«Fratelli d'ltalia», ma Bossi non canta

«Fratelli d'ltalia», ma Bossi non canta IL SiNATUR«QUANDO IL PAESE SARA' FEDERALISTA MI UNIRÒ' AL CORO» «Fratelli d'ltalia», ma Bossi non canta L'imbarazzo dei leghisti alla kermesse con Berlusconi retroscena Giovanni Csrruti MILANO ALLA prima si perdona in silen�zio, labbra chiuse e gli occhi che cercano il padano Rober�to Calderolì. Alla seconda si può fingere un imminente starnuto, fa�re una mezza giravolta e un passo indietro, cavare dalla tasca un faz�zoletto bianco e sperare che questo fastidio svanisca presto, come un'al�lergia improvvisa. «Ah? fa Berlu�sconi al sindaco Albertini -. Non c'è più la base musicale? Allora lo canteremo dentro il nostro cuore». Il fazzoletto toma in tasca, Umber�to Bossi in prima fila. Niente Fratel�li d'Italia, «l'inno del Paese che amiamo» annunciato dal Cavaliere. Pericolo scampato. Nelle ultime file due bandiere della Padania possono riprendere a sventolare. Bossi tra�scinato nel patriottico coro, come l'avrebbero digerito i leghisti di Pontida o del dio Po? Mai visti Berlusconi e Bossi, Albertini, Fini, Casini e Ruttigliene tutti assieme per un'improvvisata decìsa in poche ore. E' stata la prima volta, per Milano. L'occasio�ne sarebbe la presentazione del. candidato sindaco Albertini, ma sul palco trionfa solo il simbolo «Berlu�sconi presidente». L'improvvisata, e proprio per Bossi, è stata all'inizio. Loro sul palco schierati, gli altri tutti in piedi e parte la base musica�le. Fratelli d'Italia sorprende Bossi e i leghisti presenti. Fini che canta e sembra Tony Dallara si toglie Io sfizio di avvicinarsi all'orecchio si�nistro di Bossi, «strìngiamoci a coor�te...». E sili finale, all'«Italia chia�mò!», è Berlusconi a fare un passo avanti, pugno chiuso e braccio sini�stro gettato in aria, come Van Basten dopo un gol. Applausi, tranne Bossi. Matteo Salvini, segretario dei leghisti milanesi, ammetterà più di un imbarazzo. «A qualcuno di noi sarà venuta voglia digrìdare "Seces�sione", ma siccome siamo gente seria non è successo niente». Anche fuori, mentre aspettavano l'inizio, i leghisti parevano fuori posto. Un paio in camicia verde e uno con il basco, tutto qui. Niente se paragona�ti alle bandiere di Alleanza Naziona�le, ai palestra ti col il basco da para, alle tifose del Cavaliere con un volantino che dev'esser costato im�pegno e fantasia («Berlusconi a Pa�lazzo Chigi e i nostri giorni non saranno più grìgi») e gli auguri di buon compleanno per il figlio Piersilvio da mostrare in tv. Padani in disparte: da Pontida al Teatro Dal Venne per applaudire «Berluskatz», «l'Albertina» e la vittoria che verrà. I leghisti si mettono in fondo alla sala, in alto a sinistra. An sta a destra. Forza Italia di qua e di là e dappertutto. Una troupe di Michele Santoro si prende insulti: «Andate via! Il vostro posto non è qui!». Tocca ad Albertini che elenca i molti meriti e le sue scarse pecche, concede una stroncatura all'ex sin�daco Formentini («Ritengo che l'onorevole Bossi sia d'accordo con il mio pensiero dopo 0 cambio di casacca del mio predecessore»), ac�carezza l'ironia per continuare a distinguersi da Formigoni, unico assente, e pensare che non sia stato un caso non è certo peccato morta�le. Bossi sta seduto tra Berlusconi e Ombretta Colli presidente della Pro�vincia, commenta a bassa voce con il Cavaliere, applaude e alla fine stringerà la mano al sindaco, «Com�plimenti!». Tutti amici, tutti contenti. Ap�punto: «Siamo contenti di avere Albertini sindaco, siamo pronti a sostenerlo lealmente», giura Bossi. Tutti amici. «Compagni e amici della mia vita dice Berlusconi con Gabriele, Umberto e gli altri abbiamo stretto un vincolo di amici�zia vera, di trasporto, di fiducia». Non potrà che finire con baci e abbracci. «Il 13 maggio tornerà la democrazia!». Intanto se n'è andato l'omino della sala audio, niente base musicale per Fratelli d'Italia, tutti al Savini per il risotto e la devolution. Siccome non c'è più Albertini arriva Formigoni. Come ha chiesto Bossi, tutti uniti nel chiedere che il referendum lombar�do sulla devolution si celebri il 13 maggio. Tanto è impossibile, e negli ultimi comizi la colpa ricadrà sul governo centralista. Pronto a schivare le critiche per l'Inno non cantato. Bossi qualche punto l'ha messo via. Mentre l'atto�re Luca Barbareschi gli fregava il posto in prima fila, dal palco ha ricordato la Milano della Lega, «quando non avevamo amici nel�l'establishment e nei giornali». Ha rammentato a Berlusconi «come la difficoltà nel cambiare stia nella vecchia classe poUtica che non vuo�le andare in pensione». E che la Lega resterà sempre la Lega, anche dopo il voto, «una montagna di energia pronta a spingere per il cambiamento». Berlusconi l'ha ap�plaudito e baciato. «Uno dei nostri obiettivi è la Grande Rivoluzione del Federalismo, e a Umberto dob�biamo riconoscere la primazia». Ec�co, promette Bossi, «quel giorno, quando il Paese sarà federalista. Fratelli d'Italia lo canterò anch'io». Ci sono Fini, Casini e Buttiglione Formigoni arriva soltanto quando se n'è andato il sindaco Albertini Il capo del Carroccio ricorda al Cavaliere che «la difficoltà sta nella vecchia classe politica che non va in pensione» Il leader della Casa delle Libertà stringe mani In piazza della Scala durante la sua passeggiata dopo il comizio

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