Il motivo del rifiuto d'amore di Sandro Cappelletto

Il motivo del rifiuto d'amore Il motivo del rifiuto d'amore A SC' «Ass SCOLTAMI, sei orrendo, nano e deforme! Sei cos�nostruoso da diventare divertente», sibila l'Infanta di Spa�gna, sedicenne ignara del dolore che può infliggere, al nano, colpevole, prima d�allora, di non essersi mai guardato allo specchio. «Mi fai schifo!», s�grida in «Pa�gliacci», quando Tonio cerca di ba�ciare la seducente Nedda, che deri�de la sua gobba e lo minaccia con la frusta. Virago, madame Sade! Il motivo del rifiuto d'amore e della difformità che suscita ribrezzo è il legame che collega due opere cos�radicalmente distanti. Acuta, l'idea del Teatro Regio di proporre nella stessa serata il titolo di Ruggero Leoncavallo simbolo, assieme a «Cavalleria rusticana», dell'intera stagione del verismo ita�liano e la «favola tragica» che il viennese Alexander Zemlinsky rica�va da un racconto d�Oscar Wilde. Trent'anni dividono i due dram�mi: nel 1892 Arturo Toscanin�bat�tezza «PagUacci» a Milano, nel 1922 Otto Klemperer dirige «Der Zweig» a Colonia. Un oceano separa i due mondi espressivi, e anche questa può essere un'utile chiave di lettura dello spettacolo. Verismo contro espressionismo; un fatto di cronaca nera realmente accaduto in Cala�bria e giudicato dal padre di Leonca�vallo, magistrato di quel processo, e una iper-letteraria idea di Wilde, ambientata tra le ombre e le perver�sioni ritenute di casa nella Spagna barocca e controriformista. Soggetto fortunatissimo, «Il na�no», nella Vienna d�inizio Novecen�to: anche Franz Schrecker vi si dedica, scrivendo un balletto, nato dalla richiesta di un circolo di artisti d'avanguardia e di Gustav Klimt. Piace la vicenda di quel giocattolo troppo umano che esce dal pacco-do�no inviato da un misterioso Sultano per il compleanno dell'Infanta e compie il terribile errore d�prender�si sul serio e sperare, quando lei adolescente mortalmente inconsapevole gli dona una rosa, poi baciata e ribaciata. Indagare il mo�struoso, sondare l'inconscio, osare tematidie narrative inedite dove meglio possano esprimersi le ricerche espressive e" formali che hanno reso cos�affascinante e fertile la capitale dell'impero asburgico, �suoi ultimi anni di splendore e tramonto. Zemlinsky non è un compositore radicale; frequenta le personalità d�Schoenbei-g, Berg e Webem, dirige e diffonde le loro musiche, ma, come compositore, lo appassiona di più la trama del liberty, la bellezza di un ornato elegante, talvolta estenuato. Anche Richard Strauss si era rivolto a un soggetto di Wilde, per la «Salome»: da quelle ebbrezze dei sensi e della follia erotica, la musica d�Zemlinsky resta discosta. Il «gri�do» espressionista trova posto, nel momento del più atroce disincanto del protagonista, ma è preceduto da un canto raccolto, intimo, prezioso come la scrittura orchestrale, cos�sapiente nell'altemare eleganze tim�briche a repentini cataclismi sonori, a espansioni liriche ancora tipiche della tradizione operìstica, anche italiana, puccinìana anzitutto. E cos�esigente nel richiedere agli interpreti di sapere e insieme dimen�ticare la consueta vocalità melo�drammatica: la voce dell'Infanta deve avere, soprattutto nel quadro finale, un carattere distratto, assen�te, indocile come è di un bambmo. E tutti i registri vocali canto spiana�to, declamazione, sillabazione, par�lato, urlato si alternano nel perso�naggio del nano, ruolo di strepitosa difficoltà interpretativa. Dando per scontata un'esecuzio�ne musicale attenta a togliere a Leoncavallo la crosta sedimentata dagli eccessi della peggiore deforma�zione verista, e capace di difendere i momenti più nobili dell'orchestra�zione, si potrà allora tentare un collegamento tra quella Vienna e quell'Italia, dove si legge Verga e dove verrà Pirandello, cos�attratto dal tema del teatro nel teatro, la più moderna cifra drammaturgica di «PagUacci». Anche Leoncavallo, che si era laureato con Carducci, guadagnato da vivere suonando nei café parigini e aveva molto viaggiato, molto impa�rando, sente giunta ormai al capoli�nea la secolare traiettoria del canto lirico. Questo soggetto chiede di essere raccontato in presa diretta, riproducendo modi di dire consueti, tutt'altro che «librettistici» e preten�ziosi.Pensiamo al compiacimento, tutto letterario, del libretto scritto da Arrigo Boitoper «Otello» e, ancor più, per «Falstaff» di Verdi e, per contrasto, alle immediatezze da lin�gua parlata, di strada, che attraver�sano i momenti più concitati di «Pagliacci». Ci siamo, noi italiani, anche un po' imbarazzati dell'esperienza del verismo musicale. Un'ombra di pu�dore non guasta, ma arrossire anco�ra per come eravamo e non siamo più è un'operazione che, senza disturbare la Vienna di Freud e Zemlinsky, nessun analista potreb�be consigliare al pubblico di oggi. Sandro Cappelletto VERISMO CONTRO ESPRESSIONISMO CALABRIA E SPAGNA BAROCCA Raffaella Angeletti, l'Infanta del «Nano» e Alberto Cupido, Canio dei «Pagliacci». A destra una scena de «Il nano»

Luoghi citati: Calabria, Italia, Milano, Spagna, Vienna