Va in onda la bugia

Va in onda la bugiaVa in onda la bugia QUANDO io uso una parola disse Humpty Dumpty con un certo sdegno quel�la significa dò che io vo�glio che significhi, né più né me�no". Ribatte Alice: "La questione è piuttosto se lei può costringere le parole a significare cos�tante cose diverse". E Humpty Dumpty, di rimando: "La questione è piut�tosto: chi è che comanda ecco tutto". Già, chi comanda, chi stabili�sce il significato delle parole? Noi con il nostro linguaggio o dtri che hanno in mano la chiave del senso delle parole? Quali dosi di inenzogna possiamo tollerare? Mentire ci procura anche un cer�to sottile piacere e con la pubblici�tà ci piace essere ingannati. Da Attraverso lo specchio di Lewis Carrai a Gelsomino nel paese dei bugiardi di Gianni Roda�li: dove si racconta del pirata Giacomone che, stanco di solcare i mari, occupa un paese in terra�ferma, diventa Re Giacomone pri�mo e nomina i suoi uomini ammi�ragli, capitani, vigili, capi dei pompieri, invece che semplici pi�rati. Stabilisce quindi una legge che obbliga tutti a chiamarlo Sua Maestà, ma poi per essere sicuro che a nessuno venga in mente di dire la verità ordina d suoi ministri di riformare il vocabola�rio appunto come la neolingua dei sistemi totalitari e quella de�scritta in 1984 di Orwell. E cos�pirata comincia a significare gen�tiluomo, alla mattina si saluta con buonanotte e per fare un complimento si dice: che faccia da schiaffi avete. La legge rende infine obbligatoria la bugia e i vigili multano chi, confondendosi sul nuovo significato delle parole, continua a chiamare rose invece di carote i fiori di maggio. La rivolta infine scoppia a causa di un gatto che riprende a miagola�re, rifiutandosi di abbdare. Che è un po' come il bambino della favola che squarcia il velo di menzogna e grida che il re è nudo: e tutti finalmente si accorgono che nudo il Re lo è davvero. La bugia opprime, la verità.libera. E' sempre così? Ma chi disse la prima bugia? Poco importa saperlo, ma chi la pronunciò dice Oscar Wilde divenne implicitamente fondato�re della sodetà dvile. Un parados�so? Solo apparente. E oggi la bugia e la menzogna tornano di attualità. Anche con due libri di questi giorni: uno di Maria Bette�tini, che insegna Storia della filo�sofia medievale all'Università Ca' Foscari di Venezia, Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio (Cortina, pp.157, L. 20.000); l'al�tro di Anclrea Tagliapietre, filoso�fo, ricercatore alTUnivereità di Sassari, Filosofia della bugia (Bra�no Mondadori, pp.464, L. 48.000). Due libri molto diversi tra loro, dd titolo intrigante, da leggere e da rileggere come autentico anti�doto alla menzogna. Libri dunque come mappe, indispensabili per capire come e perché si mente. Sorta, davvero, di breviario per sopravvivere magari e ancora una volta da apoti (coloro, cioè, che non la bevono). Già, ma la menzogna siamo noi, anzi: «noi siamo una menzo�gna che dice sempre la verità» scriveva Cocteau. Di più, la bugia si identifica anche scrive Tagliapietra «con la figura del voler avere di più. Alla scuola della bugia, la tradizione occidentale impara doè la nozione di volon�tà». Menzogna e volontà, menzo�gna e potere: e potenza della menzogna. Ma la menzogna si confronta sempre con la verità e con la libertà. Filosofia della bu�gia e storia della sincerità d in�trecciano quindi in modo inestri�cabile. Ma anche menzogna e linguag�gio: si mente infatti attraverso le parole e i gesti. Una sodetà senza linguaggio non esiste. Occorre la con-divisione del linguaggio e del significato delle parole (del voca�bolario, dunque). Eppure, rispet�to a ieri, oggi la fabbrica delle parole Re Giacomone primo (per intenderei) ha (ci pare) molta più forza e pervasività, molto più potere di cambiare il linguaggio e il vocabolario. Le parole si svalu�tano non solo per colpa della menzogna. La televisione, piutto�sto: è questa la fabbrica dove oggi si produce e si insegna il (presun�to) vero, le forme e gesti dello stare insieme, dunque anche il (nuovo) significato delle parole. La televisione mette d'accordo, ci fa con-dividere stili di vita, gesti e parole. Nessun gatto tornerà a miagolare (ribellandosi) se la tele�visione dice che deve abbaiare. Bugia e menzogna servono a far credere vero o falso qualcosa che non lo è, o non del tutto. Si ha menzogna quando qualcuno vuo�le ingannare gli dtri. Ma la bugia ha sempre bisogno di un ambien�te protetto dice Maria Bettetini riesce meglio se mascherata da elementi di verità o meglio: di verididtà, di verosimiglianza. La televisione sa creare questo am�biente, perché tempo e spazio d con-fondono e tutto diventa possibile. Attraverso la televisione pas�sa la politica, e dunque.... «La bugia dice Maria Betteti�ni ha scandalizzato, consolato e insieme divertito. Una forma di bugia è alla base di ogni diritto, è a fondamento di ogni arte». Real�tà e finzione d confondono e ci confondono, chiamiamo verità co�se che non sempre lo sono. Cos�anche la scienza può essere bu�giarda; e incredibili menzogne «vengono propinate in campagna elettorale, richieste dagli stessi elettori, die al politico chiedono di mentire per permettere loro di sognare». Mentire, dunque. Ma chi men�te deve continuamente dichiarar�si onesto. Mente il serpente del Paradiso terrestre ma chi fa mentire ti serpente e perché? Men�te Ulisse, mente Iago. A Pinocchio cresce il naso. Hitler dichiarava invece il vero, nel Mein Kampf, ma nessuno gli credette. Se gli antichi vietavano lo spergiuro (ol�tre ad ingannare, oltraggia diretta�mente Dio), Matteo afferma: io ti dico di non giurare affatto, né per il cielo, né per la terra, né per Gerusalemme. E allora, che dire di chi giura sulla testa dei figli? Teologi e filosofi si sono divisi sulla menzogna. Simulazione (la menzogna) e dissimulazione (è «l'industria di non far vedere le cose come sono», scriveva l'Accet�to nel 1641) appdono diverse. E Kant: la verità è un dovere di ciascun individuo, la bugia è inve�ce una autentica rovina per la sodetà; ma già Platone consiglia�va d governanti di mentire per il bene del popolo. E Machiavelli spiegava al suo Principe di essere insieme «gran simulatore e dissi�mulatore, perché sono tanto sem�plici gli uomini e tanto obbedisco�no alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascia ingannare». Ma oggi? La democrazia tolle�ra dori minime di pubblica menzo�gna. Se la menzogna aumenta, si decade nel populismo. La lettera�tura vive di findone, ma la politi�ca? Scrive Maria Bettetini: «Chi detiene il potere, controllando di solito l'informazione, conosce be�ne la morale della novella di Pirandello intiljolata La patente: viene cioè ritenuto vero ciò che viene ripetuto con convindone». E cos�viviamo nella menzogna, quasi gioiosamente (dd valori iperbolici della new economy d messaggi promozionali della tele�visione). Tutto viene infine trasfonnato in spettacolo, che è for�ma sublime ma evidente di men�zogna. Ma un tempo, teatro e vita reale erano chiaramente distinti. Oggi non più. ; Da Ulisse a Pinocchio, da Platone a Orwell, storia e filosofia della menzogna, maschera sublime di spettacolo e politica Un'illustrazione di Ettore Viola per ttL-La Stampa Escono contemporaneamnete in libreria due saggi: . una "Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio'" di Maria Bettetini (Cortina) e una "Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella , storia del pensiero occidentale" di Andrea Tagliapietra (Bruno Mondadori)

Luoghi citati: Bra, Cortina, Gerusalemme, Pinocchio, Sassari, Venezia