I SIMBOLI DEL POTERE

I SIMBOLI DEL POTERELA LOTTA POLITICA FRA COMUNICAZIONE SOFISTICATA E RITI ANCESTRALI I SIMBOLI DEL POTERE Sovrani, giuramenti, totemeoracoli della campagna elettorale analisi Filippo Ceccarelii B! UFFONI di corte come nel Medioevo, però in televisio�ne, tipo Luttazzi. Banchetti e «miUe cene» rutelhane sotto accu�sa come ai tempi di Cicerone («et ad prandium vulgo vacati», In difesa di Murena, 34,72). Crociate leghiste contro i musulmani, apo�logia di Lepanto e del Carroccio, matrimoni e battesimi celtici ad uso elettorale. Titolo deUa Pada�nia: «La pace di Lodi e la Santa Lega: la storia si ripete». U problema è come si ripete. Giuramenti, sacramenti, disfide, scenari lontani, antiche immagini che riemergono chissà da dove e perché. Che cosa spinge i ministri Bellillo e Pecoraro Scanio a farsi fotografare con l'elmetto e i guan�toni da boxe? O Sei-gio D'Antoni ad aprire le convention di Democra�zia europea con la musica de «Il gladiatore»? Paradossi della tecno-pohtica e disfunzioni deUa democrazia: più il messaggio si affina, più la comu�nicazione acquista efficacia e va avanti, più la lotta per il potere sembra che ritomi inesorabilmen�te indietro. AU'ancien regime, al�l'età di mezzo, all'antichità classi�ca e perfino con qualche beffardo riadattamento alla notte dei tem�piRuteUi e Berlusconi che digri�gnano i denti con la clava in mano. Ci si può anche scherzare un po' su; come pure può essere, anzi è senz'altro una suggestione estre�mizzata. Però questa campagna elettorale non a caso la più costosa e perfezionata dal punto di vista delle strategie, ma anche la più povera e vuota di idee e di passioni ha certamente risveglia�to meccanismi arcaici. O almeno: li ha resi evidenti, riveduti e tecno�logicamente corretti, per ogni op�portuno allestùnento visivo. ILCORPOEILVOLTO Nell'era della tv, da astratta che era, l'arte politica ritoma ad esse�re figurativa. Prima il leader dove�va persuadere usando principal�mente la parola; oggi che lo zoom delle telecamere di Porta a porta o del Costanzo Show ha abbattuto la distanza quello stesso leader, tra�sformato in attore, deve soprattut�to impressionare, o rassicurare, o sedurre i cittadini-telespettatori, con il proprio corpo. Quindi occhio aha barba, aU'occhiaia, al forunco�lo, alla lingua troppo spesso sulle labbra, ai tic e alle grattatine scon�venienti; oppure si ricorre al cero�ne. Ebbene: si trova scritto in Senofonte che Ciro il Grande (impe�ratore nel 558 a.C.) incoraggiava «l'uso del trucco degh occhi per amphare la beUezza», consighando inoltre i capi a non sputare ed asciugarsi il naso in pubbhco. Mai come in questa campagna si è parlato di trucchi, bellezza, malat�tia, vecchiaia, capelli (la calvizie del Cavaliere e il sale-e-pepe di RuteUi). Così, oltre a dar conto come D'Alema deUe 500 fiessioni quotidiane, o a farsi massaggiare all'hotel de Russie, appare del tut�to plausibile che i politici ricorra�no a inconfessabili tinture, lifting e odontotecnica sbiancante. Se U leader dell'Ulivo, scrive il Foglio, sorride troppo spesso e al momen�to sbagliato, non di rado il Cavalie�re appare esagitato, «ma è colpa della tv dice lui che mi riprende quando alzo la voce per coprire gh applausi e ho il volto contratto». IDOLI E TOTEM L'attuale culto deUe immagini basti pensare al dilagare dei «fac�cioni» 6 metri per 3 ha molti più punti in comune con la lontana era degh idoli che con una norma�le democrazia. Ora, va da sé che l'idolo (dal greco eidolon) non ha nulla di umano, tantomeno è fatto per essere guardato. Semmai è lui che come 3 Berlusconi interpreta�to da Sabina Guzzanti si rivolge al viandante o l'elettore di oggi. Nell'idolatria post-modema, quel�le di Berlusconi e RuteUi risultano icone luminose, simboli visivi, su�per-immagini. E non solo perché nel caso del centrodestra il «faccio�ne» rivive pure in queUe strutture paraUelepipedali in plastica, a ba�se triangolare, che non a caso la fantasia del linguaggio giornalisti�co ha ribattezzato «totem», come le strumentazioni magico-simboliche issate a funzione protettiva dai popoli primitivi. Questi ultimi recavano in taluni casi anche ani�mali di riferimento. NeUa presen�te campagna elettorale, in qualità di presunti animali totemici, si segnalano: cani leghisti (associazione «CoUare verde») e finti coni�gli rutelhani (in funzione anti-Cavaliere), oltre ai «quattro gatti» seguaci del «gattomammone» Cossiga, con cravatte segnaletiche. GIURAMENTI Ha giurato RuteUi aUa convention di Assago; ha giurato Formigoni come govematore deUa Lombar�dia e han giurato sui loro figli, poveretti Berlusconi e Bossi. Que�st'ultimo in verità è da qualche anno che ha preso a giurare, a Pontida e poi anche Venezia dopo U rito deU'ampoUa (vedi U capito�lo: «Invenzioni di ima tradizione» nel recente e interessantissimo «Le forme rituali della politica» di Gianmarco Navarini, Laterza), con la fonnula «Tutti per uno, uno per tutti», mutuata da I tre mo�schettieri. Si tratta comunque di giuramenti aU'acqua di rose; impe�gni cioè che omettono, come inve�ce accade neUa Bibbia, l'invocazio�ne deUa divinità in funzione vendi�catrice rispetto a chi eventualmen�te «sgarra». IL RE Nel centrodestra U modeUo monar�chico ha fatto passi da gigante. Sempre più spesso, e con un certo grado di consapevolezza, Berlusco�ni si comporta come im sovrano (nemmeno troppo costituzionale). Da questo punto di vista la cerimo�nia televisiva del «contratto» io e i ((cittadini kaliani» è esemplare. Continui sono gli sfoggi di regalità del Cavaliere, i libri inviati in regalo, poi l'album fotografico (do�ve è menzionato addirittura in forma imperiale), quindi il divieto a mostrare altre immagini se non la sua. Ordini e canoni da rispetta�re. Il re non vuole mangiare con aglio e nutre i suoi feudatari (gra�zie al cuoco Michele); U re non ama che portino la barba (e l'onore�vole La Russa si deve giustificare); il re commenta il modo di portarsi dei medesimi («Pierferdinando, al�lacciati la giacca, hai mangiato troppo durante la campagna elet�torale!»); U re h ospita a bordo deUa sua flotta aerea; il re intende rilanciare l'architettura (discorso aUa Confcommercio) per lasciare «tracce durevoli di sé». Il re ha cinque «missioni» e due corpi, uno mortale e uno immortale: di «im�mortalità» Berlusconi ha parlato con i seniores di Forza Italia. Club sono. stati intitolati a Veronica Lario e a mamma RoseUa. LACORONAEILTRONO Sintomatico, anche a sinistra, l'uso e l'abuso di «incoronare» e «incoro�nazione». Per cui Amato, volente o nolente, ha messo la corona in capo a RuteUi, come U Papa a Carlo Magno o a Napoleone. Lungi dal�l'essere una metafora giornalisti�ca, U trono esiste davvero, ha le sembianze di una grande sedia rossa daUo schienale dorato e ogni settimana, a Telecamere, Anna La Rosa ci fa sedere qualcuno. L'altro giorno Maroni si è rifiutato: «Sono un barbaro padano ha detto e non mi siedo sul trono». LA CORTE Durante U karaoke deU'inno di Mameli, aUa presentazione dei candidati del Polo, un fantastico lapsus ha fatto comparire la scrit�ta: «Stringiamoci a corte». Dun�que: via del Plebiscito come Ver�sailles ed Arcore, nel week end, come luogo decisivo della vita pubblica italiana. Fiori, piante e carta intestata: «Villa San Marti�no». La Security, in entrambi i casi, come un piccolo esercito. Maestri di Palazzo accolgono i vassalli, illustrano le meravighe dell'auditorium, le risorse deUa palestra e i capricci deU'imperatore. Ogni tanto a Palazzo si tengono spettacoli (la Carlucci e «Il libro nero del comunismo»). Quanto di più lontano, insomma, daUe polve�rose sedi di partito deUa Prima Repubblica. Berlusconi invita e riceve secondo una serie di norme non codificate che hanno finito per creare una vera e propria etichetta. NeUo staff, o se si preferi�sce tra i cortigiani sia detto qui come pura caratteristica descritti�va si intravedono già le più prevedibiU gelosie e adeguate rivalità. Anch'esse sono un dispositivo di dominio, secondo l'antica logica del divide et impera. IL DUELLO Dall'Iliade ai we�stern esiste una va�stissima letteratura che dà conto di que�sta particolare for�ma d�conflitto, disci�plinato da regole più o meno «cortesi», che la politica media�tizzata, lo star-sy�stem e l'ideologia maggioritaria hanno riportato vertiginosa�mente in auge. Ora, anche se nessuno lo dice, il duello è come è sempre stato,una specie di giudizio di Dio. Non un dialogo, perciò, ma una forma di realtà che mima la guerra. Chi vi partecipa, chi ha il ruolo di allena�re i partecipanti, o il compito di asciugargli il volto durante le interruzioni pubblicitarie, sa be�nissimo che deve mobilitare ogni sua energia per ottenere la distru�zione pubblica dell'avversario, o nemico che dir si voglia. A tale scopo il duellante deve dare pro�va comparativa di salute fisica, carattere forte e autocontrollo emotivo specie davanti agli im�previsti. Non può sbaghare, tanto�meno di fronte a chi indegnamen�te compete con lui. SORTE E PRESAGI Si è seccato l'Ulivo piantato da Prodi nel 1995; sono crollate le mura di Capalbio e anche un pezzo di queUe Aureliane. Questi tre spunti di cronaca sono entrati, con le dovute strumentalizzazioni, in campagna elettorale, ai danni del centrosinistra. E non solo. In un tempo anche recente i menagrami erano pochi, conosciutissimi e as�sai temuti a prescindere daUe dislo�cazioni; a nessuno sarebbe venuto in testa di dire che l'avversario di turno portava jeUa. Il contrario esatto di quel che accade oggi. Vedi Gasparri, di An, che il mese scorso se n'è uscito: «Luttazzi por�ta jeUa». E' solo l'ultimo esempio, ma è assolutamente documentabi�le che tutti gli ultimi tre o quattro presidenti del Consiglio, e se è per questo perfino la crociera deUa nave «Azzurra», sono stati accusa�ti di recare malasorte. Le motiva�zioni suonano poi del tutto irrile�vanti; quel che è certo è che la superstizione o forse la magia si stanno riprendendo una loro oscu�ra rivincita. ORACOLI Quale politico si sognerebbe oggi di mettere in dubbio le rilevazioni del sondaggista di fiducia? Ma anche: quale condottiero del passa�to avrebbe intrapreso una spedi�zione contro il responso deUa Pizia di Delfi o deUa Sibilla Cumana? Qui U riferimento arcaico, la rie�mersione dai primordi camuffata o aggiomata al 2001 appare fin troppo semphce: i sondaggi sono i (muovi» oracoh. E i loro astuti assemblatori ovviamente presen�tati come «guru» e «stregoni» i loro sacerdoti. E' il tema che svi�luppa la studiosa americana Lisbeth Lipari in un saggio pubblica�to sul JoumaZ ofCommunicatìon: «NeUa politica contemporanea la consultazione deU'ultimo sondag�gio è diventato un rituale come la consultazione degh oracoh neh'an�tica Grecia». Dai tenebrosi santua�ri ai teleschermi luminosi, in fon�do, il passo è breve: solo due o treimla anni. Pecoraro Scanio e la Bellillo si fanno fotografare coni guantoni da boxe, D'Antoni apre la sua convention con la colonna sonora dd"Gladiatore", Amato incorona Rutelli Silvio Berlusconi come un re firma un contratto con gli italiani, vieta immagini diverse dalla sua, proibisce la barba ai feudatari e li ospita nella reggia sulla quale vigilano uomini armati IERI E... OGGI in alto, partendo da sinistra: l'incoronazione d�Carlo Magno; Amato che ha "incoronato" Rutelli candidato premier; un antico trono e il corrispettivo mediatico della trasmissione Telecamere. Al centro, da sinistra: la Sibilla cumana famosa fin dall'antichità classica per i responsi che dava; e, accanto, T'oracolo" contemporaneo dei politici: Nicola Piepoli, patron dell'istituto d�sondaggi Cìrm. Subito qui sopra, partendo da sinistra: un buffone che a corte rallegrava le ore oziose del sovrano e al quale era permesso dire qualsiasi cosa; e Daniele Luttazzi, il conduttore del programma tv Satyricon che ha scatenato polemiche per le battute sarcastiche su Berlusconi; Russell Crowe, protagonista di "Il gladiatore"; e il ministro per le Pari opportunità Katia Bellillo che si è fatta fotografare con un paio d�guantoni da boxe; Ciro il Grande, imperatore persiano che raccomandava ai suoi dignitari l'uso di cosmetici per accrescere la bellezza; e Silvio Berlusconi al trucco.

Luoghi citati: Arcore, Assago, Capalbio, Grecia, Lipari, Lodi, Pontida, Venezia