Al processo Malloth imputata la giustizia tedesca di Francesca Sforza

Al processo Malloth imputata la giustizia tedesca Avviato a Monaco il processo dell'ex SS, accusato di omicidio plurimo nel campo cecoslovacco Al processo Malloth imputata la giustizia tedesca In carrozzella il «guardiano» di Theresienstadt, che ha 89 anni Francesca Sforza inviata a MONACO Quando l'imputato Anton Malloth è entrato in aula, seduto su una carrozzella e con la schie�na sorretta dai cuscini, in abito di lana scura, camicia bianca e cravatta grigia, il volto tirato e i capelli radi di chi è stato a lungo sottoposto a trattamenti chemioterapici, ognuno dei pre�senti deve essersi domandato: «Ma che senso ha?» Che senso ha trascinare in tribunale un uomo cos�anziano (89 anni), chiaramente infermo e sotto ogni punto di vista inoffensi�vo? «Attenzione alla "simpathysindrome"», aveva avvertito prima dell'inizio del processo Efraim Zuroff, direttore del Simon Wiesenthal Center, giun�to appositamente da Gerusa�lemme per assistere all'ultimo procedimento penale contro un ex SS ancora in vita. Ieri, nell'aula bunker del carcere di Monaco, si è ufficialmente aper�to il processo contro il guardia�no di Theresienstadt, accusato di omicidio plurimo e di essere stato uno dei più crudeli aguzzi�ni del campo di concentramen�to cecoslovacco. I primi a prendere la parola sono stati i periti medici del tribunale che, dopo aver meti�colosamente descritto lo stato di salute dell'imputato, lo han�no dichiarato in grado di soste�nere fisicamente il carico di un processo. La difesa è allora intervenuta chiedendo alla Cor�te se non si rendessero necessa�ri test psicologici, atti a verifi�care «la capacità dell'imputato di comprendere argomentazio�ni complesse». La Corte, presie�duta da Juergen Hanreich, ha dato il suo assenso ai test, che saranno svolti parallelamente al processo e che, qualora dimo�strino un'incapacità effettiva di comprensione da parte del�l'imputato, ne causeranno l'in�terruzione. Sono quattro i casi di omici�dio che vengono oggi contestati ad Anton Malloth. Ma nel pri�mo processo, che gli era stato intentato a Dortmund nel 1989, si parlava di 756 casi. Ouel procedimento, però, è sta�to archiviato; e la Procura di Monaco, a cui va il merito di aver ripreso in mano l'inchie�sta, è riuscita a raccogliere soltanto poche testimonianze. Anche perché la giurisdizione tedesca è particolarmente seve�ra quando si tratta di attribuire l'intenzionalità di uccidere in questo genere di crimini (il fatto che Malloth picchiasse le sue vittime con un manganello di gomma fino a farle morire, ad esempio, non è stato conside�rato omicidio intenzionale dal�la Procura di Dortmund «per�ché la gomma non è un materia�le di per sé pericoloso»). Che cosa sta succedendo alla giustizia tedesca? Non ci sono soltanto Engel e Malloth a testimoniare l'inefficienza del�le Procure. Nel 1999 i giudici di Dortmund archiviarono il caso di Cari Friedrich Titho, coman�dante dei lager di Fossoli e di Bolzano, mentre in Italia si continuava a indagare. Quale fu la spiegazione? «La guerra stava finendo e dunque l'impu�tato poteva credere che gli ebrei di cui stava organizzando le deportazioni non sarebbero stati uccisi». Stessa cosa per il capo della Gestapo milanese, Theodor Saevecke: mentre la Procura di Dortmund archivia�va il caso, il procuratore torine�se Rivello era riuscito senza troppa difficoltà a trovare testi�monianze che lo accusavano. «Sapete qual è il motivo di tanta inefficienza?», denuncia la parlamentare verde Brigitte Schumann, presente ieri al pro�cesso: «Quelle procure sono sempre state storicamente com�promesse con il Terzo Reich. Gli uomini che negli Anni 60 erano incaricati di processare i criminali nazisti erano gli stessi che avevano avuto ruoli di po�tere durante il re�gime hitleriano». Qualche dubbio, tra i presenti in aula al processo Malloth, è sorto anche sull'one�stà del giudice I^anreich, figlio di un procurato�re gravemente compromesso con il Terzo Reich. «Il processo Malloth è importante ha detto alla fine della prima giornata Efraim Zuroff perché spezza il circolo di omertà che ha finora contrassegnato la storia delle Procure tedesche». Anton Malloth se ne va dal�l'aula, ha seguito con attenzio�ne le parole dei testimoni che gli ricordavano le sue violenze. Non lui, ma la giustizia che con tanto ritardo lo ha convocato, sembrava ieri particolarmente invecchiata. Troppi i casi archiviati dalle Procure, mentre altrove si continuava a indagare sui criminali Anton Malloth al processo di Monaco

Luoghi citati: Bolzano, Dortmund, Italia, Monaco