Sui pianerottoli di Bombay è scoppiata la «fuitina» di Alessandro Monti

Sui pianerottoli di Bombay è scoppiata la «fuitina» Sui pianerottoli di Bombay è scoppiata la «fuitina» LA morte di Vishnu , esordiodei matematico, espatriato negli Stati Uniti, Marni Suri, è opera d�grande artificio, pen�sata, prima che scritta, con un occhio di riguardo al pubbhco occi�dentale. Ambientato a Bombay in un malandato caseggiato borghese, il romanzo mescola con taglio pri�ma comico poi drammatico le vite degli inquilini con quelle dei disere�dati che gravitano nella loro orbita. j Gran parte dell'azione si svolge con dimensione corale, nelle parti comu�ni della casa; i pianerottoli, ognuno dei quah costituisce l'alloggio di un povero, la cucina, sparr tita tra più inquilini, la terrazza, luogo d'incon�tri amorosi clandesti�ni. In aggiunta, misere' ■bottéghe ingombrano il mardapiede davanti alla casa, vendendo si�garette e quella mistu�ra da masticare che è il «qjan», di uso universale in India. Questa umanità ammassata ed eterogenea, speculare rispetto alle formichine che brulicano per le scale, vale come metafora dell'In�dia, della sua identità multipla in continuo fermento e sempre pronta a spaccarsi in conflitti. Non a caso, la miccia che fa esplodere il preca�rio equilibrio rapprentato da diver�se angolature nel romanzo (vita e morte, possesso e privazione, per esempio) è innescata dalla «fuitina» (la fuga d'amore, un tempo pratica�ta anche da noi) tra una ragazza induista e un giovane musulmano. La fuga viene fraintesa come rapi-, mento, o qualcosa di peggio, e da qui nascono l'intolleranza e la vio�lenza, ambedue coronate dalla men�zogna collettiva (di «gruppo») che copre il raid punitivo contro la famiglia musulmana. E' questo senza dubbio l'aspetto più interessante del romanzo, di cui dterei in particolare l'astuto rima�neggiamento dell'episodio cruciale costituito dalla «Partizione» tra inRECENAlessMo IONE ndro ti duisti e musulmani, trasposto con astuzia narrativa dalla storia recente alla microsto�ria quotidiana. E' an�che notevole l'abilità con la quale lo scritto�re rappresenta e ripro�duce nella vita contem�poranea il rapporto tradizionale che sussiste tra le cosiddette «caste di servizio» e l'ambito costituito un tempo dalla «famiglia estesa», o anche da grandi palazzi soraifeudali come gli «haveli», oggi sostituiti da inquilini impegolati in conflitti me�schini e da squallidi edifici urbani. Assai meno convincente, e tutto di testa, mi sembra invece il secon�do registro su cui è giocato il roman�zo, quello imperniato sull'identità numinosa dello straccione Vishnu, incarnazione, ma non si capisce bene perché, del dio omonimo. D'al�tra parte, almeno otto induisti su dieci hanno nomi di divinità; dò significa che sono tutti incarnazioni del dio da cui hanno preso il nome? Giudicherei anche gratuito il so�vrapporsi finale tra realtà e rappre�sentazione cinematografica. L'idea d�per sé è buona, tenendo conto dell'importanza cheil cinema ha nella cultura indiana e consideran�do anche la contrapposizione, tipica dell'induismo tra «maya» (apparen�za) e «lila» (gioco, spettacolo, ma anche l'atto creatore divino). Non convince tuttavia l'elaborazione troppo frettolosa del concetto, appli�cato a freddo come colpo di scena (appunto) finale. Manli Suri La morte di Vishnu trad. di Silvia Orsi, Mondadori, pp. 304, L. 32.000 ROMANZO RECENSIONE Alessandro Monti

Persone citate: Manli, Mondadori, Silvia Orsi, Suri

Luoghi citati: India, Marni Suri, Stati Uniti