«Per le code ai seggi qualche testa salterà»

«Per le code ai seggi qualche testa salterà» «Per le code ai seggi qualche testa salterà» Bianco: Ciampi mi ha rincuorato intervista jo Magri ROMA E' passata una settimana da quel disastro», sussurra En�zo Bianco, ministro dell'In�terno, «e comincio ad assorbire il colpo. Ma ho sofferto come mai». Beh, si capisce. «Sento dentro una grande rab�bia...». Per la figuraccia? «Per i disagi cui abbiamo co�stretto i cittadini. So di persone che non sono riuscite a votare, tanta era la ressa. Di nuovo voglio chiedere scusa». Che fine fa l'inchiesta? «Quasi pronta». Risultato? «Il disservizio è nato anzitutto dalla riduzione dei seggi decisa dalla Finanziaria del '97. E' un problema che il mio ministero aveva sollevato più volte». Vada oltre, per favore. «Allora faccio io una domanda. Perché a Torino, dove si votava anche per il sindaco, o a Raven�na, dove c'era il rinnovo della Provincia, non ci sono state file come a Roma, Napoli e Reggio Calabria?». Là lo Stato non funziona. «Sbagliato. A Caserta e Bari, per fare degli esempi, tutto è anda�to nella norma. La stragrande maggioranza dei Comuni si è adeguata alla mia direttiva del 10 aprile (la mostra, ndr), dove imponevo che in ogni seggio si installassero quattro cabine». Non dica che sarebbe ba�stato a evitare il caos. «Invece è così. Il collo di botti�glia era proprio in cabina, tutti hanno potuto vederlo nelle tre città che non hanno provvedu�to. A Torino ce n'erano quattro per seggio. A Roma tre, a Napoli e a Reggio Calabria due. Mate�matico che ci fossero code». Che amministrazioni co�munali birichine... «Hanno preso sotto tono la mia direttiva». Non le è mai venuto in mente di controllare? «Il ministro, scusi, non può vedere se tutte le sue direttive vengono applicate. E' un compi�to che spetta ad altri». Finirà in ima bolla di sapo�ne? «No, qualche testa salterà». Intanto lei è stato elevato a simbolo di una doppia sconfitta: dello Stato e del centrosinistra. «Avevo seriamente pensato di dimettermi, anche se poi avreb�bero detto: fa poca fatica, tanto se ne va tra pochi giomi...». Cosa l'ha trattenuta? «La fiducia del presidente del Consiglio e, soprattutto, l'inco�raggiamento del presidente Ciampi, che ho sempre avuto vicino in tutta questa mia espe�rienza al Viminale. In più, le tante manifestazioni d'affetto, perfino da altre parti politiche. Ringrazio Francesco Cossiga». E chi altro? «Mi ha telefonato Antonio Mar�tino dopo che l'onorevole Ga�sparri in televisione aveva det�to: "L'unica cosa che Bianco può fare è farsi trovare con la testa in una pozza di sangue e la pistola al fianco"». Elegante. «Ho avuto la solidarietà di Ser�gio Bilie, Andrea Camilleri, Ni�cola Piepoli, Franco Battiate, Silvio Scaglia...». Peccato che gli elettori catanesi l'abbiano bocciata... «Anche qui, adesso basta. C'è un limite perfino alla voglia di trovare un capro espiatorio». A Catania ha perso o no? «Una cosa è candidarsi in un collegio dove l'Ulivo ha il 60 per cento, come ha fatto qual�che altro ministro di cui non faccio il nome; altra cosa se si ha il 28 per cento e lo si porta, come me, al 43. Con la Marghe�rita che a Catania vola al 23 per cento, tra le percentuali più alte d'Italia». Si aspetta una medaglia? «So sorridere anch'io, ma non c'è dubbio alcuno. Il dato poUtico è un vero successo. In pochi possono vantarlo». E'il caso di Rutelli? «Certo. Lui esce dalle elezioni come un grande protagonista. Cinque mesi fa eravamo 10 o 12 punti sotto. E' riuscito a rimon�tare quasi tutto il distacco, trasformando un'accozzaglia di partiti in una squadra». Però ha perso. «No, si è perso negli anni prece�denti, quando abbiamo fatto cadere Prodi e le leadership del centrosinistra hanno smarrito per strada Bertinotti, poi Di Pietro, quindi D'Antoni, e non hanno ricuperato la Bonino». Impossibile vincere? «Siamo stati battuti, non scon�fitti. Chi ha avuto il coraggio di unirsi, come i partiti della Mar�gherita, ha ricevuto un premio dagli elettori. Va incassato subi�to». Come? «Abbiamo trenta, quaranta gior�ni di tempo per dar vita a un vero partito. Certe cose si fanno subito, o addio». Popolari, Asinelio, Udeur e diniani devono sciogliersi? «Ognuno si tenga la sua identi�tà. Io stesso non rinuncio alla mia. Ma serve una Costituente della Margherita che metta in�sieme in una struttura agile gruppi parlamentari, sindaci, alleanze sociali...». Come la prenderanno i Ds? «Sono i più provati. Veltroni sta combattendo con passione a Roma, D'Alema s'è misurato con l'umiltà dei grandi leader nella disfida di Gallipoli, ma la Guercia senza dubbio ne ha sofferto. Per fortuna, hanno trovato un riferimento equili�brato e concreto in Fassino. Però adesso pure loro debbono accettare la sfida». Cioè? , «Navigare in mare aperto». IE lei, ministro Bianco? «Io? Scommetto nella Margheri�ta. Ci gioco tutto personalmen�te. Vorrei che mi dessero una mano quanti vengono dalla mia stessa tradizione repubblicana, azionista, liberale». Nonostante il ceffone del 13 maggio? «Ricomincio da lì. E dalle cento cose che ho fatto al govemo: dai nuovi vertici della Polizia al testo unico delle autonomie lo�cali, dal contrasto all'immigra�zione clandestina alle forze del�l'ordine per le strade». «Battuto a Catania? Ma se ho portato l'Ulivo dal 28 al 43^0 Certi miei colleghi invece si sono presi dei collegi blindati» «Nei momenti più difficili mi sono arrivate tante manifestazioni di affetto. Ringrazio anche Cossiga» Il ministro degli Interni Enzo Bianco