Psicologia: i pregiudizi dei filosofi

Psicologia: i pregiudizi dei filosofi Psicologia: i pregiudizi dei filosofi Un convegno con Engel, Mulligan e Casati contro un inattuale «complesso di superiorità» MARTEDÌ' 8 maggio, a partire dalle 9,30, nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di To�rino (via Po 17), avrà luogo il conve�gno «Psicologia senz'anima», promos�so dal Comitato Attività Culturali dell'Università di Torino e dal Labora�torio di Ontologia del Dipartimento di discipline filosofiche. Parleranno Pascal Engel, della Sor�bona (Einaudi ha tradotto di recente il suo «Filosofia e psicologia»), Kevin Mulligan, dell'Università di Ginevra, e Roberto Casati, dell'Institut Jean Nicod di Parigi (il suo ultimo libro, «La scoperta dell'ombra», è uscito l'anno scorso da Mondadori). Il titolo «Psicologia senz'anima» (che è anche quello del ciclo di conferenze che si tiene quest'anno nel Laboratorio di Ontologia, con la parte�cipazione psicologi e filosofi, da Paolo Bozzi a Paolo Legrenzi, da Michele Di Francesco a Roberta de Monticelli a Reinhardt Brandt) ha essenzialmente uno scopo, dissipare il pregiudizio filosofico verso la psicologia. I filosofi in genere sospettano gli psicologi di occuparsi di questioni puramente individuali e contingenti (per esempio, le inclinazioni senti�mentali non dico «degli individui», in generale, ma di un individuo in particolare), e non è che la psicoanali�si cioè la forma più popolarmente diffusa di psicologia abbia aiutato più di tanto a scalzare i sospetti in questa direzione. Anzi, li ha motivati come meglio (o peggio) non si potreb�be. Messa in questi termini, però, la superiorità della filosofia rispetto alla psicologia è puramente tautologi�ca: tutte le cose vere o generali sono filosofia (o scienza, o altro), tutte le cose false o individuali sono «psicolo�gia». Sfido che pòi la psicologia, considerata come un ripostiglio di manie o di errori, costituirà un ospite momentaneo della filosofia, come sosteneva Kant alla fine del Settecen�to e come ha ripetuto Frege alla fine dell'Ottocento. Però, alla fine del Novecento, più nessuno lo avrebbe detto, e oggi psicologi come Dennett, Gibson o Bozzi sono al centro del dibattito filosofico, visto che l'identifi�cazione tra «psichico» e «contingen�te» fa acqua da tutte le parti. Del resto, il grande psicologo trie�stino Gaetano Kanizsa lo diceva chia�ro e tondo parecchi anni fa: «La gente sa che sono psicologo e mi chiede consulenza in questioni di sesso. Ma se lo sapessi, quei consigli li darei a me». Infatti, chi ha detto che la psicologia riguarda solo l'interiorità, quello che chiamiamo «anima» e non sappiamo cos'è? Perché non dovrebbe occuparsi anche dell'esterno (si pensi alle acquisizioni decisive della psico�logia della percezione)? E perché mai l'interno e al limite l'individuale do�vrebbe coincidere con l'aleatorio? Maurizio Ferraris

Luoghi citati: Parigi