la California al buio dice no di Lorenzo Soria

la California al buio dice no LO STATO DEI BLACKOUT VITTIMA DELLA DEREGULATION ENERGETICA la California al buio dice no Non piace il piano: «Meglio risparmiare» retroscena Lorenzo Soria LOS ANGELES CON il suo nuovo piano energetico, George W. Bu�sh gioved�ha annunciato che con i primi di giugno visiterà la California. Sarà il suo primo viaggio nello Stato più ricco e popolato degli Usa da quando si è trasferito alla Casa Bianca tre mesi e mezzo fa, ma quando Air Force One lo porterà prima a Los Angeles e poi a San Diego il Presidente troverà un'accoglienza piutto�sto ostile. Nel presentare il loro piano Bush e il suo vice, Dick Cheney, hanno più volte messo in rilievo che uno dei fattori che li ha spinti a inter�venire è la crisi energetica della California, costretta da mesi a vivere tra blackouts e tariffe in continua crescita. Ma qui in California il piano è stato subito attaccato su vari fronti. Nel documento c'è troppa attenzione per chi produce petrolio, carbone e nucleare e troppo poca per le fonti rinno�vabili e per il rispamio energe�tico. E' un veicolo, si dice, per distruggere anni di conquiste ambientali. Soprattutto il nuo�vo piano è stato accusato di avere volutamente ignorato l'unica soluzione che potrebbe portare sollievo allo Stato a breve termine: un tetto sui prezzi praticati dai fornitori di energia, molti dei quali hanno base non qui ma in Texas. «Sono tutti amici del Presiden�te e di Dick Cheney», accusa il governatore democratco Gray Davis: «E che cosa fanno i due? Ci dicono di stare tranquilli, che non c'è' alcun problema». Di problemi, in California, ce ne sono e risalgono al 1996, quando lo Stato approvò la deregulation energetica. Era un periodo di abbondanza, quello. E l'idea che le «Utili�ties» avrebbero dovuto liberar�si dei loro impianti di produzio�ne di energia e acquistarla sul mercato libero venne accolta quasi all'unanimità come un'ottima idea, anche perchè i consumatori vennero tranquil�lizzati dal fatto che le «Utili�ties» sarebbero state soggette a tariffe regolate. Ma la doman�da adesso è superiore all'offer�ta. In un anno il costo di ogni megawatt di energia è salito da 10 a 30 volte e anche questo non basta, col risultato che le «Utilities» sono sull'orlo della bancarotta. Lo Stato sta esaurendo il suo surplus. E la California, lo Stato più tecnologicamente avanzato d'America, non è più in grado di garantire ai suoi cittadini la fornitura di elettri�cità: quest'estate si prevedono 35 giorni di blackouts, con circa 4 milioni di utenti che, a rotazione, dovranno fare a me�no di lampadine, computer e condizionatori. Se nessuno nega l'esistenza della crisi, la divisione è sulle sue origini. Troppo pochi im�pianti e troppi ambientalisti che impongono inutili e costo�si regolamenti, sostiene il pia�no di Bush. Ma visto dal punto di vista della California è tutta colpa, invece, di alcune società «pirata» dirette e possedute da amici e finanziatori degli ex petrolieri Bush e Cheney che hanno volutamente sottratto energia dalla rete e poi artificialmnte aumentato i prezzi. Dalla politica adesso si è passati ai tribunali, dove la El Paso Corporation di Houston deve difendersi dall'accusa di avere ricavato profitti per 3,7 miliardi di dollari riducendo l'offerta di gas metano. E dove la Reliant è stata accusata da Davis di pratiche «oscene». Altre società sospettate di es�sersi comportate come «scia�calli» sono la Duke e la Enron, anche loro con sede in Texas. Altro motivo d'irritazione è la mancanza di attenzione, nel piano di Bush e di Cheney, alle fonti rinnovabili come il vento e il sole e al risparmio energeti�co. Una settimana fa Dick Cheney ha dichiarato: «Il ri�sparmio e' un segno di virtù personale, ma non può essere a base di una sana politica energetica». Nel frattempo l'amministrazione ha modera�to il tono su questo fronte, ma David Freeman, l'uomo cui è stato affidato l'infelice compi�to di trovare soluzioni alla crisi energetica californiana, ha ribattuto: «Ho un messag�gio per Cheney ed è che il risparmio non e' una parolac�cia». Accoglienza ostile per il Presidente atteso a San Diego e Los Angeles «Troppa attenzione per chi produce petrolio, poca per le fonti rinnovabili»