La Seconda repubblica vista da vicino di Federico Geremicca

La Seconda repubblica vista da vicino La Seconda repubblica vista da vicino In viaggio elettorale con Andreotti: «Ministro di Silvio?Mai» Federico Geremicca Inviato ad ASSISI Adesso gli stringono perfino le mani nei motel sull'autostrada. Precisamente. Gli vanno incon�tro, lo fermano e gli dicono: «Senatore, posso avere l'onore di stringerle la mano?». Giuro: è successo l'altra sera, a notte qua�si fonda, mentre addentavamo un toast in una sosta sulla via del ritomo da uno di quei giri eletto�rali che mettono un po' di sangue in questa campagna tutta siti Internet e tv. Lui, naturalmente, sorride e ringrazia. A volte incre�dulo. E soprattutto felice, essen�do Giulio Andreotti, cioè l'incar�nazione di ogni male: contiguità con la mafia, Caf, malgoverno, partitocrazia, corruzione e addi�rittura mandante di un omicidio. Strette di mano, sorrisi, camioni�sti e viaggiatori che lo avvicinano incuriositi e divertiti. Di-chi è la colpa se in questo avvio di terzo miUennio il tempo si è messo a correre alTindietro? L'auto procede a velocità di�screta, niente codazzi, una scorta dimessa, una situazione mode�sta. Democristiana. La meta è l'Umbria, raffica di comizi da Temi ad Assisi. Il senatore a vita e sette volte presidente del Consi�glio s'è infilato, con inedita inco�scienza, in una stramba sfida: giocare, con D'Antoni e Zecchino, a fare il Davide in mezzo ai due Golia. «E' giusto chiedere una legge elettorale che ridia voce ai piccoli partiti, senza costringerli a innaturali alleanze con quelli ) grandi. Vedo che anche Fir4 e i tifosi" dér'màggióritafiò dicono che cos�non si può più. Mi diverto. D'altra parte, era dal 1987 che non facevo una campa�gna elettorale. Infatti, poi Cossiga ebbe la bella idea di nominar�mi senatore a vita». Quando si insediò il primo govemo della Prima RepubbUca, Giulio Andreotti era lì, a Palazzo Chigi, un gradino appena più sotto di Alcide De Gasperi. Ed era ancora l�nel 1992, anno che per gli storici certifica la morte pre�sunta della cosiddetta Prima Re�pubbUca: quasi a chiudere il cerchio, Andreotti guidava quel�l'ultimo governo che assistette sgomento all'avanzata di Tangen�topoli ed al successivo patatrac. Sembrava finita, per lui e per gli altri. Diciamo, ora, che era finita per gli altri. E in verità, nemme�no tutti gli altri. «Ora proviamo a rinvigorirla, questa Prima Repub�blica dice il senatore -. Perché noi avremo pure fatto degli erro�ri, ma questi qui...». Il viaggio verso l'Umbria fila liscio. E mentre l'auto costeggia casali e prati, il senatore parla, appunto, di "questi qui". Rutelli e Berlusconi, insomma: assieme ad un'altra miriade di personaggi piccoli e grandi che Andreotti tratteggia a schizzi rapidi, lui che parla del '48 e delle elezioni del '53 allo stesso modo in cui noi diciamo ieri o l'altro ieri. «France�sco lo conosco meglio, anche se sono amico più di Barbara, genti�le e intelligente. Sta facendo quel che può, ma l'errore che rischia di perderlo è inseguire quell'altro sul terreno delle polemiche e delle fanfaronate». "Quell'altro", naturalmente, è Berlusconi: di cui, è noto, Andreotti non pensa un granché. «Dicono che farei il suo ministro: fesserie, a nessuna condizione. Però sul conflitto di interessi lo difendo, non foss'altro che per l'ipocrisia della sini�stra. Hanno tenuto la legge tre anni nel cassetto. E poi hanno scaghato contro Berlusconi la Dentamaro, proprio lei, diventa�ta senatrice grazie ai voti del Cavaliere». Davanti al cinema Fiamma, c'è folla che attende. Andreotti "tira" ancora. Temi è gonfia di manifesti, e lui non delude richie�ste e attese. Hanno un problema i "terzaforzisti" di Democrazia Eu�ropea: tenersi in equilibrio per non dire che faranno dopo il voto. E più ancora, mantener segreta la destinazione dei loro consensi nei ballottaggi del 27 maggio, quando nelle grandi città potreb�bero esser decisivi per l'elezione di un sindaco piuttosto che un altro. Tra Tajani e Veltroni, presi�dente? «Ho detto: la candidatura di Veltroni non mi è piaciuta. Io ho molto apprezzato altri sindaci che pure erano funzionari del Pei: Petroselli e Vetere, per esem�pio, sono stati bravi. Ma loro erano funzionari, Veltroni è il segretario: esagerato e inopportu�no per la Roma che conosco io. Poi, però, ci si è messo pure il Polo... Diciamo la verità: la candi�datura di Tajani è assai sbiadita». E dunque? «Io penso che occorre aspettare il voto politico. La mia opinione è che se uno dei due schieramenti vince troppo, allora ai ballottaggi noi dobbiamo but�tarci dall'altra parte, per riequili�brare, bilanciare, avere contropo�teri un po' qua e un po' là». L'opposto del vento che tira, dello sport nazionale detto "salto sul carro del vincitore". Del resto, anche l'ormai nota vicenda dei figli e dei nipoti messi in campo al posto di zìi, nonni e papà, vede il vecchio Giulio su posizioni un po' antiquate. «Io ho questo problema del nipote di mia moglie. Luca Danese, candidato per la Marghe�rita a Colleferro e Sejpi, zona d'origine della mia famiglia. Che dovevo fare? Gli abbiamo messo contro un nostro candidato. Lui un poco se l'è presa. E figuriamoci quando tra qualche giorno andrò li a far comizi chiedendo di votare noi invece che lui». Comizi, non duelli tv, spot e megamanifesti. Comizi, come al tempo che fu. E soprattutto comizi, serbatoio ine�sauribile per questo signore ottan�taduenne che «ai tempi della mia prima campagna elettorale que�st'autostrada per Firenze nemme�no c'era. E anche andare in Ciocia�ria era praticamente un'avventu�ra». Ricorda la campagna elettorale in cui i socialisti misero in campo Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfa�ri. «Lino faceva coppia col senato�re socialista Angrisani, un tipo strambo che si presentava alle iniziative elettorali con un pappa�gallo sulla spalla. Toccavi l'anima�le e lui diceva "sarò eletto, sarò eletto"... Una volta fecero un comi�zio assieme: Lino al microfono e Angrisani di fianco. A un certo punto, non so come, a Jannuzzi venne in mente di dire "perché io, amici, non sono un buffone come il compagno che mi è accanto". Una roba da ridere. Solo che Angrisani se la prese. Strappò il microfono a Lino e cominciò a sbraitare: "Compagni, Jannuzzi è uno stronzo"...». Se ne vedono più di cose così? «Figurarsi. Oggi pare che conti solo la tv. Hai voglia a fare iniziative in piazza: non ti segue nessuno. Noi di Democrazia Europea a Roma abbiamo fatto molte buone cose e non ci siamo conquistati nemmeno un trafilet�to su "Il Messaggero"...». Che effetto Andreotti come Pannella e Bonino, reclamare attenzio�ne e denunciare il black out. Ma non è che se la prenda più di tanto. Lui, leader dal "pensiero breve" noto per battute come "meglio tirare a campare che tirare le cuoia" piuttosto che per le epocali "convergenze parallele" se ne frega e va avanti. Avanti, per esempio, nel racconto della sua galleria di personaggi. Che ci dice dell'antico amico Formigoni? ((An�tico? Perché antico? Viene ancora a trovarmi. E' in gamba e credo abbia l'ambizione prima di bilan�ciare e poi di sostituire Berlusco�ni». E Ù signor Ciarrapico, avrà mica cambiato fronte? «Beh, forse stava con me per un suo fronte personale... Resta l'amicizia, che vuole che le dica? Ora aiuta Fran�cesco Storace: un altro segno del tempo che passa». Ma passa il tempo, poi? A guardare i frati di Assisi che cir�condano di tenerezza Belzebù pur tuttavia ancora imputato di concorso in omicidio e combutta con la mafia si direbbe che attomo a quest'uomo il tempo giri in tondo, passi e torni, in un incontrollabile cortocircuito che, per la verità, non riguarda solo lui. E cortocircuito per cortocircui�to, l'ultima profezia del senatore di nuovo in campo e giureremmo non da comprimario riguarda il pantano politico che qualcuno ipo�tizza per il dopo voto, in caso di cosiddetto "pareggio" tra Polo e Ulivo con conseguente ipotesi di difficile governabilità. «Io non lo auspico, il pareggio, non me lo auguro. Penso che sarebbe meglio farlo govemare, Berlusconi. Già l'altra volta fu un errore farlo cadere dopo soli sette mesi. Infat�ti, è anni che ci perseguita col suo "ah, se mi avessero fatto govema�re...". Governi, e vediamo di che è capace». Un anno almeno, insom�ma, potevano lasciarlo in sella. D'altronde, questo insegna la pri�ma Repubblica: che un anno a Palazzo Chigi non l'ha negato a nessuno mai. «Formigoni è bravo, credo ambisca a bilanciare e poi sostituire il leader del Polo» Confermo che la candidatura a di Veltroni per la corsa I al Campidoglio è inopportuna 1 e Tajani è sbiadito. Al ballottaggio ci schiereremo con il più debole Ricordo un comizio di Lino Jannuzzi che faceva coppia con Angrisani, uno strano socialista che viaggiava con un pappagallo sulla spalla L'uccello ripeteva: sarò eletto, sarò eletto

Luoghi citati: Assisi, Barbara, Colleferro, Firenze, Roma, Umbria