D'Amato al governo: ora le scelte difficili di Roberto Ippolito

D'Amato al governo: ora le scelte difficili D'Amato al governo: ora le scelte difficili Apertura ai sindacati: basta con il clima di tensione Roberto Ippolito ROMA Niente sconti. Puntualizza Antonio D'Amato, presidente della Confindu�stria: «Non possiamo fare nessuna concessione. A nessuno». Quindi nemmeno a Silvio Berlusconi, pre�sto alla guida del governo dopo la vittoria del centrodestra alle elezio�ni, pressato anzi a prendere presto misure anche impopolari. Eccola qui la Confindustria che celebra l'assemblea annuale, con 1.200 im�prenditori e 4.500 presenti compre�si gli invitati, in coincidenza «con l'avvio di un nuovo ciclo della politi�ca italiana». Coincidenza che impone a D'Amato, dopo un anno di presiden�za tutta all'attacco, un grande sfor�zo di equilibrio, sforzo che dura per tutte e 46 le pagme della sua relazio�ne. Sin dal secondo capoverso D'Amato, sotto gli occhi di Giovanni Agnelli o di imprenditori come Ro�berto Colaninno e Luciano Benetton, mette le mani avanti ricordan�do che la sua organizzazione non ha «espresso nessuna valutazione di merito» sui risultati, rivendicando piena «autonomia». E limitandosi a osservare che ci sono «adesso le condizioni per la stabilità e la gover�nabilità indispensabili», ovvero il verdetto del voto è netto. Ma avendo alle spalle un anno di polemiche anche aspre con il centro�sinistra cosa significa per gli impren�ditori avere di fronte Berlusconi? La condivisione del programma confin�dustriale manifestata a marzo da Berlusconi all'assise di Panna ha fatto pensare alla possibilità di uno sbilanciamento della Confindustria a favore del centrodestra. 'Assente Berlusconi, ma non il presidente del Consiglio ancora in carica Giuliano Amato, il numero uno degli indu�striali ribadisce la dottrina dell'equi�distanza da qualunque schieramen�to della sua organizzazione. E tenta di evitare qualunque rischio di appa�rire favorevole alla svolta politica, o appiattito sulla nuova realtà. Anzi, pur senza trascurare i pun�ti concreti di convergenza, la Confin�dustria mette alla prova sin da ora il futuro governo: «Tocca al governo sapere realizzare il programma di riforme sul quale ha raccolto il consenso dei cittadini». D'Amato, che mette anche l'accento sull'esi�genza del; dialogo sodale, ricorda che saranno necessarie «scelte diffi-, cili, forse in un primo momento anche impopolari». Si aspetta che la stabilità porti risultati ih tempi rapi�di: la velocità del cambiamento è fondamentale. Equilibrio significa parlare an�che al centrosinistra, finora anima del governo ma sconfitto dal voto: «Tocca all'opposizione,svolgere un ruolo costruttivo, rilanciandosi su un progetto di modernizzazione» afferma D'Amato. Subito dopo di lui, è il ministro uscente dell'industria, Enrico Letta, a intervenire come di consuetudine. Letta afferma: «La�sciamo un paese che consente alle imprese di guardare al futuro con ottimismo». E' questo un modo per rivendicare i risultati del centrosini�stra. H ministro assicura poi: «Sare�mo un'opposizione costruttiva». Uno degli interrogativi del nuova realtà politica è l'evoluzione del confronto fra le parti sociali. Nell'an�no passato, D'Amato ha combattutto aspre battaglie con il segretario della Cgil, Sergio Cofferati, non a caso ieri grande assente. Stando almeno al testo della relazione, ora D'Amato punta esplicitamente alla distensione dei rapporti sindacali. Sostiene che «occorre depurare» e «svelenire il confronto». D'Amato dichiara che non è possibile «uno scontro tra posizioni assolutamente incomponibili in quanto rese troppo rigide dalle pregiudiziali politiche ed ideologiche. Insomma «sia sul piano politico» che «sociale» bisogna «uscire dal clima di tensioni esaspe�rate». Da queste premesse si arriva poi, nella parte finale, al capitolo dedica�to al «dialogo sociale» da «rilanciare. anzi, rifondare». D'Amato pone l'esi�genza dell'autonomia dal gioco poli�tico. Si dice pronto a parlare «ma tutti devono essere disposti a fare qualche concessione» non avendo «né pregiudiziali, né veti, né tabù». Viene riproposta «la questione della flessibilità del mercato del lavoro non solo in entrata ma anche in uscita», in pratica la questione delle condizioni per i licenziamenti. Poi viene difesa la bontà dell'accordo sulle regole per i contratti a termine sottoscritto senza la Cgil ma anche senza la Confcommercio (accordo di cui il governo può tener conto appli�cando la direttiva europea). Il dialo�go sociale, ovvero la concertazione. potrà riprendere su queste basi? Cofferati non lo crede. D'Amato presenta poi le idee e le proposte della Confindustria. Indica al governo alcuni traguardi da rag�giungere: «alzare il tasso di occupa�zione dall'attuale 530Zo al 60-65oZo», «dimezzare la dimensione dell'eco�nomia sommersa» allineandola alla media europea, «ridurre drastica�mente la distanza tra il Mezzogior�no e il resto del paese». Quindi compila «l'agenda dei prossimi me�si», indica cioè al governo le priori�tà: «Per dare il senso della svolta occorre affrontare subito alcune questioni; contratti a termine, fisco, lotta al sommerso, infrastrutture». «Contratti a termine, Fisco, infrastrutture e lotta al sommerso le quattro priorità che vanno affrontate» «Bisogna alzare il tassodi occupazione dal 53 al 65 per cento All'opposizione un ruolo costruttivo» Il governatore di Bankitalla Antonio Fazio assieme a Giorgio Fossa, al presidente del Consiglio Giuliano Amato e a quello della Camera Luciano Violante Nella foto grande Antonio D'Amato Il ministro dell'Industria Enrico Letta che ieri è intervenuto all'assemblea di Confindustria

Luoghi citati: Confindustria, Roma