Un «No» al Grande Fratello per salvare la Speranza

Un «No» al Grande Fratello per salvare la Speranza Un «No» al Grande Fratello per salvare la Speranza NON tutti i tempi sono buo�ni per valorizzare l'apolo�go sociale. Le censure si misurano innanzitutto sul�le dimensioni politiche legate all'oc�casione, alla spartizione «democrati�ca» dei poteri. Gli apologhi di Stefa�no Bermi mostrano ormai una esu�beranza quasi fantascientifica, cari�caturale fino all'eccesso, ma non sappiamo quanto le nuove genera�zioni colgano e memorizzino della loro valenza satirica, al di là del subitaneo divertimento. La citazio�ne da Orwell che Diego Cugia ante�pone al suo veloce, quasi necessario romanzo una specie di instantbook proiettato sulle nostre possibili catastrofi è quantomai attuale e da brivido. Cugia è un personaggio attento e «pericoloso», poiché offre la sensa�zione di saper cogliere al volo l'entità delle nostre dimensioni virtuali, quelle a cui vo�lentieri sottoponiamo i nostri figli per educarli al migliore dei disimpe�gni possibih. Uomo di spettacolo ma feroce osservatore delle realtà più crude, si è fatto conoscere o disconoscere con il discusso, impietoso program�ma televisivo soppresso e poi ripre�so e poi soppresso «Alcatraz». In questo romanzo di una notte l'impressione è quella di un messag�gio urgente nato tra i fantasmi del dormiveglia Cugia tenta la carta di una parabola nera del nuovo millen�nio, in cui 0 nome di Orwell non stona affatto, anche se il risultato è più satirico-sociale che non stretta�mente politico. Ma la realtà dipinta dall'autore è quella che non vorrem�mo mai vedere, un futuro di deliri collettivi in cui non saranno più necessarie le guerre, poiché la brutalità degli istinti umani verrà catahzzata da una globalizzazione spetta�colare della violenza, del dolore, dell'accanimento sociale misurato sull'individualismo dell'occasione mediatica. Il Grande Fratello ha assunto le dimensioni di uno show delirante «Cookies» in cui una coppia di iper-presentatori gonfiati dall'ecces�so dei tempi il Principe e la sua RECENSe IONE io sexy-aiutante Lesbia irrompono nella casa di Speranza Adamoli, una reduce quaranten�ne dei nostri pomi di inizio millennio, e la avvelenano in diretta per la gioia della Gran�de Rete Interattiva. No�vanta minuti prima dell'ultimo re�spiro, novanta minuti in cui l'incon�scio della donna servirà da misura dei suoi trascorsi e permetterà al pubbhco mondiale di scegliere la sua salvezza con un antidoto o la morte definitiva. E dall'inconscio di Speranza, da quel 2017 non troppo lontano dalle nostre deliranti parte�cipazioni alle finzioni mediatiche, rinasce per gli spettatori 0 presente che stiamo vivendo, dove corruttori e onesti si danno la mano, dove i picchiatori fascisti diventano onorevoli, dove i soldi stravincono sui valori rimasti a galla e l'Italia sem�bra allegramente destinata a diven�tare un paese dei balocchi alla deriva. Un ex allievo di Speranza, lo scrittore bengalese Sheik, tenta l'im�presa impossibile di salvare la don�na, relegata in un faro sull'isola di Antykithera, lasciatole in eredità dal suo grande'amore, il giornalista Paolo, morto in un attentato nel «lontano» 2001. Lo spettacolo è misurato con l'incalzare dei minuti e dei capitoh, fino all'estrema solu�zione, in cui un segnale di ribellione sembra nascere forse inutilmente nella coscienza collettiva. Delirante quanto realistico nelle sue ipotesi catastrofiche, il roman�zo di Cugia è un «No» generalizzato a tutte le pericolose, sorridenti Interferenze con le nostre dimensioni pensanti, almeno con quel che ne è rimasto, visto il successo ormai globale dei messaggi più effimeri e disimpegnati. E' un romanzo-sce�neggiatura ricco di spunti di rifles�sione in pillole, analitico nel tempo concessogli dall'autore, che ci fa sapere da che parte sta, e da che parte dovremmo stare anche noi per evitare la fine del topo, crepan�do con le nostre illusioni. Bastereb�be un «No», al momento opportuno, ma sinceramente guardandoci in�torno anche oltre U messaggio in bottiglia di Cugia non sappiamo se siamo ancora in tempo. La sensazio�ne è che stiamo per diventare l'ano�nimo contenuto di un gigantesco hamburger collettivo, pronti a esse�re divorati. In qualche modo sugge�risce Cugia felici di esserlo. RECENSIONE Sergio Diego Cugia Diego Cugia No Bompiani, pp. 205. L 26.000 ROMANZO

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