Gli indirizzi rubati in Provveditorato
Gli indirizzi rubati in Provveditorato Gli indirizzi rubati in Provveditorato La banda dei pedofili era in azione da dieci anni ROMA Un ex poliziotto che lavora al Provveditorato. Un ex carabiniere. Un bidello. Un infermiere. Due gregari. Sono in tutto sei gli uomini arrestati con l'accusa di pedofilia. Secondo l'accusa avrebbero organiz�zato un'associazione a delinquere che doveva innanzitutto soddisfare le loro voglie sessuali, ma anche guadagnarci sopra. Irretivano bambini. Filmavano le violenze. Vendevano, o almeno cos�progettava�no, i video a duecentomila lire l'uno. Contavano perfino di lucrare sulla prostituzione di alcune loro vittime. Un orrore che durava da 10 anni. L'EX POLIZIOTTO Il capobanda si chiama R.M., ha 39 anni, è un ex agente di polizia (congedato da diversi anni) che lavorava al Provve�ditorato di Roma come tecni�co informatico. Un lupo a guardia del gregge; hanno trovato nel suo computer copia dell'anagrafe scolasti�ca con migliaia di nomi e indirizzi dei bambini di Ro�ma. E ora dice il provvedito�re agli studi, Roberto Fedele: «Se è successo, l'ha fatto fraudolentemente». Ma il ca�po non aveva in testa solo di applicare una metodologia scientifica alla «caccia delle giovani prede». Da quando, tre anni fa, è arrivata la nuova legge antipedofili, e le forze di polizia si sono orga�nizzate meglio, e diversi sa�cerdoti o psicologi hanno lanciato l'allarme, il capo�branco è praticamente im�pazzito. Nel suo delirio, riferisco�no i carabinieri che hanno potuto leggerne i proclami memorizzati sul computer, minacciava di reagire «colpo su colpo». La «Brigata Pretoriana» avrebbe dovuto ma la Pro�cura li definisce «mere elucu�brazioni» raggiungere «ef�fetti di efficacia che non si possono ottenere in modo diretto, con azioni di rara o quantomeno inconsueta ap�plicazione». In pratica, ipo-. tizzava l'uso di materiali esplodenti o tossici. Siccome poi in casa gli hanno trovato taniche con sostanze chimi�che, nitrati e altro, che al solo miscelarli diventano pe�ricolose, i carabinieri non sottovalutano la minaccia. C'è persino un'ipotesi inve�stigativa, al momento molto azzardata, che sia riconduci�bile alla «Brigata Pretoria�na» un attentato poi abortito a Radio Vaticana del maggio 1999: trovarono unbottiglione sul muro di cinta con dentro le medesime sostanze chimiche. L'uomo è in carce�re dall'ottobre scorso, arre�stato dopo la denuncia di una madre che aveva notato suo figlio quattordicenne in troppa intimità. Da allora è detenuto a Rebibbia. Si sareb�be difeso sfrontatamente, so�stenendo che il ragazzino era il suo «fidanzato». Di lui parla con enorme cautela l'avvocato difensore, Andrea Parlatore: «Andateci piano prima di sbattere il mostro in prima pagina. E' una storia complessa, che da quanto so potrebbe essere molto diversa da come appa�re, e sicuramente è un dram�ma umano. La pedofilia, come si sa, è causata spesso da una catena di violenze che comincia dal�l'infanzia. E' una catena che ovviamente va spezzata. Ma è anche una storia patetica perché, da quel minimo che so della persona e della sua storia, è anche lui una vitti�ma». L'EX CARABINIERE Il secondo della banda è un ex carabiniere, B. G., 34 anni, cac�ciato dall'Arma alcuni anni fa per «indegnità» e attualmente impiegato come buttafuori in una notissima discoteca roma�na. Un giovanotto aitante e manesco. Nel locale, ma anche nelle palestre e nei campi sporti�vi che frequentava, adescava ragazzini adolescenti che poi violentava o destinava ad altri pedofili che frequentavano il locale. E' stato accusato da alcuni minori di averli picchiati e coartati con la forza. IL BIDELLO Il terzo è F. S., bidello, 59 anni, conosciuto nell'ambiente con il soprannome di «maestro» per via della sua età matura e, pare, di una lunga esperienza come pedofilo. E' accusato di avere messo a disposizione della ban�da alcuni locali della scuola dove lavora, ovviamente la se�ra, quando nessuno poteva ve�derli. L�avrebbero girato alcuni filmini pornografici e lui stesso avrebbe impugnato la telecame�ra. La sua posizione è aggravata dall'avere «destinato uno spa�zio istituzionale a fini illeciti e abietti». L'INFERMIERE Il quarto si chiama A.S., è un infermiere, nonché factotum di un noto medico romano. Ha 49 anni, abita al quartiere Africano, è molto noto nell'am�biente dei pedofili romani. Era incaricato, secondo l'accusa, di frequentare i ritrovi dei giovanissimi, i locali di video�giochi soprattutto, e convin�cerli con denaro e regali a partecipare ad incontri sessua�li. Aveva elaborato una strate�gia raffinata di sicurezza: il cliente entrava un attimo in un locale, «sceglieva» il mino�re, e si allontava. Ci pensava poi A. S. a organizzare l'incon�tro, a pagare il ragazzo, a metterlo su un autobus che l'avrebbe portato all'appunta�mento. Durante alcuni di que�sti incontri, hanno raccontato le vittime stesse, veniva usata cocaina per «scaldare» l'atmo�sfera, [fra.gri.] Il leader del gruppo in carcere da ottobre dopo la denuncia di una mamma
Persone citate: A. S., Andrea Parlatore, Roberto Fedele
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