Medio Oriente, un piano Bush per la pace
Medio Oriente, un piano Bush per la pace Medio Oriente, un piano Bush per la pace Un inviato nella regione rilancerà la mediazione Usa Maurizio Molìnari corrispondente da NEW YORK Washington toma ad impegnar�si in Medio Oriente con l'obietti�vo di far cessare immediatamen�te e senza condizioni ogni violen�za: l'Amministrazione Bush ha incaricato l'ambasciatore in Giordania, William Bums, di consultare israeliani e palestine�si per indurli a porre fine alla crisi sulla base delle indicazioni contenute nel «Rapporto Mitehell» reso noto ieri a New York. Al termine di sei mesi di lavoro sul campo l'ex senatore democratico George Mitehell ha illustrato le conclusioni a cui è giunta la sua commissione, isti�tuita con gli accordi di Sharm el-Sheik dello scorso anno e di cui fa parte anche il «ministro degli Esteri» europeo Javier So�lana. I suggerimenti sono con�creti. In primo luogo si afferma la necessità di «porre fine subito a tutte le violenze». Poi vengono le specifiche richieste alle due parti. All'Autorità nazionale palesinese si chiede di compiere «il 100 per 100 degli sforzi per prevenire il terrorismo», di «riar�restare i terroristi» fatti uscire dalle prigioni e di «impedire attacchi a fuoco» dai territori controllati contro «militari e civih israeliani». Ad Israele si chiede invece di «congelare tutti gh insediamenti esistenti nei Territori» senza alcun riguardo per la «crescita naturale degli abitanti», «togliere i blocchi» a città e villaggi, «rispondere con armi non letali ai manifestanti disarmati» e di «astenersi dal distruggere case, strade e campi agricoli» nehe aree palestinesi. Il rapporto scagiona il premier israeliano Ariel Sharon dall'ac�cusa di aver scatenato la rivolta con la sua visita sulla Spianata delle Moschee lo scorso autun�no, non imputa a nessuno l'ini�zio degli scontri e non fa cenno alla necessità dell'invio di una forza intmazionale a protezione dei palestinesi. «Questi passi sono il minimo necessario per evitare una con�flagrazione più grande in Medio Oriente», ha commentato il Se�gretario di Stato, Colin Powell, facendo proprio il testo del rap�porto e disegnando i contomi delle prima concreta iniziativa di pace delTAmministrazione Bush. Washington non ha dubbi su quale deve essere l'inizio: «Le parti devono rispettare gh accordi sottoscritti in passato e porre fine immediatamente ed incondizionatamente ad ogni violenza». Rivolto ai palestinesi Powell ha specificato: «La cessa�zione delle violenze deve essere completa». L'ambasciatore Usa in Israele, Martyn Indyk, ed il console a Gerusalemme, Ron Schlicher, contatteranno rispet�tivamente Sharon ed Arafat per preparare il terreno alla missio�ne di Bums. Se Washington riuscirà a far tacere le armi, inizierà la seconda fase del pia�no Powell per 1'«applicazione delle misure di confidenza reci�proca» suggerite dal rapporto, a cominciare dal congelamento degli insediamenti. «Deve esse�re chiaro ha ripetuto più volte Colin Powell che non vi è nessun legame fra cessazione delle violenze e congelamento degli insediamenti». L'Amministrazione Bush non vuole ripetere gli errori di Clin�ton e il Segretario di Stato preci�sa che «la pace non si può imporre» e che quindi «non siamo all'inizio di una spola diplomatica americana fra le parti». Washington non fa per ora il ruolo di facilitatore, soste�nendo da un lato il rapporto Mitehell e dall'altro il piano avanzato da Giordania ed Egit�to. Powell si attende che siano Sharon ed Arafat ad «assumersi le responsabilità di leader», sta�rà a loro negoziare! Israeliani e palestinesi hanno fatto conoscere a Washington il loro apprezzamento per il rap�porto Mitehell, pur mantenendo le rispettive obiezioni: Sharon è contrario a congelare gli insedia�menti e Arafat avrebbe voluto un rigido calendario per il loro smantellamento. Powell incas�sa gli apprezzamenti e per il momento non commenta le obie�zioni perché la scommessa è sulla diplomazia dei piccoli pas�si. Da qui l'aperta richesta alla comunità intemazionale e, in particolare, all'Unione Europea a «incoraggiare» gh sforzi in eorso evitando di schierarsi da una parte o dall'altra. Il primo a raccoglierla è stato il Segretario deh'Onu, Kofi Annan: «Il rappor�to può essere un buon inizio».
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