«Controlli nei luoghi dei predestinati»

«Controlli nei luoghi dei predestinati» «Controlli nei luoghi dei predestinati» il terapeuta TORINO EB atroce dirlo, però esisto" no bambini che sono più facilmente di altri poten�ziali vittime dei pedofili. Ed è altrettanto atroce quanto reale ammettere che i pedofili sanno benissimo con quale minorenne perdono tempo o rischiano una denuncia e con quale invece han�no tutto il tempo e tutte le possibilità per portare alla fine l'impre�sa. Erotica o puramente economi�ca. Dario Merlino, psicologo, re�sponsabile del Centro Tutela Mi�nori della cooperativa Paradig�ma, si occupa appunto di vittime di abusi. Per riportarli a'convin�cersi che la vita è anche altro. Merlino ammette che ci sono soggetti che hanno più probabili�tà di altri di cadere in mano alla ragnatela ormai è assodato un collegamento che fa impressione fra i cultori C ' tere rispetto ad altri, munitiu"Tese. Chi è la «dv~nv ^ tignata, dottor Merlino? «Paiw-~o da una constatazione. Per non diven�tare vittima occorrono dei fattori protettivi. Questi possono essere interni (cioè incamerati nel proprio carattere)-Qg^s^rpi^ioè legati a chi sf occupa'del piccolo). Laddove ci. siano fattori protetti�vi le possibilità sono infinitamen�te minori. Certi avvicinamenti, paiono subito strani, sospetti. Sé ne pirla subito: ho visto uno che...». Proteggere non vuol dire ripe�tere la litania di uomini cattivi. Vuole dire dare certezze, tenere viva la comunicazione e la fidu�cia nelle figure di riferimento. Ma sta di fatto che il pedofilo si insinua adagio nella vita della vittima: «E' qui il punto. Laddove sono deboli le relazioni con le figure principali, dove sono debo�li i fattori protettivi, dove è debo�le l'immagine di un adulto che ascolta e commenta e consiglia, allora c'è la base sulla quale lavora il pedofilo». Ancora una volta toma l'imma�gine nitida del bambino che agli adulti porta bisogno d'attenzione e non lo vede colmato. L�si insinua l'adulto sbagliato, cosa frequente negli abusi che nasco�no dentro lo f amigha o comunque nell'ambito circostante, dai-pa�renti alla scuola. Dice Merlino: «Il bambino senza grandi appoggi può certo percepire che parole, gesti hanno in sé qualcosa di strano, ma non ha termini di paragone, non ha confronti. Lui ha bisogno di tempi, ma la violen�za graduale cui è sottoposto ha tempi più rapidi». Ecco, quindi, il perché le grandi retate, le grandi operazioni di polizia, spesso (non sempre) incontrino sulla loro stra�da e nei loro verbali, adolescenti e preadolescenti, a volte bambinet�ti, che escono dal degrado, dalla miseria, da dove ci si arrabatta per vivere, per mangiare e non si ha tempo per guardare i passi dei figli. là, nelle sale giochi come nelle scuole, nei bowling come alle edicole, ciondola un popolo facilmente adescabile perché nes�suno sta a guardare se li adescano o no. Però lo psicologo richiama l'attenzione sulla vastità del feno�meno: «Ci sono casi di ragazzi figli del degrado che l�finiscono per guadagnare quattro soldi. Ci sono quelli che cadono in un lungo corteggiamento del quale nulla sanno, ma che per il pedofi�lo solitario è uguale a quello di un uomo e una donna. Poi ci sono queste grandi reti, dove non tutti sono pedofili e alcuni sono soltan�to industriah della fotografìa, nemmeno gh interessa quel che c'è dentro. Le vendono e basta. Da queste minacce si difende colui che non è solo, sa con chi esprimersi, anche se non sa co�me, ma sa d�essere ascoltato». tm. nei.]

Persone citate: Dario Merlino, Merlino

Luoghi citati: Torino