Grandi Motori, lunghi conflitti di Alberto Papuzzi
Grandi Motori, lunghi conflitti Grandi Motori, lunghi conflitti UNA storia d incomprensiod sull'as�se industride Torino-Trieste, da una parte la Fiat dall'dtra l'Iri, due culture desti�nate a non intendersi. Ecco in sintesi la vicen�da puntualmente ricostntita da Li�liana Lanzardo in Grandi Motori ( Angeli, pp. 220, L. 00.000). Era il 1966 quando Vittorio VaUetta, nu�mero uno della Fiat, e Giuseppe Petrilli, presidente dell'Ili, firmava�no un accordo d joint venture per una grande fabbrica d motori die�sel. Dopo soli ded anni, i torinesi riducono la loro quota e sciolgono la joint-venture. Alterne fortune adendali e complessi cambiamenti societari portano nel 1999 alla fine dell'esperienza. Troppo tanti i trie�stini si rammaricano per l'occasio�ne sprecata, mentre i torinesi non dimenticano una gestione densa di microconflittualità. Compreso uno sciopero d tre giorni per (da sardel�la fresca». Collaboratrice dei Quaderni ros�si negli Anni 60, autrice d dverse ricerche sulla classe operaia, la Lan�zardo ha lavorato sd documenti ma soprattutto sulle testimodanze orati, raccolte attraverso 160 InterRECENAlbPap IONE rto zzi viste. Ne è emerso uno spaccato in ed sono ancora vivi i risenti�menti conflittuali del confronto tra due mod d intendere l'impre�sa: quello aziendatistico e dirigistico degli uomini venuti da Tori�no e quello statalistico e sindacaliz�zato delle maestranze d Trieste. Queste md tolleravano le posiziom d privilegio, anche con sensibili distivelli d trattamento, riservate dalla Fiat d propri capi e d propri teedei. Tuttavia, dopo il fallimento dell'accordo, riconoscono il deterio�ramento subito dall'ambiente, ri�spetto agli anm della gestione tori�nese: «Finché c'era la Fiat dee uno d loro -, c'era entusiasmo». Ma il libro offre un vdore aggiun�to, che forse è il vero significato della ricerca: mettere a fuoco, attra�verso la Grand Motori, le dinami�che e le tensiom che hanno attraver�sato il mondo dell'industria itahana negli dtimi trent'anni, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette risorse umane. Il senso finde è quello ài una impotenza della mano pubblica a cogliere le opportunità offerte dalle trasformaziod econo�miche e sociali e a govemare un'dtemativa all'industria privata. RECENSIONE Alberto Papuzzi
Persone citate: Angeli, Giuseppe Petrilli
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