Giustizia, gli eterni garantisti di Pierluigi Battista

Giustizia, gli eterni garantisti UNA BATTAGUA PUERI E Pi OgGi «CONTRO II SISTEMA CHE VIENE CONPANNATQ OGNIGIOmO^DALLE eORTMNTERNAZIONAll» Giustizia, gli eterni garantisti Amici e nemici: i radicali li hanno difesi tutti analisi Pierluigi Battista TRA eutanasia e libertà della ricerca, aborto e clonazione terapeutica non poteva man�care la messa a punto di Marco Pannella su un tema cruciale della battaglia radicale: (d'attuale siste�ma giudiziario che viene condan�nato ogni giorno dalle corti inter�nazionali». Battaglia garantista, ovviamente. Di garantisti della prima ora, e anche dell'ultima. Garantisti pervicaci e ostinati e non garantisti a corrente alterna�ta, un po' s�e un po' no: s�con gh amici e no con i nemici. Garantisti con i ricchi e con i poveracci, con i neri e con i rossi, con tangentisti e terroristi, mafiosi e drogati, giova�ni e vecchi, buoni e cattivi, inno�centi e colpevoli. Garantisti radicafi, insomma. Se gli altri mollano, loro, i radicali, insistono. Più di trent'anni fa Aldo Braibanti, pro�fessore, omosessuale, filosofo, di sinistra, venne messo al rogo dal perbenismo dominante e sbattu�to in carcere, accusato di aver «plagiato» un suo giovane amico. Erano le sbarre del conformismo che si chiudevano davanti a lui, ma fu Marco Pannella a impugna�re la bandiera garantista e a denunciare, come al solito (quasi) da solo, la «cupa vocazione a rovistare con la lama dell'Inquisi�zione», la «persecuzione neUe co�scienze di ciascuno». Oggi, Pan�nella chiede di non infierire sul vecchio Priebke. Le anime beUe si indignano, oggi come allora. E del resto, quello degh indignati spe�ciali contro i radicali è un esercito folto e compatto. Paradossi garantisti. Emma Bo�nino, nel corso della sua lunga milizia politica, è stata in galera (per l'aborto). Anche Pannella è stato in galera (per la marijuana libera). Anche Adele Faccio è stata in galera (sempre per l'aborto). E anche Francesco Rutelli è stato in galera (per il suo antimilitarismo, quando era radicale). I radicali violano le leggi, ma per amore della Legge. Trasgrediscono e san�no a cosa vanno incontro. Com�mettono consapevolmente un rea�to perché non sia più un reato. Non eludono la legge, la sfidano. Perciò la battaglia per la giustizia è da sempre il cuore dell'universo radicale. Quando in Italia venne giù la Prima Repubblica sotto i colpi della rivoluzione giustizialista, e mentre neUe piazze si scate�nava il rito della gogna per i politici «corrotti», Pannella convo�cava alle sette del mattino un parlamento di spettri. Lo chiama�vano il «Parlamento degh inquisi�ti», e riuniva le schiere di parla�mentari caduti sotto la mannaia giudiziaria. Craxi veniva linciato in effigie col rituale lancio di mone�tine davanti al Raphael. Marco era con lui, ma chiedeva a Bettino di sacrificarsi e di fare, clamorosa�mente, il passo decisivo verso le patrie galere. Bettino non stette a sentire Marco, e salpò per Hammamet. Sapeva che Pannella era uso chiedere agli amici gesti estremi di auto-sacrificio, quasi un atto di sottomissione alla sua debordante personalità. Chi non si adeguava, come l'avvocato Mauro Mellini, uno dei pilastri assieme al collega Franco De. Cataldo delle battaghe garantiste dei radicali, entrava nella zona d'ombra. Ma tutta la storia radicale è una storia di passioni estreme, di estremi addii, di estremi tradimenti. Tradimenti come quello che fu consumato da Toni Negri, il «catti�vo maestro» che la magistratura padovana individuò nel «processo 7 aprile» come membro della cupo�la occulta del terrorismo e che Pannella, in nome del garantismo, portò in Parlamento per denuncia�re lo scandalo di una detenzione ingiusta. Ma il professor Negri, una volta acquisita l'immunità parlamentare, si rese uccel di ho Negri sco. Tutto il contrario di Enzo Tortora, vittima incolpevole di un sistema brutale che invece affron�tò il martirio dehe manette anche dopo la sua elezione al Parlamen�to europeo coni radicali. Pannella aveva tutti contro, anche in quel caso. Aveva tutti contro quando appoggiava garantisticamente le polemiche di Leonardo Sciascia contro «i profes�sionisti dell'antimafia». E del re�sto Sciascia, per essersi imito alla squadra pannelliana, dovette sor�birsi la prevedibi�le scarica di invet�tive. Come quella del suo amico Re�nato Guttuso: «Ca�ro Leonardo, il senso di sgomen�to che ho provato nell'apprendere la notizia della tua candidatura nel Pr mi ha fatto riflettere sulla mi�sura e qualità del�la mia amicizia parte». Ma i rapporti con la giustizia sono stati sempre, per i radicali che hanno speso decenni per con�testare l'eredità fascista del Codi�ce Rocco, un appuntamento con il destino. Proprio ad Adelaide Aghetta capitò di essere sorteggia�ta per la giuria popolare del proces�so torinese contro le Br. E se il destino non arrivava, i radicali se lo andavano a cercare. Provocato�riamente, come al solito. Ecco Pannella che si reca a Palmi, quando i detenuti sono in rivolta. Ecco i radicali di Palmella e Bonino accet�tare l'iscrizione al partito radicale di un boss della 'ndrangheta come Piromalh, o quella di Vincenzo Andraous, noto alle cronache per essersi divorato il fegato di Turatello nel carcere di Bad e' Carros nel 1981. Gesti di sfida estremi, appunto. Che si materializzavano nel referendum sulla responsabili�tà civile dei giudici. Oppure nel�l'acquisizione della militanza ra�dicale di un Emilio Vesce, espo�nente dell'Autonomia padovana che da quattro mesi vegeta neh'in�coscienza di un coma irreversibi�le. C'è il figlio di Vesce, oggi candidato della lista di Bonino, a combattere nel nome di suo padre e del diritto ah'eutanasia. Radicah, e ostinati. Dalcaso-Braibanti alla difesa di Craxi L'impegno per Tortora e Toni Negri, «difesi» grazie all'immunità parlamentare Qui sopra Enzo Tortora. A sinistra: Toni Negri

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