Il preside; lo avrei licenziato

Il preside; lo avrei licenziato Il preside; lo avrei licenziato «Era troppo rigido, trattava male i ragazzi» TORINO «Ho visto la fotografia di Dunn durante i telegiornali, sabato se�ra, e davvero non riuscivo a cre�derci. Era cos�controllato, cos�"freddo"... Certo, adesso si può pensare che chi urla almeno ogni tanto si sfoga e non arriva a sparare. Ma questa, mi rendo conto, è psicologia a buon merca�to...». Il professor Cosimo Scarinzi, collega dell'omicida-suicida Grant Matheson Dunn al liceo europeo «Umberto I» di Torino, un convitto statale, ricorda la grande riservatezza, la severità e anche il moralismo del professo�re. Quello che lo portava, per esempio, a richiamare duramente le ragazze che si presentavano con le gonne troppo corte. Di chiacchiere su possibili «avances» a colleghe o studentes�se, però, non ne erano mai emer�se. Ma un'allieva, adesso, parla con fastidio dei modi «suadenti ed equivoci» dell'insegnante: «Capi�tava che d'improvviso ti strizzas�se l'occhiolino e facesse degli am�miccamenti racconta A molte di noi ripeteva di continuo: "Mi hai deluso, mi hai deluso". Chiaro che voleva farci sentire in colpa nei suoi confronti. Un gioco men�tale, una tela di ragno. Come le lettere che ci incaricava di spedi�re: l'ultima l'aveva data marted�scorso a una mia compagna, ordi�nandole di inviarla all'estero...». I genitori di altri studenti ricor�dano un modo di fare e di compor�tarsi «anomalo»: raccontano che il professore arrivava in classe con una ventiquattro ore, dalla quale a volte estraeva svastiche e pugna�li. D'altro canto, nella scuola non era un mistero che lo scozzese sempre in giacca e cravatta colti�vasse sentimenti politici di estre�ma destra, al limite del fanatismo. Recentemente aveva sollevato non poche perplessità, fra inse�gnanti e genitori, la sua proposta di aggiungere alla gita scolastica ai campi di concentramento nazi�sti anche una visita al «nido del�l'aquila» di Berchtesgaden, il rifu�gio-bunker nel quale Hitler si concedeva qualche momento di relax in compagnia di Eva Braun. Quando arrivava a scuola con libri sul Terzo Reich, sul fuerher, sui campi di sterminio, Dunn li mostrava compiaciuto ai pochi colleghi con i quali scambiava qualche parola che andasse oltre un saluto formale. Nella sua stan�za, a scuola, ci sono due videocas�sette: una racconta la questione palestinese, l'altra è una testimo�nianza «sugli omicidi dei nazisti a Vienna». Allo stesso professor Scarinzi e ai ragazzi che avevano partecipato ad un viaggio in Bo�snia, Dunn aveva chiesto «souve�nir» mihtari. «La sua passione per le armi e le divise era nota», dice il collega. «Era con noi da cinque anni come supplente temporaneo» spie�ga il rettore dell'istituto, Pietro Teggi. «Veniva assunto a ogni inizio d'anno, il suo contratto scadeva in giugno. Insegnava Di�ritto, la disciplina in cui era laure�ato. Dal punto di vista della cono�scenza della materia non si pote�va che apprezzarlo». Sotto altri aspetti, invece, il professor Dunn non funzionava altrettanto bene: «I problemi si erano manifestati negli ultimi due anni: con gli allievi era diventato rigido, intolle�rante, poco comprensivo delle dif�ficoltà che spesso gli adolescenti si portano dietro». Il rettore ricorda i richiami. anche scritti, e i tentativi di collo�quio falliti. «Non partecipava alle riunioni collegiali, non seguiva lo spirito della nostra scuola: da noi la funzione educativa è molto importante, gli insegnanti devono avere un ruolo formativo globa�le». E Dunn non lo aveva, non lo voleva. La sua severità, secondo Teggi, non era capita dagli allievi, era fine a se stessa. Ragazzi e genitori avevano protestato più volte. «Tanto che pensavo di non rinnovargli il contratto l'anno prossimo». A un altro collega, lo scozzese aveva confidato le difficoltà che aveva nel gestire il rapporto con Emanuela: «Non sopportava l'in�gratitudine. Diceva che lei non lo aveva mai ringraziato per l'aiuto che lui le aveva dato. Per spiegar�mi come si sentiva, mi aveva portato alcune pagine fotocopiate di un libro di psicologia. Descrive�vano il comportamento di una donna che usa un uomo, lo domi�na e poi l'abbandona senza ricono�scenza». Tra gli studenti, c'è chi rievo�ca l'episodio di un ragazzino preso per un orecchio e quasi sollevato da terra; o di un allievo originario di Taranto, apostrofa�to come «terrone» davanti ai compagni. Altri parlano di insulti rivolti a più di una studentessa sorpresa a fumare nell'intervallo o mortificate con frasi tipo: «Una mia amica dice che le donne che fumano appartengono alla schie�ra delle donne di mondo». Qualcu�no ricorda anche che martedì, lasciando la scuola, il professor Grani Matheson Dunn aveva sa�lutato i suoi studenti con una strana frase: «Le mie lezioni finiscono oggi, non ci rivedre�mo». Sapeva già che non avrebbe più aperto il registro. [r. cri.] Gli allievi dell'assassino «Era fissato con le armi ossessionato da Hitler» Le famiglie avevano protestato più volte Si parla di una denuncia Fiori nel luogo del delitto

Luoghi citati: Berchtesgaden, L'aquila, Taranto, Torino, Vienna