Inchiodalo da un disegno «Qui troverete il cadavere» di Pierangelo Sapegno

Inchiodalo da un disegno «Qui troverete il cadavere» LA NOTTE DELLE AMMISSIONI PRIMA DELLA RITRATTAZIONE Inchiodalo da un disegno «Qui troverete il cadavere» retroscena Pierangelo Sapegno inviato a BOLOGNA A davvero dobbiamo riaprire l'orrore di Sarah? Milan lo slavo dice che è stato costret�to a confessare. Dice: «Dopo 30 ore in caserma non ce la facevo più, avrei detto qualsiasi cosa pur di finirla». Quella notte quando lo portarono in carcere alla Dozza, scese dal cellula�re e disse: «Qui mi possono venire a trovare?» Per due giorni è stato in infermeria sdraiato su un lettino con gli occhi aperti. Dopo due giorni e due notti, adesso accusa un albanese. Il padre di Sarah ringhia: «Se lo fanno uscire combino un putiferio». La mamma piange: «Me la vogliono uccidere un'altra volta?» Il suo avvo�cato assicura che ha reso «prove esaustive della sua estraneità all'omi�cidio». Gli avvocati dicono sempre così, anche quando bisognerebbe es�sere più prudenti. Questa volta pure dall'altra parte qualche prova c'è già: una confessione (negata); un disegno per far trovare ai carabinieri il corpo di Sarah (negato?); la denuncia della sua amica Micaela (mai negata); l'ac�cusa della sua donna (confermata). Smisha Milan Nicolic riapre l'orrore di Sarah solo a metà, e proprio nel giomo in cui l'autopsia ha reso più terribile e vergognoso quel delitto. Fino a ieri c'era stata un'indagine e una confessione. Nella mattina, quando ancora Milan doveva ritrat�tare, il colonnello Luigi Finelli esibi�va un fax spedito in Albania: «Persi�no l�abbiamo indagato. Non abbia�mo mai trascurato niente». Cento persone interrogate nelle caserme di Bologna. Trenta ore di ricerche. L'ac�cusa agli albanesi era stata la prima versione di Milan: «L'hanno rapita loro». Poi aveva puntato il dito sui cinesi. Ora, nella ritrattazione, sareb�be tomato ad accusare un albanese, ma con nome e cognome. Vero, falso? Il fatto è, come dice il colonnello Finelli, che «alla sua confessione ci si è arrivati per gradi, come riempendo uno per volta i tasselli di un mosai�co». Non è una confessione estorta. La svolta arrivò venerd�attorno a mezzanotte, quando Micaela decise di parlare e raccontò che Milan le aveva chiesto cosa ne pensava di un uomo che andava a letto con una bambina. A verbale: «A proposito del discorso della mattina, mi precisò che quella bimba era la sorellina della sua donna». Sono segnate frasi irripetibili. «...E io gli dissi ma no, una bambina non sa niente a quel�l'età... Gli dissi sei matto, fa schifo... Aveva bevuto un po': cinque limoncelli. Ma non era ubriaco». Appena Micaela fin�di parlare, il colonnello Luigi Finelli scattò in piedi. Ora finalmente non aveva più dubbi. Milan era nell'altra stanza della ca�serma con i maggiori dei carabinieri Tricarico e Mettifogo. Finelli entrò. Chiese al maggiore Mario Mettifogo di alzarsi. Si sedette al posto suo, avvicinò la sedia a quella dov'era Milan. Il maggiore Tricarico, dietro la scrivania, aveva appena finito di parlargli come un sacerdote, «ma guarda che dopo starai meglio, ti conviene aprire la coscienza. Parla». Il colonnello Finelli gli prese i polsi con le mani, gli disse: «Ti ricordi che cosa ti avevo detto ieri sera? Che non ti credevo. Adesso lo so che avevo ragione». Milan è rimasto con gli occhi a terra: «Sì, sono stato io». Il maggiore Mettifogo corse a chiama�re il procuratore Luigi Persico. Stese�ro il verbale. C'è segnata l'ora: 0 e 29 minuti di sabato 21 aprile. Una paginetta appena: «Sì, l'ho uccisa io. L'ho strangolata con una corda che avevo in casa. Sarah mi faceva continue avances. Anche quel giomo mi fece delle avances. Io ero sdraiato a let�to... A un certo punto si avvicinò troppo e io gli detti una spinta, molto forte. Lei ha sbattuto la testa contro il mobile. Forse è svenuta, forse è morta in quel momento... Io l'ho raccolta, l'ho sdraiata sul letto, ave�vo paura che si lamentasse. Le ho messo la corda al collo e ho stretto. Con una mano tiravo la fune, con l'altra spingevo sul nodo tenendo schiacciato il corpo... Ho nascosto il suo corpo in cantina... Per favore, non fatemi incontrare i suoi genito�ri». Prima di quella confessione, ave�va reso un mucchio di versioni diver�se. Il colonnello Finelli lo vide con quei graffi sulla faccia e cominciò a sospettare subito. «Mi hanno picchia�to degU albanesi». Indagini: non era vero. «È stato mio figlio, giocando con lui». Il giomo dopo, la sua donna : «Milan aveva un^ maglia, non pote�va mio figlio graffiargli 0 petto». Sinisha continua ad accusare gli al�tri. Comincia con gli albanesi. «Io ho visto Sarah andare fino al cancello, e poi svoltare a destra, perché mi ave�va detto che doveva andare alla giostra». Sono le 16, gioved�pomerig�gio. Milan quando parla si liscia i muscoli delle braccia: «Può darsi che nel percorso qualcuno l'abbia porta�ta via». Magistrato: ma chi? Lui: «Gli albanesi». Luigi Persico, procurato�re: «E perché gli albanesi?» Milan: «Per venderla. Si sa che fanno così». Gli inquirenti non ne sono convinti, ma gfi danno retta. I carabinieri spediscono a tutte le stazioni le foto della banbina. Mandano fax con la faccia di Sarah anche in Albania. Niente. Milan ritoma sui cinesi. Il colonnello gli parla ancora con il lei. «Mi scusi, mi rivolgo a lei perché é l'ultima persona che ha visto viva Sarah J». Milan: «Non sono l'ulti�ma». Finelli: «A noi risulta di sì, invece. In base a tutte le testimonian�ze che abbiamo...» Milan: «L'ho già detto prima. Io ho accompagnato Sarah dalla sua amichetta cinese. Sono loro che hanno visto viva per l'ultima volta Sarah». Forse, quelli che ascoltano Milan non hanno mai creduto ai suoi rac�conti. Il colonnello Finelli e il mare�sciallo Paolo Mazzolali che sono sta�ti i primi carabinieri ad ascoltarlo diffidarono subito, ma si convinsero all'improvviso. Perché? «Il suo atteg�giamento. Era sfacciato, non gli im�portava niente. In fondo era pur sempre la sorellina della sua donna quella che cercavamo...». Milan sta�va sulla soglia dell'ufficio di Finelli, in piedi. Aveva i pantaloni della tuta, scarpe da ginnastica, una maglietta e un giubbotto giallo. Il colonnello gli chiese di nuovo di raccontare come aveva lasciato Sarah. Lui rispose scandendo apposta le parole, tenen�do le mani in tasca. Finelli s'arrab�biò: «Mi deve guardare negli occhi quando mi parla!» Sinisha alzò le spalle. Allora Finelli cambiò tattica. Basta con il lei e le gentilezze. Gli disse: «Togliti le mani di tasca quan�do parli con me». Lui si tolse lenta�mente le mani di tasca. Finelli gli andò di fronte: «Io lo so che sei stato tu. Cercherò le prove. Vedrai che le troverò. E tu me lo racconterai». In fondo, è andata così. I carabinieri «Alla descrizione dell'omicidio si è arrivati per gradi come riempiendo i tasselli di un mosaico» Un mazzo di fiori e alcune lettere in ricordo di Sarah sono stati messi sul suo banco di scuola

Luoghi citati: Albania, Bologna