Rimpatriati, prima apertura di Tripoli di Emanuele Novazio

Rimpatriati, prima apertura di Tripoli La Libia propone a Dini la costruzione di un oleodotto collegato con l'Italia Rimpatriati, prima apertura di Tripoli «Se chiederanno visti individuali li avranno» Emanuele Novazio ROMA Una soluzione del problema dei rim�patriati italiani dalla Libia «è possibi�le», ma «nessuno può cancellare o dimenticare la storia» e il fatto che «questi italiani non vennero in Libia da turisti» ma da colonizzatori: «Le vittime siamo state noi». Le parole del ministro degli Esteri libico Abdul Rahman Shalgam al collega Lamber�to Dini ieri a Tripoli per una riunio�ne dell'Alto comitato dipartenariato fra i due Paesi confermano che Tripoli rimane ambigua su tempi e modalità del ritorno delle mighaia di italiani espulsi da Gheddafi nel 1970. Il viaggio di Dini, del resto, era stato contestato dall'Associazione rimpa�triati dalla Libia (l'Airi), che denuncia il mancato rispetto dell'accordo bila�terale firmato nel luglio del 1988 e prevede la possibilità di rientro per i propri associati. Quell'accordo, ha risposto Shal�gam, ha messo fine alle imcomprensioni del passato e «fissa alcuni punti fra i quali quello sul rientro degli italiani: quando avremo attuato tutti i punti faremo una festa di riconcilia�zione», che rappresenterà «automati�camente» il momento in cui gli espul�si potranno far ritomo in libia se lo chiederanno. Nel «prossimo futuro», ha confermato Dini, si cercherà insie�me «una formula per dare visibilità all'impegno». Il ministro italiano van�ta comunque, al termine dei suoi colloqui nella capitale libica, una apertura considerata importante alla Farnesina: «Se qualcuno di questi italiani verrà a chiederci il visto a titolo individuale potremo rilasciar�lo», ha garantito Shalgam. «Nessun tabu su questo tema» dunque, insiste il capo della diplomazia libica: se «non si può dimenticare il passato» ne l'orrore dell'occupazione e delle mine che continuano a mietere vittime fra la popolazione civile, «oggi siamo amici e fratelli dell'Italia e grazie a Dini abbiamo messo a punto un pac�chetto di intese bilaterali». Da segnala�re, sul piano economico, la proposta libica di costruire un oleodotto accan�to al gasdotto che porterà in Italia dal Paese africano gas naturale. Agli interlocutori libici, il ministro italiano ha anche chiesto spiegazioni sulle recenti dichiarazioni di Ghedaffi («cacciate i bianchi dall'Africa»). Le spiegazioni ottenute consentono a Dini, attaccato duramente da Pannella, di giustificare Gheddafi: «Non ha detto che i bianchi se ne devono andare dalla Libia, ha parlata soltan�to dei colonialisti africani». E soprat�tutto, «non si può dimenticare il contesto nel quale quelle frasi sono state pronunciate», un seminario di donne africane: «Erano intese a risve�gliare la coscienza nazionale». Il co�lonnello del resto «non rinuncerà mai a manifestazioni di anticolonialismo, per la sua storia e per il risentimento nato in seguito a vicende famigliari», commenta il ministro italiano: con un riferimento al bombardamento ameri�cano di Tripoli, nell'aprile '86, che provocò la morte della figlia adottiva del leader libica. Per il ministro degli Esteri Lamberto Dini una difficile e contestata missione a Tripoli dopo le dure dichiarazioni del colonnello Gheddafi