Bossi: io al govenio? Sì, ma in canottiera di Maria Corbi
Bossi: io al govenio? Sì, ma in canottiera Bossi: io al govenio? Sì, ma in canottiera La Lega ricorre per le schede annullate: arriveremo al 4 per cento Maria Corbi ROMA Umberto Bossi arriva nello stu�dio di «Porta a Porta» con un doppiopetto grigio, ma assicu�ra subito a Bruno Vespa che non si è «imborghesito». «Se andrò al governo ci andrò in canottiera», dice. «Non mi di�mentico che la Lega è nata dal basso». Ma è in quel «se» che si agitano i dubbi di Berlusconi, perché certo avere Bossi al governo può anche voler dire controllarlo meglio. Questo il senatur lo sa e per questo tergiversa sull'argomento: «Certo è che se devo gestire un ministero che mi tiene otto giorni su sette a Roma, non può andare. Quindi, eventualmen�te, deve essere una cosa compa�tibile. Lo stesso problema che ha Fini, del resto». Seduto accanto a Giulio Tremonti, ministro delle Finanze in pectore del futuro Governo, e davanti a Maurizio Gasparri e a Rocco Buttiglione, Bossi par�la delle elezioni e racconta di quando la notte è tornato a casa e ha trovato la bandiera della Lega legata a una sedia dal figlio «per festeggiare la grande vittoria». Parla di sé e dei leghisti in termini eroici come «cavalieri che sono anda�ti in battaglia per cambiare il paese». Di nuovo la leggenda dei cavalieri della Tavola Ro�tonda e di un re «Artù», che non decideva da solo. Dice che «se avesse vinto la sinistra avreb�be governato per altri 50 anni trasferendo tutto il potere rea�le in Europa e quelle del 13 maggio sarebbero state le ulti�me elezioni piene». «La sinistra spiegherà ancora a fine tra�smissione a Vespa avrebbe aperto il Paese a qualche milio�ne di clandestini e poi non ci sarebbe stato più niente da fare». Bossi minimizza sulla soglia del 4 per cento solo sfiorata dalla Lega, anche se significa meno parlamentari e meno sol�di del finanziamento pubblico, e annuncia i ricorsi: «Mancano solo 8 mila voti e basta poco a recuperarli, basta stimolare le corti di appello». Detto e fatto: l'onorevole Mario Borghezio ha presentato infatti un ricorso agli uffici centrali circoscrizio�nali elettorali di 9 Corti d'Appel�lo nelle regioni del Nord oltre che in Toscana ed Emilia Roma�gna. «Le schede annullate sono circa 50 mila ha spiegato il parlamentare della Lega la metà delle quali a causa del doppio segno, uno sul simbolo e uno sul nome del candidato». E una circolare del ministero dell'Interno spiega che la sche�da con due segni e regolare per ogni altro verso deve conside�rarsi valida. «Il problema aggiunge Borghezio è che questa circolare è stata comuni�cata tardivamente e a pochi seggi». Nello studio di «Porta a Por�ta» Bossi si comporta da vinci�tore e glissa abilmente la do�manda di Vespa sul fatto che la Lega anche al Senato non sem�bra essere determinante. Secon�do il suo calcolo, che somma i senatori a vita, lo è e comun�que, dice, è importante avere una maggioranza stabile, non una volta s�e l'altra no. «Noi sapevamo spiega il segretario federale della Lega che avrem�mo avuto un peso notevole come è stato dimostrato». Ma poi parla di una campagna elettorale fatta senza la televi�sione concentrata solo sui due candidati premier. E la ridotta passerella tv ha pesato nel voto. Vespa insiste chiedendo se sarà lui il o uno dei vicepremier del governo Berlusconi. E Bossi continua a non rispondere: «Stiamo ad aspettare, bisogna parlarne tra noi, capire quali sono le forze e come collocar�le». E ancora: «Credo nel gover�no Berlusconi indipendente�mente da chi ci sia o non ci sia. Berlusconi ha interesse che tut�ti i rappresentanti delle forze si stringano insieme». Per Roberto Maroni, Umber�to Bossi vede un futuro prossi�mo da presidente della Camera dei Deputati. «Anche se capisco che fare il ministro dell'Interno sarebbe meglio per lui, si gira il mondo, ci si diverte, mentre stare dietro a una scrivania è noioso. Ma se me lo chiedono da uomo politico devo risponde�re così». E cioè preferirebbe la presidenza della Camera. Che a candidatura di Maroni alla terza carica dello Stato sia una cosa quasi fatta lo conferma Giulio Tremonti: «Ne abbiamo parlato in una riunione per festeggiare, comunque è stata considerata una ipotesi molto seria, da valutare con gli alita�ti. I quattro segretari dei partiti adesso devono accordarsi». «Se la sinistra avesse vinto avrebbe governato per cinquant'anni e trasferito tutto il potere in Europa» «Se sarò vicepremier lo decideremo assieme. Dirò no a un ministero che mi tenga troppo a Roma»
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