Maroni, da premier padano a lena autorità dello Stato di Filippo Ceccarelli

Maroni, da premier padano a lena autorità dello Stato IL LEGHISTA IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA CAMERA Maroni, da premier padano a lena autorità dello Stato personaggio Filippo Ceccarelli A poi: lo voteranno, a scruti�nio segreto. Bobe Maroni? Si Itroverà cioè a Montecitorio una qualche maggioranza disposta a farsi rappresentare da quello stesso Maroni che nel 1997 annunciò l'istitu�zione della Guardia Nazionale Pada�na al «parlamento» di Chignolo Po? Il presidente della Camera dei de�putati Iquelli italiani) figura infatti come la terza autorità dello Stato (pure italiano). Ebbene: a questo ran�go è oggi plausibilmente candidato Maroni. Vero è che l'affidamento del suo capo, dal punto di vista della cultura istituzionale, non è suonato molto incoraggiante. «Se fossi Maroni ha detto Bossi preferirei il ministe�ro dell'Interno dove si gira di più e non si sta seduti alla scrivania». Però il leader leghista ha anche dovuto riconoscere che lo scranno più alto di Montecitorio è strategico. Del resto, ammette lo stesso Bobo, manifestan�do anche lui un indubbio rispetto per gli ordinamenti, una presenza della Lega «lì» serve a evitare ((troppi sgam�betti». E dunque tocca di nuovo arrèndersi ai casi della vita. Occorre infatti sapere che nel no�vembre del 1997, quando i leghisti, ormai in fase di accentuata padanizzazione secessionistica, trovarono trop�po costoso il milione e mezzo al giorno che dovevano pagare per l'affitto di Villa Riva Bemi, a Bagnolo San Vito, presso Mantova; e insomma, quando si trovarono sfrattati dal pur cortese affittuario signor lotti e senza una sede per il loro parlamento nordista, ecco, proprio Maroni, in qualità di presidente del governo provvisorio. nonché membro del Comitato per la liberazione della Padania, venne in�viato a fare un sopralluogo a Chignolo Po, provincia di Pavia, dove c'era un castello disponibile. Qui Bobo trovò un simpatico irpino, l'avvocato Procaccini, U quale non faticò molto a convincere il barbuto ed entusiasta leader padano che in quel maniero da adibirsi a parlamen�to del Nord avevano abitato i primi re longobardi. Com'è ovvio in questo genere di transazioni, il castello ave�va anche il suo bel fantasma, apparte�nente a un certo duca gettato vivo in un pozzo. E tuttavia «i veri fantasmi Bobo dixit si trovano a Roma in quell'altro Palazzo». Bene. Fantasmi o non fantasmi, l'ex premier padano troverà fra i marmi della Curia Innocenziana una strutturazione rituale e una responsa�bilità istituzionale un pochino più complesse di quelle della villa del signor lotti o del castello di Procacci�ni. Il parlamento padano, di cui non si sa bene se ancora esiste o no, resta comunque un fantastico esempio di fiction politica. Prima di ogni seduta veniva celebrata la liturgia dell'alza�bandiera, con ruota solare alpina, al suono del «Va' pensiero». Da quella tribuna, come accennato, Maroni pre�sentò a suo tempo e con la dovuta solennità la Guardia Nazionale delle camicie verdi, organizzazione aparti�tica e non violenta, organizzata in compagnie «per il recupero e la difesa dell'identità padana». E sempre a Chignolo, «posto bellissimo e ricco di storia», negli anni ruggenti della seces�sione ricevette almeno un paio di volte un tipo simpatico come il russo Zhirinovskj. Una volta Bobo volle invitare di persona in quel padan show parliament anche l'allora presidente della Repubblica Scalfaro; il quale, poco propenso, si limitò a rispondergli con un sorriso. Maroni è senz'altro un uomo simpatico ed espansivo; lui anzi, che pure è nato a Lozza, pochi km dalla frontiera svizzera, dice di sentirsi in questo assai meridionale; confessione effettuata per l'esattezza davanti a una enorme mozzarellona di bufala alla fiera mastelliana di Telese (ottobre 1998), Proprio Scalfaro, tuttavia, aveva esternato qualche dubbio sulla cultu�ra istituzionale di Bobo prima di nominarlo ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi. Maroni, di cui esiste una straordinaria biografia intitolata «L'arciere», cercò effettiva�mente di introdurre al Viminale uno stile un po' ye-ye. Siccome suona l'organo, appese nel suo ufficio il poster del suo gruppo «Distretto 51 and the Capric Homes with the S weet Soul Sister» al festival di Porretta Terme. Quindi si fece fotografare, raggiante, con i piedi sulla scrivania ministeriale «che fu di De Gasperi» (e di Mussolini, se è per questo). Secon�do Gian Antonio Stella (Dio Po, Baldi�ni fr Castoldi, 1996), il ministro Maro�ni si rivolgeva ai prefetti ponendogli la seguente questione: «Che ne sai tu di un campo di grano, poesia di un amore profano?». La sera del 13 luglio 1994, ItaliaBulgaria e varo del decreto Biondi, era a cena a casa Bassanini, C'era pure D'Alema, a cui il ministro dell'Interno disse che Berlusconi gli aveva fatto vedere un sondaggio, da cui risultava che «alla gente non gliene frega nien�te». Fu simpatico anche allora. Meno simpatico il giorno dopo quando l'at�tuale candidato alla presidenza della Camera spiegò e questo se lo ricorda�no senza dubbio i berlusconiani di lungo corso che aveva messo la sua firma sotto quel decreto perché: «Mi hanno imbrogliato» disse. E per il governo fu l'inizio della fine. Quand'era ministro lanciò uno stile ye-ye e appese in studio alViminale il poster del suo gruppo jazz Sopra: Umberto Bossi e Roberto Maroni. A sinistra: foto anticonformista per Maroni quando era ministro dell'Interno

Luoghi citati: Bagnolo San Vito, Bulgaria, Chignolo Po, Italia, Lozza, Mantova, Pavia, Porretta Terme, Roma