UN'AMERICA SENZA SOGNI di Gianni Riotta

UN'AMERICA SENZA SOGNI IPRMIOOGIORNIDIBUSH UN'AMERICA SENZA SOGNI Gianni Riotta I primi cento giorni di presi�denza di George W. Bush dimostrano nitidamente che il Figlio ha appreso la lezione del Padre. Il presidente George Bush fu sconfitto nel 1992 dal democratico Bill Clinton per�ché, assorbito dalla Guerra del Golfo, aveva tralasciato gli im�pegni interni, bestemmiando Ronald Reagan con un piccolo aumento delle tasse. George W. Bush mette inve�ce insieme un'agenda che, an�che quando si occupa di temi globali, lascia al centro l'inte�resse nazionale. La frattura grave e dagli imprevedibili esi�ti con gli europei sul protocol�lo ambientale di Kyoto non si spiega con una revanche antiatlantica. Strizza piuttosto l'oc�chio ai cittadini che, esposti ai primi malanni economici dopo dieci anni d'oro, preferiscono una ciminiera in più ai licen�ziamenti. Il braccio di ferro con la Gina, seguito all'incidente del�l'aereo spia, il drammatico ap�pello «Difenderemo Taiwan», come pure il muso duro alla Russia di Putin e l'equazione «Commercio = Democrazia» proposta al vertice panamericano del Quebec, non rappre�sentano «la svolta a destra» dell'Amministrazione repubblicana. Sono i primi passi di un'America senza sogni. Gli uomini di Bush vengono mal�destramente classificati in fal�chi (il vicepresidente Gheney e il ministro della Difesa Rumsfeld), colombe (il generale Powell) e pragmatici (la signo�ra Rice). Falso, la linea è per ora omogenea. Patti chiari con Pechino e Mosca, nella persuasione che, alla lunga, con i cinesi si potrebbe arriva�re allo scontro. Sfiducia negli europei come partner credibi�li. Dallo scudo stellare ai tassi di interesse «gli europei cre�dono davvero alle loro cifre?» ironizza il segretario al Tesoro O'Neill Bush è candido: fate come noi, a vostro modo sba�gliate. Adesso gli europei compren�dono quanto Houston, Texas, sia lontana da Bruxelles. Geor�ge W. Bush si conferma prag�matico, semplice nelle scelte, capace di creare squadre effi�cienti. Non cerca, come Clin�ton con Blair o Reagan con la Thatcher, un gemello ideologi�co nel vecchio continente. Per la semplice ragione che l'ideo�logia non gli interessa. Scrisse spesso al padre, nel quadrien�nio alla Casa Bianca: segnalò candidati per nomine, difese la lobby petrolifera, non una vol�ta sollevò questioni di pohtica o diplomazia. George W. veleggia dunque verso la fine della luna di miele senza eccessivi proble�mi. Sa che il difficile viene adesso. Pechino e Mosca sono rogne di lungo corso, ma già il Medio Oriente, a breve, non sarà più controllabile con im�periosi comunicati stanrpa. Né il calendario casalingo risulta meno gravoso. Davvero possi�bile il taglio fiscale promesso, 1600 miliardi di dollari? Com�patibile con la riforma scolasti�ca che aumenta i finanziamen�ti ai licei pubblici del 100Zo? Con i programmi per i ghetti (fondi al volontariato) e la tutela della famiglia (bonus agli sposini)? Bush, giovane scapestrato redento dalla fede, conosce le cifre aspre della società Usa. Due milioni di carcerati, per lo più neri e ispanici. 20 milioni di bambini abbandonati dal padre. 500.000 dati in adozio�ne. Vuol trovare a questi mah imrimedio «repubblicano»: vo�lontariato, imprese. Stato e virtù diffusa. Sul suo programma intema�zionale potrebbe interloquire un'Europa volitiva, capace di parlare a Washington con una sola voce, senza petulanza. Ma finché gli europei cresceranno poco e male, non rinunciando alle comodità del passato e guardando all'Ovest atlantico con diffidenza e all'Est ex sovietico con egoismo, George W. Bush potrà aggiungere ai suoi primi 100 giorni altri mesi di leadership incontrasta�ta. gianni.riotta@lastampa.it