Il ribaltone al Senato guasta la festa a Bush

Il ribaltone al Senato guasta la festa a Bush LE DEFEZIONI CELEBRI DEI CONGRESSISTI AMERICANI Il ribaltone al Senato guasta la festa a Bush Approvato il taglio delle tasse, oggi cambia la maggioranza corrispondente da NEW YORK James Jeffords si avvia ad abbandonare oggi i ranghi del partito repubbbcano, consegnando ai democratici il controllo del Senato e quindi la facoltà di ostacolare i piani di George Bush. Non è la prima volta che un parlamentare americano cambia casacca ma mai prima una simile scelta aveva comportato il rovesciamento deba maggio�ranza. Il senatore del Vermont è il personaggio del giorno a Capitol Hill. I grandi network lo seguono ovunque e lui si muove con l'abilità del pobtico consumato ma tutto d'un pezzo. Prima ha fatto sussurrare dai suoi cobeghi al Senato che «il dado è tratto», poi ha rinviato l'annuncio per poterlo fare oggi nel Vermont «fra la mia gente», quindi ha dominato il Transatlantico di Capitol Hill assicurando che «farà ciò che è meglio». La scelta, salvo imprevisti dell'ultima ora, è di lasciare i repubbbcani e diventare un indipenden�te, rompendo cos�l'equilibrio perfetto al Senato 50 a 50 e consegnando la maggioranza ai democratici. Per convincerlo a ripensarci la Casa Bianca ha fatto di tutto: ha contattato i finanziatori eletto�rali di Jeffords, affidato a un nugolo di senatori repubblicani del New England il compito di sedurre b ribelle con ogni sorta di offerte, tentato di convincere un senatore democratico della Georgia a cambiare campo e perfino contattato gli amici di famiglia del Vermont. Ma l'operazio�ne è fallita e Jeffords non si è mosso di un centimetro. «Tutto ciò è molto triste», ha detto Amo Houghton, senatore di New York, dopo aver falbto l'ultimo affondo nell'ufficio del collega. Viste le brutte, Bush lo ha chiamato alla Casa Bianca dove, in seguito, lo ha incontrato separa�tamente anche il vicepresidente Dick Cheney. Ma neanche l'uomo più potente di Capitol Hill ha potuto nulla. L'unica concessione strappata è stata queba di ricevere una «telefonata di cortesia» prima del commiato ufficiale. «Alla Casa Bianca si respira un'aria da funerale», ammettono i funzionari. Il portavoce Ari Fleischer, palbdo, celando con difficoltà l'imbaraz�zo, ha continuato a ripetere: «Il presidente spera che resti con i repubbbcani». In un disperato tentativo Fleischer ha riconosciuto anche che Jeffords è stato «offeso» dalla recente decisione di Bush di non invitarlo per la solenne premiazio�ne di un insegnante del Vermont. Prima di partire per b Vermont, Jeffords si è presentato in aula e ha assistito all'approvazione del piano Bush per il taglio debe imposte da 1350 miliardi di dollari passato con 62 favorevob e 38 contrari che è poi b vero motivo del suo dissenso e abbandono. L'approvazione definitiva della riduzione della tasse doveva essere il giorno del trionfo per Bush, ora invece alla Casa Bianca si preparano i piani di battaglia perché con il Senato in mano ai democratici l'equbibrio dei poteri cambia radicalmente e tutto si fa più difficile. Trent Lott lascerà la guida della maggioranza al Senato' al democratico Tom Daschle, che quindi assumerà i poteri di iniziativa legislativa e nominerà i nuovi presidenti di tutte le commis�sioni. E' dal 1994 che i democratici non controlla�no il Senato, cuore deba pobtica estera america�na. Fra le conseguenze più immediate per Bush vi saranno guai seri per i provvedimenti su tasse ed educazione e, soprattutto, per la nomina dei nuovi membri deba Corte Suprema. Ma a cambia�re a Washington è soprattutto lo scenario pobtico: con entrambe le Camere repubblicane Bush finora ha avuto vita facbe nei rappòrti con i leader del Congresso. Non sarà più così. Dal primo ribaltone parlamentare della storia americana Jeffords uscirà con la carica di presidente deba commissione Lavori Pubblici e Ambiente, lasciando la guida della commissione Educazione e Lavoro a Ted Kennedy, considerato uno dei registi dell'operazione. Il tam tam di Washington assicura che neb'ultima notte a disposizione Bush tornerà all'assalto. Ma le speranze di un ripensamento di Jeffords sono davvero minime. [m. mo.] Il Presidente e Cheney hanno fatto di tutto per convincere James Jeffords a non abbandonare i repubblicani ma senza successo Atteso nel pomeriggio l'annuncio ufficiale MEZZO SECOLO DI VOLTAGABBANA Una ventina di «voltagabbana» in cinquant'anni: tanti sono i senatori o deputati che hanno «cambiato casa» negli Stati Uniti. Quasi tutti hanno svoltato da sinistra a destra, cioè dai democratici ai repubblicani; alcuni si sono fermati a metà del guado, tra gli indipendenti; solo il senatore dell'Oregon Wayne Morse intraprese, nel 1952, il cammino inverso, passando dai repubblicani ai democratici. Fra i transfughi più famosi c'è Phil Gramm, oggi senatore repubblicano del Texas e grande sostenitore del presidènte George W. Bush, che lasciò i democratici e passò ai repubblicani quando era deputato nel 1983. Ben Nighthorse (Cavallo della Notte) Campbell, primo e finora ultimo «american native» eletto al Congresso, senatore del Colorado, nel 1995 lasciò i democratici e passò ai repubblicani. Bob Smith, senatore del New Hampshire, è l'unico che, cambiata idea, è poi tornato indietro: nel 1999 lasciò i repubblicani per candidarsi come indipendente alla Casa Bianca. Fallito il tentativo, è tornato tra i repubblicani