Questo è il vero Ulisse: vive solo per tagliar gole, stuprare, ingozzarsi

Questo è il vero Ulisse: vive solo per tagliar gole, stuprare, ingozzarsi Questo è il vero Ulisse: vive solo per tagliar gole, stuprare, ingozzarsi NON sono mol�ti gh scrittori che, proprio quando ci pa�re di averne colto il profilo, il carattere, le "costanti" tematiche e stilistiche, sappiano sorprenderci, addirit�tura spiazzarci. Con questo nuovo romanzo, Ferruccio Parazzoli si iscrive in questo sparato drappello. Autorevole dirigente editoriale (per molti anni timoniere degh Oscar Mondadori), narratore di non comu�ne solidità e finezza, ha il coraggio di rimettersi in gioco, di sfidare le etichette che gh sono state appiop�pate, in primo luogo quella sempheistica del cattoheo problematico. Il Nessuno del titolo è Odisseo, il pirata e avventuriero cretese che ha vinto Penelope al gioco, e s'è conqui�stato (o rapinato) il minuscolo regno d'Itaca. Ne è presto ripartito con il nome di Ulisse spinto proprio da lei, dalla "puttana dal culo di ana�tra"per calcolo opportunistico. È stato Polifemo, indirettamente, a segnarlo con quel nome insieme beffardo e rivelatore, che in realtà vale il suo contrario. Ognuno. Per�ché questo Nessuno è rmeamazione sovrabbondante deUe pulsioni elementari dell'uomo, il sangue il sesso il cibo. Vive solo per predare armenti ed esseri umani, taghare gole, scannare nemici e amici, stuRECENErn SIONE sto prare donne docili co�me giovenche. Ma fi�ne della sua battaglia contro il Tempo si ritro�va incapace di morire per ingorgo di sangue e mancanza di antagoni�sti. Ci vorrà il gesto misericordioso e inte�ressato di un figlio: non Telemaco, ma Telegonio avuto da Circe. Siamo a Itaca, negh ultimi anni o mesi deha sua parabola. L'agile eroe omerico è diventato un omaccione corpulento, mi Marion Brando seto�loso e perverso, pistole da bravaccio infilate nella cintura. Un uomo ec�cessivo e disperato che sopravvive a una leggenda inventata da altri, e non sa come uscirne. La sua foia è ormai soltanto verbale; ha con la sua dea protettrice, Atena, un rap�porto di vecchio amante dispettoso. La reggia, semidistratta e dominata derisoriamente da un gigantesco lampadario di cristallo, è ancora quella che ha assistito al massacro dei Proci. L'imbeUe Telemaco, disgu�stato dalla mattanza, se n'è andato; è partita anche Penelope, che ha visto un suo infante bastardo, Pan, "il fighe di tutti", gettato in pasto ai porci. Sono proprio i porcari, ottusa�mente fedeli, il braccio violento di quel fantasma agito da forze ignote aiui stesso. Non gh rimangono che ricordi: la figlia del Ciclope burrosa come una ricotta; Calipso, Circe, Camilla la guerriera, e soprattutto Nausica, dolorosa ossessione, per�ché è l'unica donna che è sfuggita alla sua brama di possesso. Sarà proprio Nausica a tomare ad Itaca accompagnata da Telemaco: velata e nuovamente irraggiungibile, forse intatta nella behezza adolescenzia�le d'un tempo, forse devastata dalla lebbra. Siamo agh antipodi delTUlisse philosophe di Dante, l'eroe di "virtute e canoscenza" che anticipa il Binascimento. Parazzoli rovescia il mito classico come un guanto, o meglio, lo riporta a quella che dove�va essere la sua vera essenza, poi sublimata dalla grande letteratura epica e tragica: un soffocante am�biente barbarico di lotte tribali, di appetiti primitivi, dove un'esaspera�ta bulimia di vita sprofonda in cupo delirio e angosciosa impotenza. La stessa memoria è un teatrino di inganni, un collage di voci e maligni�tà. Un mondo senza riscatto che da allora rephea i suoi inganni e le sue violenze, e sembra saldarsi circolar�mente con la disperazione odierna, oscenamente verbosa. Per questo, credo, Parazzoli presta gh occhiah da sole e tutto uno stravagante guardarobato kitsch al suo Nessu�no, gh mette in bocca il turpiloquio d'oggi; ma ne intarsia anche i vaneg giamenti con raffinate citazioni col�te che vanno da Blàke aha Achmatova, da Eschilo a Bimbaud. Per questo mi azzardo a definire «Nessuno muore», cos�gotico e me�diterraneo, terragno e metafisico, un poema postmoderno in prosa, un libretto per un'opera rock, una pièce teatrale (la scena è sostanzial�mente fissa), un set cinematografi�co (Pasolini, Polansky, Orson Welles), una rèverie pittorica (il Max Ernst più minerale e materico). Dove le provocatorie miscele di stili e scenografie, di epoche e di riferi�menti, l'incrociarsi di toni alti e bassi non fanno che portare ahe estreme conseguenze quello che è poi uno dei compiti istituzionali deha letteratura: utilizzare le lenti potentemente deformanti deha scrittura per vedere megho, per cogliere quello che sfugge al senso comune o agh stereotipi culturali. Parazzoli è affascinato dagh apocri�fi (in primo luogo quelli relativi ai Vangeli) perché sa che spesso l'apo�crifo ci avvicina aha verità: come la letteratura, che è più "vera" del documento storico. La sua remvenzione dei miti omerici è tale che quando ci verrà vogha di ripercorrerli la nostra percezione non sarà più quella di prima. Credo sia il miglior apprezzamento che si possa fare di un libro. «Nessuno muore» di Ferruccio Parazzoli: l'agile eroe omerico è diventato un uomo eccessivo e disperato che sopravvive a una leggenda inventata da altri RECENSIONE Ernesto Ferruccio Parazzoli Nessuno muore Mondadori, pp. 246. L 29.000 ROMANZO Ferruccio Parazzoli

Luoghi citati: Itaca