CIOCIARIA Struzzi, pugili, case dell'amore nella vecchia terra di Andreotti

CIOCIARIA Struzzi, pugili, case dell'amore nella vecchia terra di Andreotti CIOCIARIA Struzzi, pugili, case dell'amore nella vecchia terra di Andreotti reportage Filippo Ceccareill inviato a C0LLEFERR0 FESTONI di Carnevale fuori stagione, alluminio anodiz�zato e microfoni che non funzionano al Centro Anziani di Lariano: «Ma ne possiamo fare a meno, un tempo non c'erano proprio...». Foto storiche ormai, sui muri del museo ar�cheologico industriale mmmm di Colleferro: lui è quel giovane un po' pallido, con il cappotto e la sciarpa bianca, accan.~ to a Segni, Antonio s'in�tende. E' il marzo del 1957, «e io dice faccio parte giustamen�te dell'archeologia». Poveri palchi sulle piazze, ombrelli aperti., piove e poi toma il sereno sul basso Lazio. «Il clima mi ricorda il 18 aprile del 1948». E' l'eterno ritomo del sempre uguale Andreotti nel collegio 29, dio�cesi di Viterbo, alle por�te della Ciociaria. Prima tappa Laria�no, appunto, sul decli�nare ormai dei Castelli, nota ai ghiottoni per il suo pane scuro cotto nel fomo a legna. Mazzi di fiori e un sindaco che lo presenta così: «Quando lo vidi per la prima volta avevo 8 anni e chiesi a papà chi era quell'uomo cos�curvo». Poi Artena, arrocca�ta sulla montagna intorno al palazzo del «principe nero» Junio Valerio Borghese (e di sua moghe Daria, gentildonna russa innamorata di Roma). Poi di corsa all'auditorium di Palestrina, dovunque strette di mani, e le classiche invocazioni del pote�re: «presidente! presidente!». Il viaggio è politico, ma come presto si intenderà anche varia�mente sentimentale e famiglia�re, per non dire esistenziale, è quindi proseguito per Segni, cul�la dell'andreottismo reale. Da questa cittadina ancora in pro�vincia di Roma viene appunto la famiglia di Giulio, nipote del cappellaio, signor Francesco; e qui egli veniva bambino tutte le estati. Come racconta il suo bio�grafo Massimo Franco [Andreot�ti visto la vicino, 1989), il piccolo oriundo serviva messa con tra�sporto, precocemente accompa�gnava il sacerdote a visitare i moribondi e portava i ceri in processione; i compagni cattivi glieli spegnevano ima, due, tre volte; la quarta tramanda la leggenda segnina Giuliette infi�lò preventivamente il moccolo�ne nell'occhio dell'incauto soffia�tore. Su e giù per il monte Lupone, a caccia di castagne, gli erano compagni tre futuri cardinali: monsignor Vincenzo Fagiolo, monsignor FeUci (Pericle) e mon�signor Felici (Angelo). Bene. Felici fa di cognome anche Carlo, detto Carletto, pure lui nato a Segni, già valente e disincantato deputato democri�stiano di rito andreottiano, co�m'è ovvio, che si presenta per Democrazia europea. E Andreot�ti è oggi qui per lui, che l'accom�pagna pimpante e alle prime gocce manda a prendere il sopra�bito e amorevolmente lo posa sulle spalle che tanto impressio�narono il bimbo futuro sindaco di Lariano, e tutto intomo è un continuo, anche se un po' stanco e piovoso: «Presidente! Presiden�te!». E tuttavia l'eccezionale para�dosso è che in questo stesso collegio pre-ciociaro si presenta, per il centrosinistra, anche il nipote un tempo prediletto di Andreotti, Luca Danese. Quando glielo ricordano il presidente fa una specie di sospiro: «Mi dispia�ce un po', ma la politica prevale sui rapporti di famiglia». Rispo�sta elegante, tanto più nel mo�mento in cui illustri protagonisti della vita pubblica cercano di sistemare in Parlamento mogli e fìgU. «Spero comunque che sia eletto anche lui», soggiunge con l'aria di chi ha rimosso per un attimo la crudele realtà del mag�gioritario. Danese, del resto, ri�cambia: «Prevale in me l'orgo�glio di essergli nipote e non vivo questa campagna in modo con�flittuale» assicura; Quindi ag�giunge, con uno scatto di astu�zia, anch'esso si direbbe di fami�glia: «Oltretutto sono convinto che qui Democrazia europea to�ghe più voti a destra che a sinistra». E sarà pure, anche se occorre forse riconoscere che a nessun romanziere, a nessun mitologo, a nessuno psicanalista (freudia�no) sarebbe potuta venire in mente una tale ingoi^gatissima disfida nepotistico-cardinalizia, a lieto fine per giunta. Ma l'auto�strada intanto corre verso Sud, la carta automobilistica del Touring Club cambia quadro, e al�l'imbrunire la berlina di Andreot�ti, inseguita a mota da quella del suo angelo custode, che di nome fa appunto Angelo e Chiorazzo di cognome, un giovane laureato in prestito da don Giacomo Tantardini, varca finalmente la sogha fatale della Ciociaria. E la giomata si chiude a Sora, paese di Attilio Regolo, Cesare Baronie e Vittorio De Sica, dove il presiden�te, festeggiato dalla folla, impie�ga mezz'ora soltanto per attra�versare la piazza e salire sul palco. Quanti ricordi elettorali, in questa terra dai confini per la verità indistinti che la potenza dell'andreottismo ha dilatato di asfalto e cemento armato dai monti Lepini ben oltre la provin�cia di Frosinone, al di là di Fondi e di Lenola, patria di Ingrao, altro grande ciociaro, e giù, giù, fino al Tirreno. Recita appunto una poesia di Ingrao: Resterà Fondi, il cartello, il curvo/ albero assalito dalla vigna confusa, il dolore, i colli/ in scesa torpida verso/ il ventre della pianura./ E' giudizio». A proposito di giudizio (eletto�rale). Tanto Ingrao quanto An�dreotti, quest'ultimo su una spe�cie di indimenticabile autocarro, cominciarono a battere queste zone durante le elezioni del 1948. Com'è noto vinse la de; meno noto è che all'indomani del 18 aprile, con mahzia addirit�tura statistica Giulio ebbe cura di mandare a Pietro, il poeta, un bigliettino che recava i voti conquistati dal pei a Lenola: appena 17 su 3 mila. Era quella una Ciociaria dav�vero molto povera, un pezzetti�no di umile Italia piena di fame, di vita, di speranza. Nel rastrella�mento elettorale Andreotti non scherzava per niente. Giusto a Sora, nel 1953, il futuro statista si portò appresso (come testimo�nial, si direbbe oggi) la Pampani�ni, in carne ed ossa, «più uno stuolo di avvenenti ballerine», scrisse l'Unità con legittimo sco�ramento. Gli elettori ciociari im�pazzirono, saltando letteralmen�te addosso a quel sex-symbol. La Pampanini dovette difendersi «con le unghie e con i denti», pare rimettendoci anche un paio di orecchini. Altrimenti ai comizi de si veni�va chiamati (anche) con pagnot�telle gratis e birra a metà prezzo. Così, a Ceprano i comunisti lo accolsero con enormi forchette di cartone, perché quel «distinto giovanottino in doppiopetto blu abituato a dare il braccio a don�na Ida Einaudi» è sempre il quotidiano del Pei si rivelava in Ciociaria «un selvaggio cacciato�re di voti». E non solo selvaggio, ma anche crudele se è vero che a Monte San Giovanni Campano, dove i monarchici avevano distri�buito pasta e «buatte» di conser�va di pomodoro, il giovane An�dreotti si affacciò dal palazzo dei conti d'Aquino per lanciare le suddette pagnottelle alla folla, «divertendosi un mondo alla sce�na della gente che si azzuffava per cogliere al volo gli sfilatini che cadevano dall'alto». Sembra una scena di Totò, ma siccome l'Italia sarà pure stata umile, ma di certo anche fantasti�ca, effettivamente Totò girò pro�prio qui in Ciociaria (a Roccasecca dei Volsci) diversi film tra cui «Gli onorevoli», quello in cui è candidato, fa comizi con un cap�pello da bersagliere e si affaccia dalla finestra con un megafono gridando «Vota Antonio! Vota Antonio!». Ecco. Quella Ciociaria che vi�ve di ricordi cinematografici, dal�la Loren e dalle «marocchinate» de «La Ciociara» alla Lollobrigida di «Pane, amore e fantasia», passando per decine di interpre�tazioni agro-pastorali del ciociarissimo Nino Manfredi, insom�ma, quella terra aspra che trae il suo nome da calzature arcaiche, pre-romane, è oggi iniconoscibile. E solo un pigro stereotipo o un'evidente dabbenaggine posso�no aver spinto D'Alema a defini�re con sprezzo una certa soluzio�ne uscita dalla Bicamerale «semipresidenzialismo alla ciociara». Al che gli rispose orgogliosamente il responsabile berlusconiano della zona, Jannarilli, menzionan�do il «premierato allagallipolese». Tutto o quasi è cambiato intorno alLiri: e per gran merito, o per gran colpa deci�derà la storia di Andreotti, che umile anche lui, alla sua età, ieri era ancora qui a raccattare voto su voto, come più di cinquant'anni orsono; e con la più assoluta naturalezza e la più sconcertante continuità, invece di attaccare Togliatti e Nenni, per dire, o Tanassi e Almirante, Berlinguer e Craxi, per risalire a tempi più recenti, ecco ieri, dopo aver visitato la mostra di archeo�logia industriale di Colleferro, e ricordato che qui alla Bpd (oggi Fiat Avio, missili e radar) a un certo punto veniva prodotto pu�re il ddt e il lucido da scarpe, se la prendeva con Berlusconi e Bossi, ma sempre con molto stile. Altro che Ciociaria sinonimo di grosso�lanità. Però stile o non stile qui tutto è cambiato lo stesso. E questa terra non offre più come un tempo solo cardinali, pugili, balie e salsicce. La polizia ha scoperto ormai «ville dell'amo�re», in Ciociaria, e sofisticati ruffiani locali, d'accordo con po�liziotti albanesi, offrivano crocie�re sessuali all'altezza di ogni perversione. Uno struzzo è scap�pato dallo zoo di Fallano, incasi�nando il traffico sulla Roma-Na�poli. E l'acqua di Fiuggi si produ�ce ora anche in versione sparkling, di nome «Vivace», ma è un flop. Quando quel signore anziano che ieri è ancora sceso a Sora a caccia di voti si affacciò per la prima volta da queste parti, il sindaco di Frosinone, Fiorletta, con l'antica e saggia diffidenza dei provinciah chiese: «Ma 'stu Andreotti è 'nu cavaglie che corre?». Sì, percorrere, correva. E infatti distribu�sussidi; pre�senziò a battesimi, funerali e prime comunioni; tagliò nastri; pose prime pietre; inviò corone di fiori; portò uffici, e caserme, e Cassa per il Mezzogiorno, e fab�briche, e fogne. «Le fogne senza libertà sono poca cosa disse agli elettori di Castelforte ma rico�nosco che la democrazia, senza fogne, maleodora». Inaugurò, ad Alpino, un monumento a Cicero�ne, del cui centro studi divenne poi magna pars. Ad Arcinazzo abbracciò (altro che revisioni�smo: ed era il 1953) anche il generale Graziani, capo deUe for�ze armate della Rsi; strinse la mano a Peppino Ciarrapico, che possedeva le cartiere (e oggi pos�siede cliniche e giornali); e sem�pre qui in Ciociaria conobbe il capo degli stabilimenti della Permaflex, un certo Lido Celli... Insomma: tutto e il contrario di tutto, come nella, migliore tradizione andreottiana. Rispet�to alla quale si resta sempre un po' confusi: per non dire ammira�ti, per non dire sospettosi e perfino intimiditi. Racconta il sindaco di Ladano«La prima volta che vidil presidente, avevo otto annE chiesi a mio padrechi è quell'uomo cos�curvo? .~ Ladano: che vidi tto anni o padre: curvo?»