La rivolta dei vigilantes: siamo carne da macello

La rivolta dei vigilantes: siamo carne da macello La rivolta dei vigilantes: siamo carne da macello ROMA NON ci stanno più a essere considerati car�ne da macello. E per di più a basso costo. I settemila vigilantes romani scendono in agitazione, choccati dal�l'ultima rapina col morto. Oggi il Savip, sindacato auto�nomo, manifesta davanti alla prefettura di Roma. La Cgil organizza un dibattito nella sua sede con diversi onorevo�li diessini. L'Ugl, il sindacato vicino alla destra, annuncia che sarà in piazza il primo maggio. «La nostra qualifica è quel�la di operai generici. La paga, un milione e seicentomila lire al mese. E allora noi scendiamo in piazza come gli operai», dice Vincenzo Del Vicario, una giovane guardia giurata, leader degli autono�mi. Raccontano di una situa�zione, i sindacalisti del setto�re, da brivido. Di un mondo, quello delle guardie giurate, che sulla carta è sottoposto a molti controlli e regolamenti. Di fatto, denunciano però i rappresentanti dei lavorato�ri, gli istituti di vigilanza non rispettano le regole, né quel�le fiscali, né quelle di sicurez�za. E così, concludono, non c'è da meravigliarsi se fiocca�zio". Noi neanche quella», dice Del Vicario. I sindacati chiedono au�menti di stipendio. E chiedo�no di innalzare l'indennità di rischio che oggi è di 4.200 lire; quella in provincia di Roma sarebbe il doppio ma pochi la applicano. E poi invoca Lo Russo: «Il prefetto che fa? Ha il compito di vigilare. Se le regole non vengono rispettate, deve tro�vare il coraggio di togliere il nullaosta a qualche istituto. Ma prevedendo che il perso�nale sia assunto da chi suben�tra, sennò finisce che a paga�re sono solo i lavoratori». [fra. gri.l no le rapine e se ogni tanto ci scappa il morto. Dice Del Vicario: «Bisogna fermare la carneficina. Le norme di sicurezza ci sono, ma siccome costano care gli istituti tendono a fregarsene. Qualche esempio: sarebbe vietato il trasporto notturno per carichi superiori ai tre miliardi. E gli itinerari an�drebbero notificati alla que�stura. In alternativa i furgoni dovrebbero essere muniti di sistemi satellitari. Ma figuria�moci. Gli istituti non avvisa�no nessuno. Né vengono ri�spettati i limiti dei plichi: ci sarebbe un tetto di 200 milio�ni a carico per evitare rapine miliardarie. Ma quando c'è stato l'assalto all'ufficio po�stale di Pomezia abbiamo scoperto che nel sacco c'era�no 300 milioni. Un bel regalo alla criminalità». Concorda Enzo Lo Russo, guardia giurata anche lui, rappresentante della Cgil: «Gli istituti preferiscono fare i trasporti di notte perché non c'è traffico e i furgoni possono correre. Si arriva fino a 50 prelevamenti in una sola notte. Ovviamente, cor�rendo come pazzi, l'equipag�gio si stanca e corre più rischi. E ovviamente gli isti�tuti se ne fregano della nor�mativa che, superati i due miliardi, stabilisce un secon�do equipaggio di scorta». Il fatto è che, a Roma come in tutt'Italia, tra gli istituti di vigilanza c'è una spietata concorrenza. Gli appalti si conquistano sul filo dei ribas�si. In alcuni casi, per ogni singolo ritiro, alcuni istituti chiedono appena 35 mila lire. Ma di fronte a margini cos�esigui, da qualche parte biso�gna risparmiare. «E lo fanno sulla manodopera. Cioè su di noi, la carne da cannone. Non è un caso se siamo inquadrati come operai generici. Gli ausi�liari del traffico almeno han�no avuto la qualifica di "incaricati di pubblico servi�

Persone citate: Del Vicario, Enzo Lo Russo, Lo Russo, Vincenzo Del Vicario

Luoghi citati: Italia, Pomezia, Roma