Quando l'Europa ci guarda con sufficienza

Quando l'Europa ci guarda con sufficienza Quando l'Europa ci guarda con sufficienza Filippo Ceccarell�PURTROPPO non avevamo bisogno degli inglesi ha detto Arturo Parisi, leader dei Democratici ma anche studio�so di pohtica per vedere il guaio in cui ci caccia Berlusconi». Gh inglesi, dunque (stavolta): i giornalisti inglesi in generale; e dell'Economist in particolare. Ri�spetto ai loro interventi nel mon�do politico itahano esiste jina assai lunga e non di rado polemi�ca consuetudine. I più insofferen�ti e puntigliosi arrivano a ricorda�re che l'ironia della stampa bri�tannica si esercitò anche sulle piume «piume di gallina» venne�ro definite durante la prima mis�sione in libano del cappello dei bersagheri. I più politicamente mirati fanno osservare, con ima punta di malizia, con quale fre�quenza gh inglesi siano disposti a sacrificare le loro virtù di auto�controllo e compostezza quando scrivono dell'Italia. E da questo punto di vista, pur essendo quella una stagione invero piuttosto mo�vimentata, un po' colpisce l'iper�bolica titolatura dell'Economist negli armi 1992-93, sulle faccen�de di qui. Si va da «Un nuovo Risorgimento» a «Come ai tempi della caduta dell'impero» (roma�no), passando per «Odore di putre�fazione», «Signorina Ghighottina» e «Una rivoluzione necessa�ria». Di quest'ultima i protagoni�sti era Bossi e Giorgio La Malfa. Per la verità, non manca nean�che in Italia un'area diciamo dietrologico-complottomane che nel�la steympa finanziaria inglese, con deriva ossessiva e preclara facilo�neria intravede la conferma delle più ardue nequizie ai danni del�l'economia nazionale, pure con crociere in cui si sarebbero impo�stati affaroni e altro. Gh inglesi, com'è ovvio, se la prendono un po' con tutti i pohti�ci italiani. Oggi Berlusconi, ieri Prodi, l'altroieri Bonino e cos�via. Meno giustificato, anche se forse inevitabile, è che i pohtici itahani si dolgano o si compiaccia�no a seconda che venga colpito l'uno o l'altro dei bersagli nostra�ni. Questa sorta di suscettibilità a geometria variabile riguarda tut�tavia tutti i media internazionah. Per cui quelli che oggi si fanno scudo dell'Economist senz'altro si adonterebbero se qualche gior�nale americano attaccasse il go�verno itahano sull'affare Telecom-Serbia, sulla questione dell'uranio o del plutonio, come pure sulla mancata difesa deUe sedi diplomatiche Usa rispetto a mi�nacce terroristiche. Quel che di solito, presi nel vortice delle fazio�sità, si tende a sottovalutare è l'immagine complessiva del pae�se ; la sua capacità di saper affron�tare i problemi, mantenere gh impegni assunti e garantire affidabihtà. Il commento del settimanale britannico conclude osservando che la vittoria di Berlusconi sareb�be comunque «un giorno nero» per la democrazia e per la legge. Si può discuterne. E tuttavia si dovrebbe partire dagh altri «gior�ni neri» vissuti dall'Italia nella storia recente e opportunamente segnalati dalla stampa intemazio�nale. Tra il 1976 e il 1978, in effetti. l'Italia venne cos�poco risparmia�ta dalla grande stampa intema�zionale che le diffidenze di allora si trovano oggi sui libri di storia. «Confrontando la parte attiva del bilancio nazionale con le passivi�tà, e anche tenendo abbondante�mente conto della rivalutazione deUe riserve auree non ancora impegnate dalla Banca d'Italia scriveva nel 1976 il Financial Times si può grosso modo dire che il paese non vive più ormai sull'orlo deUa bancarotta, ma che è già teoricamente in bancarot�ta». Stragi, scandah, terrorismo, inflazione (dal 17 al 20 per cento e oltre), delitto Moro, dimissioni di Leone. Altro che Berlusconi e giorno nero. Di quel periodo dav�vero nerissimo restano impresse nella memoria due copertine: «Jtaly in agony» striUava rime sopra l'immagine di una manife�stazione; e poi gh spaghetti dello Spiegel, sui quali era deliziosa�mente posata ima rivoltella P38 (e a proposito di spaghetti Kissinger aveva pure fatto un accenno a certa «salsa cilena»). Poi la stagione 1992-1995. An�che l�c'era qualche preoccupazio�ne per la credibilità nazionale: Tangentopoli, fine del sistema dei partiti, assalti della mafia, speculazione sulla lira, collasso finanziario e uscita dallo Sme. Voci dall'estero con relativo panico su un consolidamento del debito pubblico e un congela�mento dei conti bancari. Intanto i leghisti, supposti eroi «della rivo�luzione necessaria» dell'Econo�mist, invitavano a investire al�l'estero. A dimostrazione che tut�to cambia; e pure troppo. Spessoi giornalisti inglesi sacrificano autocontrollo e compostezza scrivendo dell'Italia

Persone citate: Arturo Parisi, Berlusconi, Bonino, Filippo Ceccarellì, Giorgio La Malfa, Kissin, Prodi

Luoghi citati: Europa, Italia, Usa