mi fermo. Ho fatto il corrispondente di guerra, le cose pericolose. Non è bastato un fulmi�ne. 0 forse è bastato. Una saetta di Giove». [p.s.]

Persone citate: Corrie, Lucia An, Lucia Annun, Lucia Annunziata

Luoghi citati: Avellino, Benevento, Cassano Irpino