LATERZA l'Europa a Bari

LATERZA l'Europa a Bari La scomparsa dell'editore che ha creato un'istituzione culturale intomo a una fabbrica di libri LATERZA l'Europa a Bari Massimo L. Salvador! VITO Laterza è stato per oltre quarant'anni a capo di quella casa editrice, fondata da suo nonno, che è stata per tutto il secolo Ventesimo una delle istituzioni che hanno contribuito in maniera deter�minante a fare la storia culturale e civile del nostro paese. Prese neUe sue mani la Laterza di Croce e la allargò sempre più alla vita intellet�tuale europea. Era un attento im�prenditore, il quale sapeva bene che una casa editrice è una ((fabbrica» di beni affatto particolari, di libri che devono stare nel mercato, ma che devono starci in virtù del valore delle idee che comunicano. E perciò occorre che l'editore costituisca il tramite vitale tra autori, librai e pubbhco colto. Gli autori vanno cer�cati, talvolta scovati, sollecitati e anche sorvegliati; il pubbhco deve essere preparato ad accogliere i libri, stimolato, invogliato; l'editore deve saper capire quali siano i filoni del dibattito culturale e politico da se�guire e promuovere, e poi far uscire dei volumi interessanti e confeziona�ti con gusto e dignità. Vito Laterza è stato uno dei nostri maggiori edito�ri, in grado di esercitare la sua funzione con grande efBcacia'ie di rinnovare la prestigiosa eredità che aveva ricevuto nelle sue mani. Dalle opere stupendamente severe, nel contenuto come nella stampa, di Benedetto Croce e dei suoi autori giunse all'Universale Laterza, ai Sag�gi Tascabili, ai Libri del Tempo, alla collana Storia e Società, ai Tempi nuovi e ad altre serie ancora. Il cammino di un editore intelligente, aperto insieme, appunto, alla conti�nuità e all'innovazione. Sono stati naturalmente tanti gli autori che hanno trovato sul loro cammino Vito Laterza. Per parte mia, lo vidi per la prima volta nel 1978. Erano quelli gli anni, tra l'al�tro, dell'eurocomunismo, del dibatti�to che si sarebbe presto trasformato in scontro tra Pei e il Psi di Craxi, delle discussioni sul pensiero di Gramsci e sulla sua concezione dell' egemonia, sulla «terza via» comuni�sta e sul rifoimìsmo socialista. Later�za mi propose un'intervista sul rifor�mismo per i «Tascabili». Mi invitò a casa sua, e ne discutemmo. GU sugge�rii a mia volta una intervista a più voci, che riflettesse le diverse posizio�ni. Egli accettò, e ne usc�il volumettolZ socialismo diviso, il quale raccol�se a cura di Paolo Mieli un dibattito tra Asor Rosa, Colletti, Spriano e chi scrive. Dopo di allora ebbe inizio una collaborazione con Vito Laterza, poi proseguita con il fighe Giuseppe, che ha portato finora alla pubblicazione di cinque miei libri. Forse il mio incontro più significa�tivo con Vito avvenne nella hall del Turìn Hotel a Torino nel 1994. Io stavo scrivendo un libro sul leader del sudismo americano J. C. Calhoun e gli chiesi se fosse interessato a pubblicarlo. Ne illustrai a lui e al fighe Giuseppe il contenuto con entu�siasmo, poiché convinto di aver tro�vato un filone di studio più interes�sante dei romanzi di Stendhal. Egli mi ascoltò con attenzione. E poi, con il suo fiuto e la sua esperienza di editore, guardandomi di sotto in su, con un pizzico di contenuta ironia, mi disse: «Caro Salvador!, creda a me. Lei scriverà anche un libro bellissimo, ma temo che in Italia l'interesse per un simile aigomento non sia davvero grande. Comunque, me lo mandi». Come dire che l'edito�re non avrebbe fatto un affare. Glielo mandai. Lo pubblicò, e né lui né io diventammo miliardari con il mio Calhoun. Un ultimo ricordo. Nel 1998 Giu�seppe Laterza mi invitò a stendere un saggio sulla sinistra nella storia italiana. Lo feci. E gli mandai nel settembre del Ì999 U dattiloscritto. Un po' dopo Giuseppe mi chiamò, dicendomi che non aveva ancora potuto leggerlo, perché suo padre, che mi avrebbe fatto pervenire le sue osservazioni, aveva voluto vederlo per primo. Pensai che l'anziano signore si sarebbe limitato a farsi un'idea generale. Mi sbaghavo. Ricevetti il dattiloscritto con varie annotazioni. Soprattutto, Vito mi diceva che sa�rebbe stato a suo avviso opportuno che mi soffermassi, all'inizio, sulle radici anarchiche dell'opposizione dei socialisti allo Stato borghese. Il vecchio editore continuava dunque a leggere davvero i libri che la sua casa editrice pubblicava. Una bella prova di vocazione autentica al pro�prio mestiere. Il destino del libro, si dice, è quanto mai incerto nel nostro futuro telematico. Chissà! Ma certo la lezio�ne di Vito Laterza su come si raccol�gono idee e autori, su come si educa�no i lettori, resterà un'eredità prezio�sa, quali che siano le forme che la trasmissione della cultura assumerà nel secolo appena iniziato. Imprenditvannriconosc i di attività sempre fuori . Contro i conformismi th, De Felice e Colletti Vìto Laterza nel suo ufficio. Fino all'ultimo, l'editore ha letto personalmente i testi da pubblicare o da rifiutare

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