«Io, gay, viceministra di An»

«Io, gay, viceministra di An» IL MILITANTE DI BOLZANO GANDIDATO A UN PÓSTO DA SOTTOSEGRETARIO «Io, gay, viceministra di An» Oliati: a destra, molti si vergognano personaggio Aldo Cazzuiio ROMA ~ PIÙ sono severi con i gay, più lo affascinano. Storace, ad esempio, li considera dediti al vizio, «eppure non è affatto male, con quella mascella roma�na...». La mascella romana non è soltanto dettaglio estetico ma anche arma da dibattito tv «lo sa che lei ha proprio una bella mascella romana...» -, che gli è servita per smontare Piergianni Prospermi e anche un naziskin omofobo. Enrico Oliari, 31 anni «da compiere però», bolzanino con accento emiliano, iscritto ad An, candidato con remote chances dal collega di partito Enzo Palmesano a un sottosegretaria�to nel secondo governo Berlusco�ni «con delega ai diritti civili e alla tutela delle minoranze», è presidente e fondatore di «Gaylib. Movimento gay liberali di centrodestra», gemellato con «Los Padania», libero orienta�mento sessuali, omosessuali le�ghisti detti affettuosamente los padanos. Lasciata l'Arcigay «per dimostrare che non tutti gli omo�sessuali sono di sinistra», Oliari è arrivato alla conclusione che «a destra ce ne sono altrettanti; è che molti si vergognano». Anche lui, aih'inizio, un poco si vergognava. Ne parlò con le compagne della scuola infermie�ri. Chiese discrezione. «Il giorno dopo capii da come mi guardava�no che lo sapevano tutti». Com�preso il suo capo del Fronte della Gioventù, che lo convocò per espellerlo: «Capirai: è incompati�bile». La notizia arrivò ad Ales�sandra Mussolini, la quale, me�more delle nudità del Foro omo�nimo, del prototransessuale Giò Staiano nipote di Achille Starace e degli arditi di D'Annunzio (da cui i versi di Battiate: «D'Annun�zio montò a cavallo con fanati�smo futurista/quanta passione per i cavalli e per le bande legionarie/che scherzi gioca al�l'uomo la natura»), fece presente che si può essere (post)fascisti e omosessuali. Fini le diede ragio�ne, Enrico fu riammesso. Con la Mussolini non si sono mai conosciuti ma hanno conti�nuato a scriversi (come con Ange�lo Pezzana, che dei gay liberali è un po' lo zio, visto che manifesta�va per i loro diritti anni prima della nascita di Oliari). Da Fini dice di essere rimasto un po' deluso. Prima la polemica sui maestri omosessuali (al che Nino Strano assessore alla Cultura del�la Regione SicUia precisò in aper�tura di riunione: «Camerati, il capo ha parlato di maestri, non di assessori»). Poi quella che Oliari definisce la «svolta cattofascista, maturata durante il Gay Pride e repheata in campagna elettorale. Svolta perdente: An omofoba ha perso, come la Lega e il Biancofiore, Forza Italia libe�rale ha vinto». Poi bisogna distin�guere, «ci sono quelli come Gasparri e La Russa che mi sono parsi molto chiusi, non parliamo di Fiori, un cattoheone, poi ci sono altri più aperti, come Ale�manno, come Urso, che poi negli ultimi tempi ha preso posizioni ambigue. No, cos'ha capito, non è lui uno dei due parlamentari iscritti a Gaylib, e se anche fosse non glielo direi, non sono autoriz�zato. E' che anche Adolfo si è lasciato andare alla difesa della famiglia tradizionale contrappo�sta alle coppie di fatto; come se noi fossimo avversari della fami�glia. Ma quando mai? Noi ne voghamo creare un'altra, di fami�glia». Sarebbe questo, il suo vasto programma di governo: «Conci�liare la difesa delle minoranze con il rispetto della Chiesa cattolica. Cosa turba tanto i preti nella legge sulle coppie di fatto? L'adozione ai gay? Ok: niente adozione ai gay. Tanto non esiste quasi da nessuna parte. Però voghamo le case popolari e la reversibilità della pensione. Co�me le coppie normali; che non se la passano tanto bene neppure loro. Sarà mica colpa nostra se al Nord una famiglia su due si divide entro sette anni?». Regge invece dal '79 quella di Enzo Palmesano, che a dispetto della simpatia per Oliari e della veemenza con cui difende la causa degli omosessuali non lo è affat�to, e anzi si indispett�quando Selva commentò cos�la sua pre�senza al Gay Pride: «Potremo averne uno anche noi, no?». «Se è per questo non sono neanche ebreo» aggiunge Palmesano, che pure è autore dell'emendamento di Fiuggi con cui An rifiutò razzi�smo e antisemitismo, e fu il primo membro dell'Assemblea nazionale del partito a incontra�re il rabbino capo Toaff, insieme con Franco Perlasea, fighe di Giorgio. A Giorgio Perlasea, sal�vatore di 5 mila ebrei, Palmesa�no ha fatto intitolare una via del suo paese, Pignataro Maggiore (Caserta), «nonostante denun�cia lui l'opposizione della sini�stra», che a dire il vero aveva indicato Pasolini mica Himmler. Dopo gay ed ebrei ha difeso Cinzia Leone, imitatrice irrispet�tosa di Daniela Fini. Già capo del pohtico del «Secolo d'Italia», co�lumnist della rivista Centrode�stra, sulla quale indicò in Mora�via il presunto ghost-writer di De Marsanich guadagnandosi la stima di Carmen Llera («scem�piaggini» reag�la vedova), ha diretto il «Roma» per pochi mesi; cacciato dall'editore Italo Bocchi�no, si è rifatto piantando in piazza a Napoli l'Albero del li�cenziato. Poi, dopo breve oscura�mento, la proposta di candidare un gay nelle liste di An, che ebbe l'appoggio di Giuliano Ferrara. Ora vuole un gay al governo. Con la speranza che finisca diversa�mente da quando sugger�di to�gliere la fiamma dal simbolo di An, ottenendo da Fini questa promettente risposta: «Non so esattamente quante centinaia di migliaia di iscritti abbia An. Uno di questi è Palmesano». Enrico Oliari con Gianfranco Fini e Francesco Storace a Milano qualche anno fa

Luoghi citati: Ales, Bolzano, Caserta, Fiuggi, Italia, Milano, Pignataro Maggiore, Roma