«Sono vittima, non aggressore» di Ugo Magri
«Sono vittima, non aggressore» IL LEADER AZZURRO «COSSIGA NON FARA' PIÙ' COMIZI PER NOI? NON GLIELI AVEVO CHIESTI» «Sono vittima, non aggressore» Il dayrafter del Cavaliere: mai insultatonessuno retroscena Ugo Magri ROMA PENTITO? Neanche un po'. Anzi, secondo il governato�re pugliese Raffaele Fitto che l'ha sentito al telefono ieri mattina, con la voce roca ma il morale siile stelle, Silvio Berlusco�ni «è sempre più convinto di aver fatto la cosa giusta». Talmente convinto che ripubblicherà in versione integrale il discorso di Gallipoli perché passi alla storia, mentre alla cronaca già ci pensa Rete4 che ieri l'ha mandato tutto quanto in onda. Massimo D'Ale�ma, ai suoi occhi, si meritava quelle legnate e pure di più. Prima di calare in Puglia, era tentato dal rinfacciargli addirit�tura la barca, le scarpe da un milione e mezzo, il cuoco personale. Invece, s'è «limitato» a contestargli il ruolo di padre del trasformismo, che è andato al governo solo grazie al «mercimo�nio»... Insomma, se tornasse di nuovo a Gallipoli, Silvio Berlu�sconi ripeterebbe pari pari tutti gli attacchi al suo grande nemi�co, a costo di provocare la levata di scudi dell'intero fronte avver�sario, la hte con Francesco Cossiga e l'intervento accighato del presidente Ciampi. Eppure, nonostante queste certezze, c'è qualcosa di cui l'in�domani il Cavaliere non sa darsi pace: che lo si faccia passare, secondo lui, dalla parte della vittima a quella dell'aggressore. Come al solito, a dargli grande amarezza è stata la lettura dei giornali. Da Arcore s'è sfogato prima con i consiglieri Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, poi ha fatto rintracciare Enrico La Log�gia e Beppe Pisanu in giro per comizi. Più che telefonate, sono stati lunghi monologhi: «Si vuole equivocare su una mia frase, quando ho dipinto D'Alema co�me un "vecchio bolscevico"», è stato il suo esordio. «Ma se è lui stesso che dà questa definizione di sé! Non vedo l'ingiuria. Poi, certo, a Gallipoli ho usato toni da comizio, ci ho messo un pizzico di ironia, anche di sarcasmo, però siamo in campagna elettora�le, suvvia...». Pausa tecnica per tirare il fiato. «E allora, che cosa avrei dovuto dire io? La campa�gna elettorale del centrosinistra ha puntato finora soltanto a deni�grarmi. Non parliamo poi di D'Alema. Altro che il migliore dei peggiori! Mi ha descritto come uno con lo scolapasta in testa, in preda a disturbi mentali, un peri�colo per l'Italia che farebbe la fine della Thailandia...». Contumelie da lavare col san�gue. Afronte delle quali Berlusco�ni è convinto di aver offerto un raro esempio di moderazione. «Io ho solo replicato che, vincen�do, lo manderemo a lavorare. Per quanti si proclamano eredi del partito dei lavoratori, che hanno sempre preso di mira i pohtici di professione, non dovrebbe esse�re im'offesa... La verità è che reagiscono cos�perché si sento�no preoccupati. Anche loro vedo�no i sondaggi, i comizi, e si rendono conto di come vanno le cose». Passeggiando di buon'ora nel parco privato a Macherio, il Cavaliere aveva ancora negli occhi le folle osannanti di Ta�ranto, Gallipoli, Bari... «Avete visto le immagini in televisio�ne? Mi hanno issato sulle spal�le, sono stato portato in trion�fo». Un'iniezione massiccia di adrenalina a sette giorni dal voto. Euforico, a tutti i suoi interlocutori ha descritto i trionfi pugliesi come prova che «il Sud non è affatto della sinistra», che «i sondaggi vedo�no giusto, corrispondono agli umori della gente vera». Dieci, cento, mille Gallipoli... Quanto al Capo dello Stato, a sentire i -collaboratori del. leader della Casa delle Libertà, lo stesso Ciampi s'è affrettato a fargli sapere per via riservata che non ce l'aveva con lui in partico�lare, e che l'ennesimo appello ad abbassare i toni era indiriz�zato a tutti i protagonisti, senza distinzioni. Dunque, no problem anche col Quirinale. Resta il caso Cossiga. L'ex Presidente ha lasciato la Casa delle libertà con la furia di un ospite trattato senza riguardo. Quella frase sul mercimonio pro�prio non gli è andata giù. Ma Berlusconi ripete a tutti che non ce l'aveva con lui, «come ha potuto immaginare una cosa del genere?» e dunque «con Cossiga c'è la volontà di farci pace». Eppure, il Cavaliere un pizzico di risentimento lo prova. Non gli è piaciuta quella reazione pubbli�ca cos�violenta, «dopo che gli avevamo candidato Ù figho, il nipote, il segretario... Lui ha sospeso i comizi per protesta. Ma nessuno gli aveva mai chie�sto di farli. Del resto, Cossiga non s'è mai iscritto a Forza Italia, a differenza dei suoi candi�dati. Di loro siamo sicuri. Tant'è vero che potranno contare ugual�mente sul nostro sostegno». «Loro mi avevano dipinto come uno con io scolapasta in testa, in preda a disturbi mentali, un pericolo per l'Italia che farebbe la fine della Thailandia...»
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