«Uccideva e poi brindava»

«Uccideva e poi brindava» AL COMANDO Di UN IMPERO ILLEGALE DA DUE MILA MILIARDI «Uccideva e poi brindava» Amico diRiina, campione neldoppiogioco personaggio inviato a MARANO B RINDARONO, con le mani ancora sporche di sangue. Era il 23 settembre dell'85, nei giar�dini della tenuta di Poggio Vallesana l'aria era tiepida mentre un gruppo di uomini rideva sorseggiando cham�pagne. Un pentito, Salvatore Miglio�rino, ha raccontato che quella sera don Lorenzo Nuvoletta, il capofami�glia, e suo fratello Angelo, erano di ottimo umore. Con loro c'erano i migliori sicari del clan, professioni�sti seri ed efficienti. Non avevano sbagliato neanche l'ultima missio�ne, compiuta poche ore prima: l'omi�cidio di Giancarlo Siani, un ragazzo con la passione del giornalismo, cro�nista in odore di assunzione al Matti�no di Napoli, il quotidiano con cui collaborava da tempo. Aveva scrit�to, Siani, che i Nuvoletta avevano «soffiato» alla polizia informazioni utili per l'arresto di Valentino Gionta, capoclan amico dei padrini di Marano. I Nuvoletta, naturalmente, negarono, e per dimostrare la loro buona fede promisero ai Gionta la testa del cronista. E gliela consegna�rono. Di questa storia si è saputo molti anni dopo, quando Lorenzo era ormai morto e sepolto, divorato da un cancro. E' rimasto però Ange�lo, che il 13 ottobre scorso ha saputo dalla latitanza della condanna defini�tiva all'ergastolo pronunciata con�tro di lui dai giudici della Cassazione per l'omicidio di Giancarlo. Don Lorenzo e il fratello Angelo erano fatti così, immuni da ogni emozione, cinici, doppio e triplo-giochisti come solo un capo mafioso sa essere. Proprio così: mafiosi, più che camorristi; avvezzi, prima di agire, a valutare tutte le possibili conse�guenze. Non a caso il loro impero criminale all'ombra del Vesuvio era l'unico ad essere rappresentalo nella Cupola di Cosa Nostra. Negli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta i mafiosi erano di casa nella tenuta di Marano. E successivamente, nella guerra fra i clan che aveva scosso la Sicilia, i fratelli terribili della camor�ra si erano schierati dal lato giusto della barricata, al fianco dei «vincen�ti» di TotòRiina. Il pentito Gaspare Mutolo, uomo della famiglia Parlanna di Mondella, raccontò ai giudici che i rapporti fra i Nuvoletta e i Corleonesi risalivano al 1973. Quella di Mutolo era una testimonianza diretta. L'ex mafioso disse che quando usc�dal carcere di Poggioreale in cui era stato rinchiu�so, trovò ad attenderlo Saro Riccobono e Angelo Nuvoletta che lo portaro�no in auto a Poggio Vallesana. L�lo accolse Rima in persona, e tutti insieme festeggiarono con un ban�chetto memorabile. Per ima curiosa legge del contrap�passo, i Nuvoletta ebbero minor fortuna nella loro terra. Loro, alleati con la mafia vincente, rappresenta�rono in Campania la camorra per�dente. I nemici di sempre: Antonio Bardellino e Cannine Alfieri. Nell'84 i sicari di Alfieri e Bardellino ebbero il coraggio di fare un'irruzione nel quartier generale della famiglia Nu�voletta, Poggio Vallesana, e uccisero il più giovane dei Nuvoletta, Ciro. Fu uno smacco cocente, che co�strinse Lorenzo ed Angelo a sparire dalla circolazione, ma non ad inter�rompere gli affati. Dicono gli inqui�renti che anche i rapporti con Cosa Nostra hanno resistito al tempo. Li avrebbe sempre mantenuti Angelo, la mente della famiglia, ima sorta di pr del clan. Ancora potente, tanto che nessu�no dei suoi ha mai avuto il coraggio di tradirlo. «L'arresto è esclusiva�mente frutto di un salto di qualità delle capacità investigative delle for�ze di polizia» dice il ministro dell'In�terno, Enzo Bianco, [f.mil.] Giancarlo Siani il giovane cronista ucciso dai boss

Luoghi citati: Campania, Marano, Napoli, Sicilia