Velardi, com'è diversa la politica vista da lontano di Mario Calabresi

Velardi, com'è diversa la politica vista da lontano L'EX CONSIGLIERE DI D'ALEMA DIVENTATO CONSULENTE ELETTORALE Velardi, com'è diversa la politica vista da lontano Mario Calabresi ROMA Ili N anno fa lasciava Palazzo Chigi insieme a Massimo D'Alema, dopo la sconfitta delle regionali. Oggi si è separato dal suo leader e dalle sorti dell'Uli�vo per fare il lobbista e il consulen�te elettorale. Tra i suoi clienti anche candidati della Casa delle libertà. Claudio Velardi, un passa�to da funzionario del Pei, non ha nessun imbarazzo a raccontare la sua nuova vita lontana dal partito. E nella sua nuova veste di «guru» giudica l'attuale campagna eletto�rale, criticando «l'indecente spetta�colo dato dall'Ulivo nella formazio�ne delle liste». Quanto costano i consigli elettorali di Velardi? «Il pacchetto completo offerto da Running, la mia società di marke�ting politico, costa molto poco: solo 45 milioni». E cosa c'è dentro? «Al candidato offriamo un servi�zio completo: anahsi del colle�gio, sondaggi, organizzazione del comitato elettorale e gestione del budget, strategia di comunicazio�ne e scelta dei temi della campa�gna, un sito web e i rapporti con la stampa». Quanti clienti avete? «Diciotto, tutti in collegi margi�nali, quelli dove la differenza la può fare il candidato». Non pensa che gli elettori scelgano tra le coalizioni e non guardino ai candidati? «Se il voto andrà ai partiti il risultato è abbastanza evidente: vincerà il centrodestra. Se la scelta sarà tra Rutelli e Berlusco�ni lo svantaggio è molto più contenuto, ma se conteranno le sfide nei collegi la partita è ancora aperta». È' vero che alcuni dei suoi candidati sono del Polo? «Sì, anche se la maggioranza è di centrosinistra. Il mio ambiente naturale di riferimento resta quello». Nessun imbarazzo, per uno che ha dovuto abbandonare Palazzo Chigi dopo la vitto�ria del Polo, a lavorare per il nemico? «No, perché ai candidati di cen�trodestra offriamo solo i nostri servizi tecnici, ma non la consu�lenza pohtica. Sarebbe innatura�le se la facessi io e cosi l'ho affidata a persone amiche che vengono da quell'area». D'Alema cosa pensa del suo nuovo lavoro? «Una delle sue caratteristiche migliori è che lascia libere le persone. Forse anche per questo siamo stati sconfitti». Da quando vi conoscete? «Dal 1974. Ero nella Fgci e dove�vamo sceghere un segretario quando ad Ariccia, al comitato centrale, arrivò un giovane anti�patico e arrogante. Era Massimo D'Alema. Fece un discorso fiu�me, uno dei suoi, e alla fine tutti dissero: è il migliore». E lui come si accorse di lei? «L'anno dopo, avevo vent'anni, mi sped�a commissariare la Fgci di Reggio Calabria. C'era il so�spetto che molti iscritti fossero inventati e cos�mi disse: vai e raddrizza le cose». Come andò a finire? «Dopo un anno mi ruppi le scato�le, presi un giovanotto e gli dissi: resta qui tu. Era Marco Minniti». Era già nato il contestatissimo staff dalemi ano... «Lo staff l'ho costruito io quando D'Alema diventò segretario. Pen�so sia stata un'innovazione posi�tiva: è l'esatto contrario della logica degli apparati. Lo staff è legato al progetto di un leader, se questo perde tutti vanno a casa. E' un metodo avanzato e demo�cratico per selezionare gruppi dirigenti» Alle critiche cosa risponde? «Le respingo al mittente pel-ché se l'alternativa al sistema degli staff dei leader è lo spettacolo dato dal centrosinistra nella for�mazione delle Uste, che è stato indecente, allora...» Cosa vuole dire, che nel '96 fu meglio perché a fare le liste c'era lei? «No, l�le cose funzionarono mol�to meglio perché allora c'era una cabina di regia...». Tasto delicatissimo: vuole dire che oggi non c'è una guida forte dell'Ulivo? «Per favore non mi faccia aggiun�gere nulla....» Se dopo le elezioni D'Alema riprendesse in mano il parti�to, tornerebbe con lui? «No, nella maniera più netta. Ormai ho un mio percorso profes�sionale, di cui sono feheissimo, distinto da quello di D'Alema. E poi penso che lui non me lo chiederebbe nemmeno». E' vero che non ha più la tessera del partito? «Da tanti anni. Io credevo in un progetto pohtico, quello di D'Ale�ma. Diciamo che avevo la tessera di D'Alema». Diamo i voti alla campagna elettorale: 1 manifesti di Berlusconi? «Semplici ed efficaci». Quelli di Rutelli? «Efficaci anche loro ma attesta�no la maggiore complessità del discorso del centrosinistra...». Vuole dire che sono meno diretti? «E' evidente: è più facile comuni�care le promesse che le cose fatte da un governo». I manifesti in bianco e nero di Veltroni a Roma? «Sofisticati e intelligenti». Ce la farà a diventare sinda�co? «Lo spero. Certosa vedo dura al secondo turno». Un errore dell'Ulivo. «Deve semplificare il suo messag�gio e concentrarlo su una cosa che faccia la differenza». Un pericolo per il centrode�stra? «Quello di strafare. Come dice molto lucidamente Giuliano Fer�rara, se esagerano ingenerano solo sospetti e timori». Cosa farà finita la campagna elettorale? «Lobbing, relazioni istituzionah e public affaire con l'altra mia società. Reti. E' una cosa che mi piace moltissimo». «Se conteranno i candidati nei collegi, la corsa per Palazzo Chigi è ancora aperta» «I manifesti di Berlusconi sono semplici ed efficaci, quelli di Rutelli meno diretti» Claudio Velardi: nel suo «portafoglio» anche candidati della Casa delle Libertà

Luoghi citati: Ariccia, Reggio Calabria, Roma