Oltre la «Porte du Sudan» verso deserti ed Africa Nera

Oltre la «Porte du Sudan» verso deserti ed Africa Nera IN ALGERIA, A CAVALLO TRA IL MAGHREB E IL SUD DEL SAHARA,CE' LA BELLISSIMA TIMIMOUN Oltre la «Porte du Sudan» verso deserti ed Africa Nera sabbia. Al fondo della via, accanto al semiabbandonato Hotel Oasis Rouge, sorge la Porte du Sudan, un arco di terra rossa che apre la città sulla spianata del deserto. Una porta sul�l'Africa, quella nera, che dà a Timi�moun un'aria di frontiera, a cavallo tra il Maghreb e il sud del Sahara. I negozi e le bancarelle sono chiusi. Siamo in periodo di Ramadan e apro�no solo dopo il calare del sole. Passiamo accanto all'Hotel Goura�ra, il più grande e forse l'unico funzio�nante. E' di colore rosso, come tutto qui a Timimoun, ma la forma è squadrata e massiccia. Nulla a che vedere con quehe linee arrotondate dell'architettura locale. Scendiamo nel palmeto seguendo il passo rapido di Brahim. "Qui tutti hanno chiuso, ma io, nel mio piccolo riesco ancora a lavorare". Brahim Selkh è un uomo di quarantatre anni, magro da fare pau�ra. A prima vista sembra un tipo ombroso, quasi inquietante, con il volto reso ancora più fosco dal telo azzurro che gli incornicia il capo. Ma è un tipo vivace, dall'umorismo sotti�le e dall'intelligenza pronta. Dietro alla sua apparente trascuratezza si nasconde un'ottima capacità organiz�zativa. Lui e Djemma hanno messo in piedi una piccola agenzia che, per usare espressioni alla moda, propone un turismo responsabile. Si dorme in una casa tradizionale, immersa nel palmeto di Timimoun e restaurata con l'aiuto di un avvocato di Napoli, grande viaggiatore, grande amico di Brahim. Si mangiano piatti cucinati da Djemma e da altre donne del posto, si ascolta musica tradizionale e si può partire, a piedi accompagnati dai cammelli, lo splendido circuito del Gourara. Sei-sette giorni a passo d'uomo tra diversi tipi di deserto, da un'oasi all'altra. Ci accompagnano due cammellieri, un giovane alto dallo sguardo serio e un signore più anziano con una barbetta a punta e ricorda i disegni di Ali Babà sui miei libri d'infanzia. Ha un'espressione allegra e ama scherzare. I cammelli siedono pigri, indifferenti al vento. I due soppesano i carichi, li bilanciano e li legano. Si parte nel pomeriggio, i tempi qui sono sempre lunghi. Il deserto fuori Timimoun inizia con una spianata dura, da cui affiorano numerose le rose del deserto, schegge di sabbia pressata dal vento. I cam�melli ondeggiano mollemente sulla sabbia. Hanno gambe dinoccolate che sembrano cedere sotto il peso. La spianata è interrotta da qualche arbu�sto avvinghiato alla terra per non essere strappato dal vento. Poi inizia il petit erg, una fascia di dune alte e bellissime. Il piede affonda, scivola ed è una sensazione dolce quella di camminare a piedi scalzi sulla sabbia che si raffredda via via che il sole scende. Ogni sera si raggiunge un'oa�si. Piccoli grumi di case avvolte da un palmeto. Sbiaditi e polverosi visti da fuori, questi palmeti nascondono un DESERTO E CEROTTI ■ Un cerotto sulla pelle morbida del deserto! Questa è la pista dell'aeroporto di Timimoun, mentre appare sbiadita dall'oblò del Fokker che arriva da Algeri. Attorno una spianata rosa increspata da sassi e arbusti. All'orizzonte i fianchi dolci delle dune dell'Erg. Rosa anche loro hella luce del tramonto, pronte a diventare ora grigie ora gialle. mondo vivo e coraggioso. I sentieri che li percorrono sono costeggiati da orti verdissimi. Piccoh rigagnoli di acqua fresca h lambiscono e li nutro�no. Seguendo questi ruscelli verso la sorgente li si vede riunirsi: prima due, poi altri due poi altri ancora a formare canali più grandi. E' questo il sistema delle foggare, una tecnica semphce e perfetta per suddividere l'acqua in parti uguah. Spesso la sorgente è lontana dall'oasi. Gli uomi�ni di qui hanno creato canali per portarla fino all'abitato. Canah sotter�ranei per impedire l'evaporazione. All'interno dell'oasi il canale principa�le viene diviso da una sorta di petti�ne, costruito in terra, che lo frammen�ta in una dozzina di canaletti minori, tutti uguali che si dirigono in direzio�ni diverse verso gli orti. Ciascuno di questi canaletti viene successivamen�te diviso, grazie a un altro pettine in rigagnoli minori e cos�via in modo da portare a ogni appezzamento una quantità d'acqua uguale alle altre. Le stradine delle oasi sono strette e spesso coperte dalle case. Si forma�no corridoi ombrosi, dove la gente siede per ripararsi dal sole e dal vento di sabbia quando soffia troppo forte. In alto, sulle allure che incrinano l'orizzonte, si vedono numerosi resti degh ksar, le fortezze costruite per difendersi dagli assalti dei predatori. Il ritmo delle camminate è tran�quillo, induce a pensare, come tutto il deserto. I paesaggi si alternano, du�ne, sassi, crosta e ancora dune. I colori cambiano durante il giorno trasformando il mondo attorno. Si incontrano pozzi abbandonati, inva�si dalla sàbbia e pozzi nuovi, appena ricostruiti. Alla fine del trekking, dopo avere superato l'ultima fascia di dune, il deserto si placa nella vasta spianata sassosa che un tempo era un vasto lago salato e oggi è poco più che uno stagno. Laggiù si vede la scarpata sulla quale sorge Timimoun. Dà sem�pre una sensazione di piacere vedere una meta lontana. La vedi, ma sai che ci vorranno ancora ore prima di raggiungerla. Inizi ad assaporarla da lontano, a immaginare che per oggi il tuo camminare è finito. Forse ritorna a galla quella fatica del viaggio degli antichi descritta da Eric Leed ne «La mente del viaggiatore». I cammelli scivolano indifferenti lungo quella piana, mentre la città si avvicina impercettibilmente. Brahim è là ad attenderci con una vecchissima Land Rover scassata e fumante. "Brahim è povero, va a piedi, vedi" dice spesso con un tono un po' lamentoso, ma alla fine trova sempre l'auto da noleggiare per quel�lo che ti serve. Cammina, corre, telefona. Non ha nemmeno un uffi�cio, ma si dà un gran da fare e alla fine tutto fila liscio. Oggi è il giorno dell'Aid, si festeggia la fine del Rama�dan. I vicoli della medine sono pieni di gente vestita di bianco. Si incontra�no, si salutano con gioia. I bambini indossano gli abiti della festa. "Saa�lam aleikum", "Aleikum al saalam", le . cantOene dei saluti si inseguono tra i muri rossi delle case... SETTE GIORNI A PASSO D'UOMO DA UN'OASI ALL'ALTRA CON DUE CAMMELLIERI: UN GIOVANE ALTO, UNO ANZIANO CON UNA BARBETTA A PUNTA CHE RICORDA ALÌ BABÀ E' il giorno dell'Aid, si festeggia a fine del Ramadan. I vicoli della medina sono pieni di gente vestita di bianco. I bambini indossano gli abiti della festa. «Saalam aleikum», «Aleikum al saalam», e cantilene dei saluti si inseguono tra i muri rossi delle case... Al fondo della vìa sorge la Porte du Sudan, un arco d�terra rossa che apre la città sulla spianata del deserto. Una porta sull'Africa Nera, che dà a Timimoun un'aria di frontiera, a cavallo tra il Maghreb e il Sahara REPORTAGE Marco Aime LA città di Timimoun è a due chilometri dall'aeroporto. Ci si entra senza accorgersene. Le prime case, più squadrate e moderne sono rosse anch'esse, come quelle più antiche della città vecchia, che si stringono nella medina. Sono sparse all'inizio, segno di un insedia�mento che sta nascendo, poi si fanno più fitte e allora si vede che ci sono vie e strade tra quelle case. Brahim, il nostra accompagnatore, dice all'auti�sta di svoltare a destra in una stradi�na sterrata e stretta. Le case hanno i numeri vemiciati sui muri; "Sono i quartieri nuovi. E' ancora tutto prov�visorio". L'auto si ferma davanti alla numero 58. Una signora di circa quarant'anni dalla pelle nera ci apre il portone e ci saluta cordialmente. "E' madame Djemma" dice Brahim, mentre attraversiamo il cortiletto ed entriamo nella casa. Ci sediamo sui tappeti che coprono il pavimento. I bicchieri per il rituale tè alla menta sono già pronti e la teiera arriva dopo un istante. La stanza è bianca, sa di pulito. Nel muro sono state scavate delle nicchie decorate con il gesso nelle quah sono nascoste le lampadi�ne che illuminano con luce soffusa. "Le ha fatte lui" dice Djemma indican�do Brahim e lui sorride sdentato sotto il turbante. Usciamo nella strada e ci incammi�niamo verso il centro città. Una strada larghissima con al centro un largo marciapiede per camminare, questo è il centro. Lungo la via si incontrano fontane dalle forme ele�ganti e armoniose. Tutte senza ac�qua. Il vento soffia in continuazione e soUeva una nebbiolina gialla di

Persone citate: Brahim Selkh, Cerotti, Eric Leed, Marco Aime, Rama

Luoghi citati: Africa, Africa Nera, Algeri, Algeria, Alì, Maghreb, Napoli