La seconda morte di Mariana

La seconda morte di Mariana LA LEGGE RABBINICA CONTRO UNA DELLE GIOVANI VITTIME DELLA STRAGE La seconda morte di Mariana «Non è ebrea, seppellitela da sola» la storia AldoBaquis TEL AVIV Dal minuscolo appartamento nel rione proletario di Yad Eliahu, accanto al Palasport, escono solo i singhiozzi sommessi di Victor e di Victoria Medvedenko, mentre gli assistenti del Municipio di Tel Aviv cercano di spiegare formali�tà che a loro immigrati in Israele appena un anno fa appaiono incomprensibili. Le autorità rabbi�niche si oppongono alla sepoltura della loro Mariana, 16 anni. Per�chè? I funzionari si sentono in imbarazzo: «Qui ci sono cimiteri per soli ebrei... e vostra figlia...». I genitori non comprendono anco�ra. La madre, Victoria, non è ebrea e Mariana, secondo la orto�dossia ebraica, non può essere sepolta assieme con i suoi compa�gni di classe. «Ma abbiamo trova�to egualmente un cimitero, un cimitero laico, in un kibbntz, con la vista del mare. La potrete sep�pellire come siete abituati, in una cassa di legno», e non avvolta in un lenzuolo, secondo la usanza ebraica. Altri singhiozzi. Nemmeno ventiquattro ore prima Mariana era uscita di casa insieme con la sua amica e coetanea Anna, diretta verso il Dolphin-Disco, sulla spiaggia di Tel Aviv. Un soldato di leva, Sasha, voleva portarla fuori a divertirsi. Ma all'ultimo momento lei aveva preferito la compagnia dell'amica del cuore. Sasha dice Victor, 14 anni, uno dei fratelli minori c'era rimasto male. Da una settimana Mariana e Anna studiavano geometria per gli esami di fine anno, che doveva�no svolgersi oggi. «Siamo stufe di studiare, adesso andiapio a diver�tirci» avevano detto allegramen�te, dopo essersi agghindate, prima di lasciare la casa. Victor, il fratel�lo, era inquieto per un brutto presagio. «Ma dai, rompiscatole», aveva replicato la sorella sbatten�do la porta della stanza dove in disordine erano rimasti i libri di testo e il computer acceso. Sulle pareti, poster di Madonna e di Natalia Aurero, la vedette di una telenovela sudamericana che pia�ceva molto alle ragazze. La metà era il «Dolphin-Disco»: c'erano state già due volte e si erano trovate bène perché l�erano tutti come loro: adolescenti appe�na immigrati in Israele dalle ex repubbliche sovietiche, impegnati in studiai Uceo Shevach-Mofet, un istituto educativo elitario nato in un rione popolare di Tel Aviv in seguito alia forte immigrazione russa. Allo Shevach è al DolphinDisco, si parlava innanzi tutto russo, ed era per loro un po' come essere ancora a casa. Il padre di Mariana, Victor Medvedenko, in Israele, non si trovava bene. Da mesi cercava lavoro, invano. Sei mesi fa ne aveva parlato con Mariana: «E se tornassimo indietro?» aveva chie�sto. «Non se ne parla nemmeno» aveva' risposto la ragazza. «Que�sta ormai è casa nostra. Qui io mi trovo bene, Qui mi sono fatta amicifìèvTJòn partiamo) di nuo-1 vo». Il padre si era lasciato convin�cere, aveva continuato a cercare ima occupazione. Per tutta la notte Victor e Victoria hanno penato, conil loro ebraico appros�simativo, a ricercare la figlia fra gli ospedah di Tel Aviv. Ma il suo nome non figurava in alcuna li�sta. All'alba si sono arresi e sono giunti all'Obitorio di Abu Kabir, alla periferia di Tel Aviv. Là c'erano scene strazianti: alcuni genitori avevano appena termina�to di riconoscere i loro figli. I genitori di Mariana non se la sono sentiti di provare a riconoscerla: hanno mandato avanti lo zio, MarkMazegnov. Al ritomo a casa sulla famiglia Medvedenko si è abbattuto un nuovo colpo, quello delle obiezio�ni dei rabbini di Tel Aviv. «Noi la riportiamo a casa in una bara», hanno esclamato esasperati i geni�tori. Poi la loro vicenda si è trasfor�mata in un caso nazionale. Mini�stri e deputati sono intervenuti, kibbutzim si sono offerti di acco�gUere le spoghe della sventurata Mariana. Solo ieri sera il rabbino capo di Israele, turbato dalla vi�cenda, ha ordinato che la ragazza sia seppellita con le sue compa�gne. I genitori sono disorientati, in meno di un giorno la loro vita sembra essersi disintegrata. E Victor, il fratello piccolo, continua a rimproverarsi: «L'avevo ben det�to di non uscire. Adesso, è troppo tardi. Non la vedrò mai più». Juliana e Yelena Nelimov, di 16 e 18 anni, due sorelle morte insieme ieri nell'attentato a Tel Aviv davanti alla discoteca

Persone citate: Eliahu, Juliana, Medvedenko, Natalia Aurero, Victor Medvedenko, Victoria Medvedenko, Yelena Nelimov