«La vorrei al governo ma c'è qualche difficoltà»

«La vorrei al governo ma c'è qualche difficoltà» RINCONTRO CON L#EX DIRETTORE DELWTQ E L'EX SEGRETARIO DISTATO USA «La vorrei al governo ma c'è qualche difficoltà» retroscena Augusto Zinzolini ROMA A vedere nel primo pomerig�gio quelle facce stranote en�trare nel portone di via del Plebiscito, i cronisti che bivacca�no 24 ore su 24 là davanti, hanno avuto un soprassalto: l'uomo alto e corpulento era Renato Ruggiero che le cronache considerano il più papabile dei candidati alla Farne�sina; quello smilzo un po' più basso era, invece. Henry Kissin�ger, indimenticabile segretario di Stato di Richard Nixon e uno dei «guru» della pohtica intemaziona�le con la «P» maiuscola. I due sono arrivati insieme in quella che è considerata una dépendance di Palazzo Chigi in questa fase di transizione tra un govemo e l'al�tro, e insieme hanno incontrato l'uomo che i risultati elettorali hanno già nominato sul campo presidente del Consigho «in pecto�re», cioè Silvio Berlusconi. Il pri�mo a andarsene dopo mezz'ora è stato Ruggiero, seguito dopo altri trenta minuti da Kissinger. I due sono scomparsi tra i palazzi della Capitale per ricompa�rire qualche ora dopo ancora in coppia su al Quirinale, proprio mentre la Roma pohtica ormai dava per scontata la nomina di Ruggiero al ministero degh Este�ri. Inutile dire che l'incontro con Ciampi per molti è stata un'ulte�riore conferma, quasi una ratifica anche se lì, sul Colle, Ruggiero e Kissinger erano accompagnati da altri 11 membri deh'advisory bo�ard della «Booz-Allen fr Hamil�ton» e il possibile ministro degh Esteri con il Gapo dello Stato ha avuto solo una formale stretta di mano. Ma si sa che la Roma pohtica ha più o meno le stesse liturgie della Roma papalina, per cui un'udienza dal Pontefice, in que�sto caso il futuro presidente del Consigho, basta e avanza per di�ventare cardinale. Cos�a scorrere le immagini della giornata di ieri un qualunque apprendista delle complesse alchimie dei Palazzi che contano avrebbe giurato che Ruggiero può essere considerato il nuovo titolare della Farnesina nel govemo Berlusconi. E proprio per evitare che questa sorta di nomina sul campo fosse foriera di altre polemiche nella coalizione del govemo che ancora deve na�scere in serata sono arrivate le precisazioni dei tanti portavoce di palazzo che si agitano nella Capitale: «non è stato ancora deci�so nulla», «l'incontro era previsto da tempo», «quello con il Gapo dello Stato addirittura da genna�io». Parole su parole che, però, non possono smentire un dato: per la prima volta Berlusconi e Ruggie�ro hanno parlato vis-à-vis della Farnesina. Nessun intermediario ma iin colloquio fin troppo fran�co. Ruggiero ha parlato soprattut�to di pohtica estera, dando prova della sua grande esperienza, maturata su uno scenario globale. Ma chi l'ascoltava non ha avuto dubbi sulla sua disponibihtà. Ber�lusconi, va detto, non è stato da meno: ha spiegato il suo punto di vista e i problemi che esistono, senza infingimenti. «Io sarei feb�ee di averla nel mio govemo. Mi piacerebbe non poco avvalermi di lei. Non le nascondo, però, che ci sono dei problemi. Questo è un govemo di coalizione, come lei sa. E ci sono deUe difficoltà nella coalizione che considera il mini�stro degh Esteri un molo eminen�temente pohtico. Inutile che le ripeta qui i discorsi di Fini, Gasini e dello stesso Bossi. Per cui ci sono degli ostacoh ma a me piace�rebbe averla nel govemo. Vedre�mo cosa succederà alla fine...». Cos�a fine colloquio le cose erano rimaste tali e quali. Almeno apparentemente. Eh sì, perché il fatto nuovo è Ruggiero che ha lasciato intendere la sua disponi�bihtà ad accettare l'incarico. Ora toccherà a Berlusconi vedersela con i suoi alleati e il confronto sarà tutt'altro che semplice. I dubbi di Fini e Gasini già sono noti. Ancora due giorni fa il presi�dente del Gcd in «camera caritatis» ricordava: «Il primo a dire che il ministro degh Esteri è un ruolo pohtico è stato Silvio. E' stato lui a parlare della vicepresidenza per Fini e della Farnesina per me». Ieri al gruppo si è aggiunto Umber�to Bossi in difficoltà a far passare la nomina di Roberto Maroni alla presidenza della Camera o al Vimi�nale: il braccio'destro di Bossi, addirittura, è in causa cori il ministero dell'Interno per le per�cosse e gli insulti rivolti due anni fa ad un ispettore di pohzia. Ecco perché il presidente inca�ricato «in pectore» deve essere prudente. La nomina di Ruggiero, se ci sarà, verrà confermata all'ul�timo minuto, segnata con l'inchio�stro nel tratto di strada che divide via del Plebiscito dal Quirinale. E' il costume che vige da noi per cui un capo del govemo non può ignorare del tutto i desiderata dei capi della sua coalizione. Qui non siamo negh Usa. L�è tutta un'al�tra storia: il presidente decide e nessuno parla. Berlusconi lo ha capito ancora una volta ieri con�versando con Kissinger. E' rima�sto talmente affascinato dal suo interlocutore, dalla familiarità con cui lo ha intrattenuto e gh ha raccontato tanti episodi inediti della vita pohtica americana, che in serata la «vulgata» indicava nel «guru» stelle e strisce uno dei possibili saggi a cui il cavaliere vorrebbe affidare la soluzione del suo «conflitto di interessi». Ma qui forse siamo alla leggenda. Autentica, invece, è la battuta con cui il Gavahere ha salutato accom�pagnandolo alla porta il suo nuo�vo amico «Henry»: «Farei i salti mortali per avere uno come lei nella mia squadra». E circola voce che Berlusconi vorrebbe che l'ex collaboratore di Nixon fosse uno dei saggi cui affidare la soluzione del conflitto di interessi

Luoghi citati: Este, Roma, Usa